“L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità” W.Churchill
La gente tende facilmente ad entusiasmarsi o ad abbattersi, viaggiando sulle montagne russe dell’ottimismo e del pessimismo: la differenza che determina quale dei due stati la mente e il cuore abbracceranno è davvero minima. Le crisi ci possono cogliere inaspettatamente, in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo, e quando le cose si mettono male spesso gli individui non sanno quali decisioni prendere nell’immediato futuro per cambiare le circostanze attuali.
Secondo la teoria della Psicologia Positiva, esistono tre categorie di emozioni: quelle rivolte verso il passato, quelle che si vivono nel presente e infine quelle proiettate verso il futuro.
Una notevole importanza, per poter utilizzare in maniera soddisfacente le abilità sociali, rivestono proprio le emozioni che si provano quando si pensa al futuro, come un sano ottimismo che sia ancorato a quelle che sono le prospettive reali da intraprendere.
Esemplificando, possiamo dire che le persone che tendono ad arrendersi facilmente di fronte alle avversità dell’esistenza possiedono un atteggiamento improntato al pessimismo, mentre coloro che ripongono nel futuro le proprie speranze tendono a scoraggiarsi meno frequentemente.
Le emozioni positive riguardo al futuro come l’ottimismo e la fiducia negli altri consentono di affrontare i fallimenti in maniera più costruttiva; inoltre, nella maggior parte dei contesti lavorativi possedere un atteggiamento improntato all’ottimismo favorisce la produzione di idee nuove e originali e stimola i processi di soluzione dei problemi.
La speranza per il futuro può essere rinforzata notevolmente imparando a riconoscere e a mettere in discussione i pensieri pessimistici che accompagnano i momenti di difficoltà che tutti posso incontrare nei vari ambiti della vita. Questi pensieri sono come dotati di un pilota automatico che si attiva ogni volta che c’è da darci la colpa per gli eventi negativi oppure bisogna impedire che ci prendiamo il merito quando le cose vanno bene.
Riconoscere questi pensieri automatici che molto spesso colorano di pessimismo la nostra esperienza quotidiana, rappresenta il primo passo per ridurre la loro nefasta influenza sulle nostre vite.
Qualsiasi avversità che sperimentiamo diventa inevitabilmente oggetto di un nostro commento interiore, dal quale a sua volta deriva l’esperienza di un’emozione con una tonalità concordante al pensiero da noi espresso. I commenti interiori che formuliamo non sono altro che considerazioni sulle cause che hanno determinato gli eventi per noi negativi e sulle conseguenze che avranno sulle nostre vite. Le spiegazioni pessimistiche consistono nell’attribuire agli eventi negativi un carattere permanente e invasivo sui vari aspetti dell’esistenza, nel considerare il loro verificarsi un qualcosa di esageratamente catastrofico.
Tale modo di pensare provoca reazioni di forte tensione che inducono a credere che l’avversità appena subita sia il preludio di altre catastrofi future.
Certe persone tendono a vedere ovunque delle catastrofi, percependo gli eventi come permanenti e inevitabili, nei confronti dei quali si sentono impotenti. E’ frequente, pure, che vivano le avversità come giuste punizioni per le loro mancanze passate, per cui si instaura un atteggiamento di disistima verso le proprie capacità e di sfiducia verso la possibilità di cambiare concretamente gli eventi.
Esiste un modo sicuro per imparare ad essere più ottimisti: la messa in discussione dei pensieri negativi ogni volta che questi si presentano, per poi sostituirli con valutazioni che siano più realistiche e costruttive circa le nostre capacità. Per fare ciò bisogna agire come se si fosse nel mezzo di una indagine interiore, dove per sostenere o confutare le accuse occorre fornire delle prove valide e delle argomentazioni realistiche.
Nel mettere in discussione le spiegazioni pessimistiche, bisogna tuttavia fare attenzione a non cadere dalla padella del catastrofismo ingiustificato alla brace delle false consolazioni. Si tratta di un modo di pensare altrettanto erroneo, che reprime le preoccupazioni circa gli eventi futuri attraverso la convinzione che la buona sorte sistemerà magicamente lo stato delle cose indesiderato. L’autentico ottimismo si dovrebbe basare invece su riscontri sistematici e verificabili nella realtà, che assistono un dialogo interiore teso a liberare le potenzialità non ancora espresse.
Credere che tutto si aggiusterà con il passare del tempo, come per effetto di una magia, oppure sminuire l’impatto che gli eventi negativi determinano sulle nostre vite, ci porta a vivere nello sconforto come se fossimo bloccati dall’impotenza. Al contrario, cercare di combattere la cattiva abitudine di propendere al pessimismo significa prendere in considerazione tutte le alternative che abbiamo a disposizione per reagire alle avversità, vedendo gli eventi da una prospettiva meno distruttiva.
L’ottimismo inteso come la costanza nel perseguire gli obiettivi nonostante gli ostacoli che si incontra rappresenta una delle basi dell’intelligenza emotiva, poiché consente di sviluppare una buona capacità di adattamento alle diverse circostanze e di convogliare in maniera costruttiva le emozioni, in modo da sfruttare al meglio le possibilità a disposizione per arrivare al successo desiderato.