Orientamento Teorico della Scuola

La cornice teorica di riferimento che caratterizza Ri-Trovarsi è pluridisciplinare, dove i modelli proposti sono integrati sulla base della visione, che fonda le sue radici nel Movimento Umanistico, dell’essere umano capace di impegnarsi nella risoluzione dei suoi problemi, di fare scelte, prendere decisioni e autodeterminarsi, abile nel condurre una esistenza piena e vitale.

Il MOVIMENTO UMANISTICO con Abraham Maslow, e Carl Rogers

La “psicologia umanistica”, conosciuta anche come “terza forza” in opposizione alle due correnti allora imperanti della Psicoanalisi e del Comportamentismo, si sviluppò negli anni Sessanta e Settanta, negli Stati Uniti, principalmente ad opera di due psicologi: Abraham Maslow e Carl Rogers.

“La definizione di “psicologia umanistica”, fu coniata nel 1954 da un gruppo di psicologi, guidati da Abraham Maslow, durante l’atto di fondazione dell’Associazione di Psicologia Umanistica, il cui programma prevedeva di “studiare le dinamiche emozionali e le caratteristiche comportamentali di un’esistenza umana piena e vitale” (Wikipedia).

Il suo “manifesto” metteva in evidenza il valore che veniva attribuito alla dignità della persona e allo sviluppo delle sue potenzialità, attraverso l’auto-realizzazione, la creatività, le scelte consapevoli. La persona doveva essere dunque considerata nella sua interezza, occupandosi delle sue esperienze di vita e delle sue emozioni e al significato che egli tende a dargli anziché alle interpretazioni su basi teoriche. Più che una realtà assoluta si cercava quindi di comprendere quale fosse la realtà relativa e soggettiva, il vissuto personale.

Il focus degli appartenenti a questo Movimento si sposta sullo sviluppo del potenziale umano unito ad un grande rispetto per l’individuo.

Maslow era fortemente convinto che le persone fossero mosse da una spinta interiore verso l’autorealizzazione ed essendo dotate di volontà e capacità autovalutativa, fossero capaci di scegliere e di assumersi la responsabilità delle loro decisioni determinando il proprio processo di crescita.

Studiare il processo del divenire umano che spinge l’individuo a crescere è la via per comprendere in che modo egli può soddisfare la sua spinta interiore verso l’autorealizzazione. Da ciò si evince come il modo di pensare del gruppo fosse diametralmente opposto al determinismo delle due scuole precedenti in cui la persona veniva considerata impotente di fronte alle sue spinte istintive o alle condizioni ambientali.

Lo studio dell’uomo sano è alla base di questo modo di ricercare la via per il benessere.

L’individuo è nella sua condizione “sana” quando si attiva consapevolmente nel suo processo di crescita definendo il suo percorso in base ai bisogni che sente ed alle scelte che fa per soddisfarli.

E’ la persona l’unica in grado di conoscere se stesso fino in fondo, e quindi anche il compito di chi lo accompagna in questo percorso di crescita cambia.

La relazione e la conseguente “alleanza operativa” che si instaura tra terapeuta (o nel nostro caso counselor) e cliente è la condizione essenziale affinché il potenziale umano possa svilupparsi. È infatti nell’esperienza della relazione che la persona può trovare molti stimoli per attingere alle sue risorse latenti.

Quindi il terapeuta (o il counselor) diviene un agevolatore che accompagna il cliente a consapevolizzare le sue tematiche esistenziali, così da diventare abile nell’operare delle scelte coscienti.

Riassumendo, in pratica i contenuti a cui il Movimento si è ispirato sono i seguenti:

  • L’esperienza soggettiva è il fenomeno umano primario e viene considerata con molto rispetto.
  • La capacità di scelta, di autovalutazione, la creatività, la spinta verso l’autorealizzazione, il senso di responsabilità, sono considerate qualità umane fondamentali da sviluppare.
  • Il cliente è l’unico in grado di avere un’idea completa di sé e della sua vita, quindi basilare è il significato che egli dà alla sua esperienza.
  • Un grande rispetto per l’individuo quale entità psicobiologica ricca di potenziale, spinto alla relazione con l’ambiente nel quale tende a realizzarsi.

Le due presenze di spicco del movimento Umanistico che diventerà “psicoterapia umanistica” sono Carl Rogers e Abraham Maslow.

CARL ROGERS con la “terapia centrata sul cliente” focalizza la sua attenzione sulle tendenze vitali (“tendenza attualizzante”) del Cliente cercando di creare nell’individuo le condizioni propense a favorire la sua crescita.

“In ogni organismo, uomo compreso, c’è un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, una tendenza naturale alla crescita” Carl Rogers.

Egli fu il primo a considerare la natura umana fornita di una capacità innata volta al raggiungimento e al mantenimento della salute e dell’autoregolazione.

Partendo da questo presupposto Rogers rifiutò il termine “paziente”, poiché lo considerava viziato dal concetto di malattia e lo sostituì con il termine “cliente” proprio per sottolineare l’aspetto “attivo” della persona al contrario del termine “paziente” che riteneva contenesse concettualmente il ruolo passivo a cui il “cliente” era relegato in molti orientamenti psicoterapici.

Rogers, dunque, partiva dal presupposto che non esiste una malattia mentale da curare ma tutti possiamo incappare in momenti difficili da affrontare e per questo, grazie alle risorse personali, è possibile superare questi stati liberamente. I problemi che possono verificarsi durante l’arco della vita derivano da una distorsione della tendenza attualizzante e lo scopo è ripristinare questa funzione ciclica e continuativa.

Lo scopo della psicoterapia, dunque, è quello di consentire alla tendenza attualizzante di agire liberamente, eliminando gli ostacoli che impediscono l’autorealizzazione della persona.

E’ l’individuo in se stesso che possiede le risorse necessarie per guarire e per questo è esso stesso a dover lavorare in terapia.

Quindi il fulcro di tutta la terapia per Rogers è la “relazione” che si instaura tra terapeuta e cliente. Secondo tale approccio lo psicoterapeuta non possiede delle tecniche di intervento protocollari e per questo è libero di interagire con l’individualità del cliente.

La relazione, però, deve seguire un determinato schema:

  • Non-direttività: la relazione che si instaura tra terapeuta e cliente è di tipo paritetica, il terapeuta incita il cliente a utilizzare le sue risorse personali per individuare una soluzione al problema presentato.
  • Empatia: affinché la relazione possa portare a dei risultati è necessario che il terapeuta vesta i panni del cliente e tenti di vedere il mondo con i suoi occhi, abbandonando i propri schemi personali.
  • Accettazione: il terapeuta accetta i pensieri e i comportamenti del cliente in maniera incondizionata e per questo ascolta attivamente e senza mettere in atto pregiudizi.

 

ABRAHAM MASLOW che focalizzò i suoi studi principalmente sul concetto di “motivazione”.

Egli elaborò una classificazione gerarchica della motivazione: si parte dai bisogni primari e fisiologici, come cibo, acqua, impulso sessuale, ecc., per poi giungere a quelli superiori ovvero stima, sicurezza, affetto, amore.

Maslow, dunque, ideò la piramide dei bisogni all’interno della quale sono posizionati in ordine gerarchico i diversi bisogni. Si parte dai bisogni primari per giungere al bisogno della realizzazione di sé, passando per i vari stadi che consentono la progressione solo una volta soddisfatti i precedenti. Nello specifico, secondo Abraham Maslow, solo dopo aver appagato i bisogni elementari l’individuo riesce ad esprimere esigenze di livello superiore.

PIRAMIDE BISOGNI MASLOW

“Quando parliamo dei bisogni degli esseri umani, parliamo dell’essenza della loro vita.” Abraham Maslow

Abraham Maslow, inoltre, sostiene che non tutti i comportamenti sono motivati dai bisogni fondamentali. Infatti, ci sono dei comportamenti motivati da stimoli esterni.

In sostanza, esistono diversi gradi di motivazione, per questo si possono avere comportamenti molto motivati e altri meno. In ogni caso, la motivazione è il motore che muove ogni essere vivente alla soddisfazione di un dato bisogno e da cui riesce a trarre gratificazione personale.

La motivazione, dunque, può essere definita come l’insieme dei fattori alla base del comportamento che inducono una persona ad agire per il raggiungimento di uno scopo. La motivazione dipende dalle competenze, cosa si è in grado di fare e dai valori personali, ovvero ciò che si vuole fare.

L’impulso motivazionale si ha ogni volta che l’individuo avverte un bisogno, che rappresenta la percezione di uno squilibrio tra la situazione attuale e una situazione desiderata. Il bisogno è quindi uno stato di insoddisfazione che spinge l’uomo a procurarsi i mezzi necessari per riuscire a realizzarlo o sublimarlo.

 

(continua nel prossimo articolo)