“ il vero nettare della vita è dentro di te. Proprio in questo momento puoi ritornare in te, guardare dentro di te. Non c’è bisogno né di preghiere né di adorazioni. Tutto ciò che serve è un viaggio silenzioso verso il tuo essere. E quando trovi il tuo proprio centro, hai trovato il centro dell’intera esistenza.” Osho
Ieri durante una sessione con una cliente abbiamo lavorato sulla “paura” , il terrore paralizzante che ci annienta sovrastandoci e impedendo ogni movimento. Quel sentirsi piccoli e indifesi in balia degli eventi. Quel sentirsi traditi e calpestati senza più alcuna fiducia da dare , nemmeno a se stessi. Emozione che come un torrente impetuoso ci investe e travolge , facendo emergere la parte più fragile, e piccola di noi. E’ lo stato mentale del “bambino emozionale” che prende il sopravvento facendoci identificare totalmente con l’emozione che proviamo, senza la capacità di distanziarcene per esplorarla. Che fare dunque?
Accogliere, accettare e com-prendere, osservando il nostro bambino “ferito” senza giudizio , senza allontanarlo ……
[…] Immaginate che un bambino entri nel vostra camera e vi chieda di uscire a giocare con lui. Comincia a fare i capricci. Voi vorreste che capisse che potrete giocare con lui domani, che oggi non è proprio possibile. Ma “domani” non significa nulla per lui. Si mette a pestare i piedi: “No! Adesso!” dice. Finchè, pieno di rabbia scoppia a piangere.
Dentro di noi abbiamo una parte che è esattamente come quel bambino: non ha alcuna nozione del domani, non sopporta di aspettare né di venire contrariata, non sa posporre la gratificazione e il piacere a un altro momento perché non crede che ci sia “un altro momento”, non ha uno spazio dentro di sé dove contenere il dolore o la frustrazione. […]
[…] Possiamo chiamarlo “stato mentale del bambino ferito” o spazio interiore del “bambino emozionale”.
In questo stato di coscienza siamo incapaci di stare con ciò che c’è, di essere presenti e contenere l’esperienza, siamo spaventati, diffidenti e molto insicuri. E queste paure ci rendono impulsivi, reattivi e costantemente inquieti.
Quando ci troviamo in questa struttura mentale non siamo di solito consapevoli di niente altro in noi se non di questo spazio, ci identifichiamo totalmente col bambino emozionale, incapaci di vedere che non è ciò che siamo. Molti, a causa di ferite subite nell’infanzia, ferite profonde e non ancora guarite, sono sempre pieni di paura, vergogna e sfiducia, finendo con il crearsi un’identità basata su quel bambino emozionale. Ma quelle qualità sono parte della nostra natura, ci sono state instillate come risultato del condizionamento e delle esperienze su cui non avevamo controllo.
La mancanza di comprensione e di spazio per le paure, i bisogni e i comportamenti del bambino emozionale, crea infelicità nella nostra vita ed è causa di molti dei nostri problemi soprattutto relazionali.[…]
Quando penetriamo nello stato del bambino emozionale […] ci sono due aspetti. Il primo, ciò che è manifesto, è costituito dai comportamenti che condizionano la nostra vita:
- Reazione e controllo
- Aspettative e pretese
- Compromesso
- Assuefazione
- Pensiero magico
Queste sono le cinque facciate che l’altro si trova davanti quando si relaziona con noi.
Dietro questi comportamenti c’è un’altra parte, più profonda, costituita dalle emozioni:
- Paura e choc
- Vergogna e insicurezza
- Bisogno e vuoto
- Angoscia
- Sfiducia e rabbia
Quando siamo nello stato del bambino reagiamo in modo automatico agli eventi della vita. Le reazioni sono determinate dalla paura che se non reagiamo ci accadrà qualcosa di brutto o non riusciremo a ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. Dallo stimolo passiamo automaticamente alla reazione, senza alcuna consapevolezza di cosa stia succedendo e perché. Reagiamo così velocemente e automaticamente perché sentiamo che è questione di vita o di morte.[…]
[…] Il bambino interiore ha delle aspettative, sugli altri e sulla vita. Si aspetta che i suoi bisogni saranno soddisfatti e che sarà liberato dalle paure che lo affliggono. E’ naturale che un bambino senta così, perché trovandosi in uno stato di impotenza e insicurezza cosa altro potrebbe sperare per sentirsi al sicuro? In certi casi sono state vissute talmente tante delusioni che le aspettative sono state seppellite sotto uno stato di rassegnazione, ma sono ancora lì .[…]
[…] Le paure sono ben radicate nella nostra mente e si basano su esperienze passate, alcune delle quali sono state dimenticate; inoltre, siccome il bambino è ferito, quando ne siamo dominati non ci sentiamo liberi o spontanei, ma pieni di vergogna, inadeguatezza, senso di inferiorità, tristezza, rabbia e sfiducia. Non ci sentiamo autosufficienti, al contrario ci sentiamo vuoti e aneliamo disperatamente che qualcuno colmi quel vuoto. Normalmente siamo molto identificati con lo stato mentale del bambino. Quando cattura la nostra coscienza sembra essere totalmente ciò che siamo. Essendo persi nelle nostre reazioni, subissati dalle aspettative o sopraffatti dall’insicurezza e dalla paura, ci è difficile immaginare che ciò accade solo perché il bambino emozionale dentro di noi ha preso il comando.[…]
[…] Quando incontriamo lo stato del bambino emozionale …… non lo reprimiamo, non lo mandiamo via. Ciò creerebbe solo difficoltà, perché lui andrà altrove a sfogarsi, o potrebbe ripiegarsi su se stesso, nascondendo il suo entusiasmo e le sue doti ….. Quello che faremo è cercare di capire il suo comportamento e ciò che nasconde: daremo dunque il nostro amore e la nostra attenzione al bambino emozionale, osservandolo senza giudizio. Questo non lo fa scomparire, ma non sarà più quella potente forza nascosta nella nostra vita che, senza che ne siamo consapevoli, guida i nostri comportamenti e le nostre emozioni ….. Quei comportamenti, reazioni, aspettative, assuefazioni e compensazioni, sono sintomi di profonde emozioni nascoste, ma praticando pazientemente l’”essere con” queste emozioni quando sorgono, anziché giudicarle, impariamo a riconoscere e a contenere le sensazioni di sfiducia, paura, vuoto e insicurezza che stanno dietro a questi comportamenti. […]
_____________________________
Liberamente tratto da:
Krishnananda – “Uscire dalla paura” – Ed. Feltrinelli