Questo post, tratto da un paragrafo di “ le 7 regole per avere successo” di Stephen R. Covey, mi sembra un ottimo inizio per quei “buoni propositi” che ogni anno mettiamo al primo posto tra le nostre priorità e che poi nel corso dei mesi, piano piano, perdono il loro mordente finendo in fondo alla lista, alimentando così il nostro senso di inefficacia.
Leggiamo come Covey definisce la “proattività”, termine coniato da Viktor Frankl e principio fondamentale per il raggiungimento di qualsivoglia obiettivo.
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Nella scoperta del principio chiave della natura dell’uomo, Frankl descrisse un’accurata mappa redatta da lui stesso, in base alla quale cominciò a sviluppare la prima e fondamentale regola di una persona efficace, in ogni ambiente: la regola della pro attività.
Anche se questa parola è oggi comune nella letteratura di tecniche manageriali (e di crescita personale), qualche difficoltà in più l’avremmo nel cercarla sui comuni dizionari. Significa qualcosa di più del semplice prendere l’iniziativa. Significa che, come esseri umani, noi siamo responsabili della nostra vita. Il nostro comportamento è una funzione delle nostre decisioni, non delle condizioni in cui viviamo. Noi possiamo subordinare i sentimenti, le sensazioni, ai valori. Noi abbiamo l’iniziativa e il senso di responsabilità necessari per far sì che le cose accadano.
Consideriamo la parola “responsabilità” (letteralmente: “abilità di risposta”), è la capacità di scegliere la nostra risposta o reazione. Le persone davvero proattive accettano questa responsabilità. Non biasimano per il proprio comportamento circostanze, situazioni o condizionamenti. Il comportamento è figlio della loro scelta consapevole, basata su valori, e non un prodotto casuale di situazioni, frutto di sensazioni.
Dato che noi siamo per nostra natura proattivi, se la nostra vita dipende dal condizionamento e dalle situazioni è perché noi, per una decisione cosciente o per nostra inadeguatezza, abbiamo scelto di permettere che siano queste cose a controllarci.
Nel compiere tale scelta diventiamo reattivi. Le persone proattive non sono meteoropatiche: se piove o splende il sole non fa differenza. Il punto di partenza è un valore, e se il loro valore è quello di lavorare con buona qualità, non dipende dal favore o meno del tempo.
Le persone reattive sono influenzate anche dal loro ambiente sociale, dal “tempo sociale”. Quando gli altri le trattano bene, si sentono bene; quando succede il contrario, assumono un atteggiamento difensivo e autoprotettivo. Le persone reattive costruiscono la loro vita emotiva intorno al comportamento degli altri, permettendo alle debolezze degli altri di controllare la propria vita.
La capacità di subordinare un impulso ad un valore è l’essenza della persona proattiva. I soggetti reattivi sono spinti dai sentimenti, dalle circostanze, dalle situazioni, dal loro ambiente. Gli individui proattivi sono mossi dai loro valori: valori profondamente ponderati, scelti e interiorizzati.[…]
Osservò Eleanor Roosvelt: “Nessuno può farvi del male senza il vostro consenso”. E Gandhi insegnò: “Loro non possono privarci del rispetto di noi stessi se noi non vi rinunciamo per compiacerli”. E’ il nostro permesso, il nostro consenso a quanto ci accade, a ferirci, molto più di quanto non faccia il fatto in sé.
Ammetto che questo sia molto difficile da accettare a livello emotivo, soprattutto se per anni e anni ci siamo spiegati la nostra infelicità nel nome di circostante contingenti o altrui comportamento. D’altra parte finchè una persona non riesce a dire con convinzione profonda e con onestà: “Io sono ciò che sono per le scelte fatte ieri”, non può nemmeno dire: “Adesso scelgo in modo diverso”. […]
A ferirci non è quello che ci succede, ma la nostra reazione a quanto ci succede. Certo, le cose possono danneggiarci fisicamente o economicamente e possono provocare dolore, ma il nostro carattere, la nostra identità non deve risultarne minimamente ferita. Anzi, le esperienze più difficili diventano le situazioni dove si tempra il nostro carattere e si sviluppa la nostra forza inteiore, la libertà necessaria per poter affrontare in futuro le circostanze più faticose e inspirare con l’esempio anche altre persone.[…]
La nostra natura fondamentale è quella di agire, non di subire. Oltre a permetterci di scegliere la nostra risposta a circostanze particolari, questo ci consente di creare le circostanze.
Prendere l’iniziativa non significa essere indiscreti o aggressivi. Significa riconoscere la nostra responsabilità di fare in modo che le cose accadano.[…]
Molti aspettano che accada qualcosa o che qualcuno si occupi di loro. Ma quelli che finiscono per avere le professioni più attraenti sono degli individui proattivi, che costituiscono essi stessi la soluzione dei problemi, non sono problemi loro stessi; che prendono l’iniziativa per fare qualsiasi cosa sia necessaria, coerentemente con i propri principi, affinchè il lavoro sia fatto. […]
La pro attività fa parte della natura umana e, anche se i muscoli proattivi possono essere inattivi, sono pur sempre presenti. […] Naturalmente bisogna tenere conto del livello di maturità dei singoli individui. Non possiamo aspettarci una cooperazione molto creativa da colore che si trovano sprofondati nella dipendenza emotiva. Possiamo però, almeno, aiutarli ad affermare la loro natura di base e creare un’atmosfera in cui possano approfittare delle occasioni disponibili e risolvere i problemi in modo sempre più autonomo così da aumentare la loro fiducia in se stessi.
“Non conosco fatto più incoraggiante
dell’incontestabile capacità dell’uomo
di elevare la propria vita con uno
sforzo cosciente”. H.D. Thoreau
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Tratto da:
Stephen R. Covey
Le 7 regole per avere successo
ED.FrancoAngeli/Trend