“Il rimpianto è un tipo di dolore molto particolare; di fronte ad esso siamo impotenti. È come una finestra che si apra di sua iniziativa: la stanza diventa gelida e noi non possiamo fare altro che rabbrividire. Ma ogni volta si apre sempre un po’ meno, finché non arriva il giorno in cui ci chiediamo che fine abbia fatto.” Arthur Golden
Quando il rimpianto si insinua nel nostro essere, può arrivare a corroderci l’anima in modo irreparabile, come una goccia d’acqua che a lungo andare sgretola la roccia fino a creare un solco profondo. E spesso il suo lavorio lento è sordo e quasi inavvertito finchè non comincia a lasciare una traccia che diventa impossibile ignorare.
Succede che ci voglia del tempo per prendere coscienza del nostro scontento, di quel vago senso di insoddisfazione a cui non sappiamo dare un nome che pervade la nostra vita rendendoci inquieti e incapaci di apprezzare quello che abbiamo; poi all’improvviso, come una luce che squarcia il buio, ecco affiorare alla mente ricordi del passato che credevamo accantonati, desideri mai realmente sopiti, progetti non coltivati, relazioni lasciate andare prima che sbocciassero. Tutta una serie di pratiche “inevase”, rimaste in sospeso, in un limbo ad attendere il momento “buono”, quello mai arrivato.
A questo punto in molti di noi prevale la convinzione di non essere stati sufficientemente pronti a cogliere “l’attimo fuggente”, a carpire l’occasione nel momento in cui si presentava, a salire su quel treno che piano piano è sfumato all’orizzonte
Altri, invece più avezzi a scaricare all’esterno le proprie responsabilità, attribuiranno alla sfortuna, al caso o alla vita, che a volte sa essere veramente ingiusta, i fallimenti di tanti proponimenti in cui avevano creduto.
Comunque sia per ciascuno di noi esiste un ricco bagaglio di sogni svaniti, speranze perdute, omissioni fatali che ci portiamo appresso nel nostro vivere quotidiano.
Tra tutti gli stati d’animo che creano sofferenza, il rimpianto è quello che più può tenerci legati ad un passato irrimediabilmente perduto. Il suo insinuarsi lento e inesorabile può logorarci a tal punto da renderci insensibili alle gratificazioni e agli stimoli che la vita, in qualunque sua età, può offrirci.
Ed è proprio per questa sua ineluttabilità che il rimpianto si distingue dalla nostalgia.
La nostalgia può essere dolce, essa rievoca vicende perdute, ma avvenute che ci hanno lasciato una scia di buone sensazioni.
Al contrario il rimpianto è crudele, perché, il più delle volte, riguarda opportunità che ci siamo lasciati sfuggire oppure può riferirsi a errori di valutazione e di scelta che hanno compromesso in maniera fatale il corso della nostra vita.
Quando diventiamo consapevoli dell’impossibilità di rimediare al danno fatichiamo a rassegnarci; vorremmo riavvolgere indietro il nastro della nostra storia per poter rifare quel pezzetto di strada, possibilità, ahimè, che non ci verrà mai concessa.
In alcuni momenti la vita è fatta di tentativi unici e per questo è necessario essere tempestivi, osando, per non portarci dietro la pericolosa sensazione dell’”avrei potuto farlo”.
Il rimpianto, poi, tende inevitabilmente ad accumularsi. Difficilmente svanisce perché il tempo che passa accresce la consapevolezza di quello che ci manca e quindi fa lievitare l’amarezza e la delusione.
Tutto questo ha come unico risultato una profonda sfiducia nelle nostre capacità e nella nostra intraprendenza che produrrà solo disistima e avvilimento.
Alla fine arriveremo a nutrire risentimento contro noi stessi per ciò che non siamo stati in grado di realizzare o di conquistare.
E’ opportuno quindi, per evitare di cadere nel circolo vizioso del rimpianto e dell’autocommiserazione, provare a cambiare prospettiva.
In primis cerchiamo di riflettere sul carattere evolutivo della vita; nel giudicare la nostra storia spesso ci dimentichiamo che il trascorrere del tempo e l’esperienza acquisita, nel bene e nel male, contribuiscono alla nostra evoluzione mutando l’angolazione da cui osserviamo la realtà.
E’ per questo che in certe occasioni fatichiamo a riconoscere come nostri pensieri e comportamenti che in altri contesti, spaziali e temporali, ci sembravano rispecchiare adeguatamente la nostra mentalità e i nostri bisogni.
Quindi, riguardo alle scelte pregresse che si sono rivelate poi inopportune o addirittura disastrose, la nostra responsabilità va, almeno in parte, ridimensionata.
E utile saper riconoscere di aver agito, il più delle volte, con le migliori intenzioni, convinti dell’efficacia dei nostri propositi.
Del resto non sempre abbiamo a nostra disposizione sufficienti informazioni che potrebbero orientare al meglio le nostre decisioni e progetti, in tutte le situazioni c’è sempre una variabile, a volte sconosciuta al momento, che dobbiamo considerare.
Alla luce di tutto questo la cosa migliore è quindi vivere calati nel presente, cercando di fare del nostro meglio, ma con la consapevolezza che qualcosa potrebbe andare storto e quindi potremmo non essere immuni dal rimpianto. Ricordiamoci inoltre che come tutti i vissuti, anche il rimpianto ha una funzione preziosa. Quando infatti il malessere si fa più acuto, ci segnala che è il momento di svoltare, di muoverci alla ricerca di opportunità diverse, invece di rimanere invischiati in un passato che ci tiene ancorati ai dispiaceri e alle disavventure patite più che alle gioie e alle soddisfazioni godute.
Bisogna imparare a sciogliere i lacci e lasciare andare quello che è perduto, senza piangere troppe lacrime sulle occasioni mancate.
La vita spesso toglie ma altrettanto inaspettatamente aggiunge. Ci sorprende con quei meravigliosi colpi di scena degni di un grande film; basta che il nostro approccio sia di apertura e curiosità verso il nuovo, l’imprevisto, l’ignoto. Basta che non ci affezioniamo troppo al nostro quieto vivere, la nostra “confort zone, che spesso smorza i nostri slanci e la nostra creatività.
Viceversa, molte persone dai rimpianti non si consolano mai. Stanno sempre a lamentarsi della sfortuna, delle perdite subite e degli errori commessi. Eterne vittime di un presente non vissuto. E vivendo così, si lasciano sfuggire le risorse e il bello di un qui e ora che ha sicuramente ancora qualche opportunità in serbo anche per loro.
E tu che mi leggi …da che parte stai?
“Il rimpianto è un enorme spreco di energia. Non vi si può costruire nulla sopra. Serve soltanto a sguazzarvi dentro”. Katherine Mansfield
liberamente tratto da:
I.Castoldi – Se bastasse una sola parola – Ed. URRA Feltrinelli