Illustrazione di Amanda Cass “Broken doll”
Siamo una razza geniale. Davvero lo siamo.
La mente umana è fantastica e terribile allo stesso tempo. Le nostre menti hanno creato tante grandi cose su questa terra, ma sono anche capaci di grandi oscurità.
Il dolore fa parte della vita ed è assolutamente inevitabile.
Prima o poi nel cammino della nostra esistenza qualcosa ci colpisce, ci ferma, ci fa male. Questo a prescindere dalle nostre condizioni di vita e dalla nostra consapevolezza.
Il dolore appartiene a quella sfera di eventi che l’Universo ha previsto per noi e che spesso ci risultano misteriosi, ma che hanno comunque un senso nell’ambito del disegno più grande.
Talvolta a causa della nostra mente limitata tendiamo a vedere questi momenti come negativi, orribili, opera di qualche malefico complotto.
A volte, in verità, possono essere davvero pesanti; ciò che ci fa male, ci fa male. Ma se il dolore è inevitabile un certo tipo di sofferenza è evitabile.
Ricordiamoci che noi possiamo scegliere sempre!
Possiamo scegliere di restare paralizzati nella sofferenza rimanendoci invischiati per chissà quanto tempo, logorandoci, stando male, uscendone alla fine malconci e senza forze.
Oppure possiamo ricordarci che pur provando quello che stiamo provando, abbiamo la possibilità di far sì che gli eventi e le circostanze non ci definiscano tenendoci bloccati.
Ciò non comporta smettere di sentire dolore, ma significa poterlo accettare e riuscire, rispettando i nostri tempi, a trasformare la sofferenza scoprendo il meccanismo che ci porta a soffrire.
E siamo sempre allo stesso punto: diventare sempre più consapevoli della nostra più intima essenza. Solo in questo modo potremo rispondere al perchè il dolore faccia parte della vita.
La vita non è mai casuale, ogni cosa ha un senso ben preciso, a volte di non subitanea comprensione, ma nulla succede per caso.
Molto spesso quando ci accade qualcosa di doloroso e difficile opponiamo una strenua resistenza, non la vogliamo proprio quella cosa nella nostra vita. Rifiutiamo che debba succedere proprio a noi, pensiamo di non meritarlo.
Lottiamo con tutti noi stessi per allontanare il problema e con esso il dolore che questo comporta. Ma il risultato, il più delle volte, è rimanerci ancora più invischiati.
Se, al contrario, permettiamo alla parte più profonda di noi, a ciò che possiamo chiamare la nostra anima, a prendere fiato, abituandoci a stare in contatto, facendole spazio, ecco che tutta quella sofferenza comincia a darci delle risposte.
Ecco che cominciano ad arrivare delle soluzioni.
Energie inaspettate arrivano a sostenerci.
Apprendiamo la lezione contenuta nel dolore e da lì possiamo ripartire per procedere nel nostro cammino di espansione e crescita.
La vita si evolve costantemente e la nostra non fa eccezione.
Detta così potrebbe essere più facile imparare a seguire il flusso della vita.
Quando tentiamo di aggrapparci per paura di cadere, fallire, soffrire è proprio la volta che veniamo trascinati dalla corrente.
Il dolore si manifesta lungo il tragitto, abbiamo, però, gli strumenti necessari per riprenderci dalla sofferenza.
Se rifiutiamo di credere all’importanza del riconoscimento e dell’ascolto attento di quella parte profonda di noi, allora la sofferenza avrà il sopravvento.
E per sofferenza intendo anche fatica, sforzo, stanchezza, paralisi, apatia.
Pensiamo al nostro corpo, un piccolo Universo a nostra disposizione che anche quando siamo fermi e non sappiamo cosa fare, continua a trasformarsi, riciclarsi, evolversi, esattamente come la vita.
Qualsiasi condizione noi stiamo vivendo, l’essenza della vita non si ferma mai.
Le cose succedono e noi cosa possiamo fare?
Se restiamo fermi ad osservare solo la realtà che ci circonda perdiamo di vista il disegno più grande; e in quell’osservare soffriamo per quello che vediamo.
Proviamo a spostare lo sguardo verso l’interno. Quello che è là fuori è decisamente più piccolo di quello che c’è dentro di noi ed è qui che possiamo scegliere.
La nostra vita evolve in base alle scelte che facciamo consapevolmente e inconsapevolmente.
Invece di resistere o vivere la vita come una serie di eventi casuali, potremo provare ad entrare dentro di noi e scegliere di vivere secondo quella visione. La nostra unica e irripetibile essenza.
In questo modo non ci sarà sforzo né resistenza, perché saremo consapevoli che ogni cosa ci può condurre al risultato migliore per noi.
E giorno dopo giorno inizieremo a vedere in che modo e perché le cose sono andate proprio in quella maniera.
Quando quello che ci fa male acquista un senso, pur stando nel dolore possiamo vedere che là avanti, là in fondo, comunque c’è luce e improvvisamente cominceremo a sentirci diversamente rispetto a quell’esperienza.
E’ qui che il dolore diventa saggezza ed è qui che inizia la ricostruzione. Ed è qui che diventiamo interi.
Chi di noi non si è mai sentito a pezzi? Chi di noi non ha mai provato la sensazione di essere distrutto?
Ci riduciamo in migliaia di frammenti quando viviamo solo fuori di noi, quando ci ostiniamo a confrontarci solo con il mondo che ci circonda. Questo non vuol dire smettere di considerare il mondo circostante, bensì che l’inizio di ogni esperienza è dentro di noi e il ritorno è sempre dentro di noi.
In questa dimensione il dolore è quello che è necessario che sia: un passo avanti verso chi siamo, nella nostra essenza più vera e profonda.
E con ciò non voglio neanche dire che il dolore è auspicabile; non dimentichiamoci, però, quanto il dolore ci fa crescere, quanto ci permetta di conoscerci.
E’ vero a volte ci fa a pezzi, ma sempre per ricostruirci più forti e questa è una grande fonte di energia. E l’energia per raggiungere l’altra sponda è proprio quello che serve per arrivarci.
Quando il dolore bussa alla nostra porta, facciamo che sia la nostra essenza ad aprire, se ci affidiamo a lei, se crediamo in lei, saprà portarci verso la luce.
Ricordiamoci che il dolore stesso è la nostra anima che cercava di chiamarci a gran voce.
Ed è proprio da dentro noi stessi che, se non potremo governare il vento, potremo governare le vele.
Liberametne tratto da: B.Pozzo – La vita che sei –