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Lo “Scarabocchio”: immagine in punta di dita

scarabocchio 1

Crediti immagine : Artedo – Padova

Il disegno è l’arte di condurre una linea a fare una passeggiata. Paul Klee

Il segno minimo lasciato sul foglio, come un minuscolo punto o trattino, segna l’inizio di una storia condivisa tra il cliente e il Counselor Espressivo, in cui una manifestazione di sé appare nel mondo esterno e lascia una traccia.

A volte bisogna aspettare del tempo prima che il cliente accetti che il punto tracciato sul foglio abbia una storia. Diversamente dal bambino che scopre attraverso le prime tracce un pezzetto di mondo esterno che è suo perché ne è lui l’artefice, e prova gioia nel lasciare impronte sulla sabbia, o sul vetro appannato di una finestra, alcune persone cercano di scoprire e scoprirsi il meno possibile.

Il punto è solo un punto e può rimanere tale per molto tempo.

In questo caso il compito primario del Counselor è trovare come dialogare con l’altro attraverso il materiale artistico e la composizione nascente: quando un segno sul foglio diventa uno spunto per narrare una storia, il soggetto è pronto a entrare nell’altra dimensione quella della narrazione simbolica.

A volte questo passaggio può essere facilitato da stimoli verbali: “ma se questo punto volesse viaggiare nel foglio, dove andrebbe? Con chi? Che cosa si porterebbe dietro?”. Le domande aperte del Counselor aprono il dialogo e possono riempire il foglio di nuove presenze.

Parafrasando Paul Klee, lo scarabocchio può essere definito come il libero passeggiare di un punto su un foglio

Il gesto si traduce in segno che narra sul foglio emozioni antiche ….

Uno spazio produttivo dove possibili sbocchi, risposte non dette, soluzioni cercate acquistano la liberatoria concretezza di un istante creativo.

Il materiale grezzo si tras-forma diventando sapere del corpo che a partire dal gesto ritrova la consapevolezza delle proprie memorie.

E’ il gesto il punto di partenza, il seme che contiene le potenzialità e le linee direttive della futura possibile pianta.

Lo “scarabocchio” nasce come tecnica con l’uso che ne fa una delle pioniere dell’ArteTerapia Margareth Naumburg che si serviva del disegno libero per avere un accesso più facile all’inconscio, invitando poi i pazienti a fare delle libere associazioni su ciò che vedevano nei loro lavori.  Il suo “metodo dello scarabocchio” tuttavia era, in questo modo,  essenzialmente un trampolino di lancio verso la terapia verbale, senza una particolare attenzione ai materiali e al processo artistico.

Un altro grande della psicologia Donald Winnicott, impiegava lo scarabocchio “squiggle game” nei colloqui con i bambini. Egli applicava questo tipo di intervento specialmente nel primo incontro con i suoi piccoli pazienti, usandolo come strumento diagnostico-terapeutico.

Winnicott lo presentava al bambino semplicemente così: “Io chiudo gli occhi e faccio uno scarabocchio sul foglio; tu ci disegni sopra e lo fai diventare ciò che vuoi. Poi tu fai un tuo scarabocchio su un altro foglio e io lo faccio diventare ciò che voglio”.

È essenziale comprendere che questa non è mai stata considerata da Winnicott una ‘tecnica’, ma solo un modo per entrare in rapporto col piccolo paziente, per creare un colloquio con lui.

Per Winnicott la psicoterapia stessa è qualcosa che ha a che fare con due persone che giocano insieme, e il gioco dello scarabocchio serve, appunto, a creare uno spazio in cui possa esprimersi il potenziale ludico della mente infantile.

Quando ciò avviene, il bambino si apre interamente e crea col terapeuta una relazione densa, piena e fiduciosa che è molto raro poter raggiungere con altri mezzi in un primo contatto.

Ritornando allo “strumento scarabocchio” in un setting di Counseling Espressivo, vediamo le fasi di cui è composto il processo:

  • Libero percorrere del gesto sul foglio esplorandone lo spazio, lasciando dietro di sé linee
  • Dalla traccia alla forma => dallo sfondo con-fuso le linee vengono congiunte, alcune lasciate da parte, fino a quando appare qualcosa di riconoscibile, una forma
  • Dalla forma alla sua definizione => alla forma ora può essere dato un nome entrando così nel mondo reale e quindi condiviso con chi sta osservando.
  • Dalla definizione di una forma alla sua storia => la forma a cui è stato dato un nome, porta ad un’immagine personale o ad una storia che può essere raccontata.

Come abbiamo detto prima nello scarabocchio c’è l’emersione del materiale grezzo depositato nell’inconscio, esistono tuttavia livelli diversi di interazione, a seconda della modalità d’esperienza dominante in cui avviene:

Livello di scarica motoria => quando è dominante l’esperienza corporea. Il gesto è importante quale gesto in sé, prima di vedere ciò che ha prodotto sul foglio. Il movimento del braccio libera energie corporee. In questo caso l’esperienza corporea dominante porta alla “necessità del gesto”.

Qui è bene andare molto cauti e non insistere nella trasformazione delle linee alla ricerca di una forma perché potrebbe rompersi il contatto corporeo del cliente con il materiale e quindi l’entrata in gioco della parte cognitiva che interrompe, a sua volta, il contatto emotivo.

Livello formale => la definizione dell’immagine prodotta non va oltre la cura del particolare, la sua definizione rispetto allo sfondo, la sua costruzione grafica.

Il processo di immaginazione si ferma. Quando domina questa esperienza l’oggetto o gli oggetti vengono colorati, magari inseriti in uno sfondo, fino a diventare disegni completi, ma non sono utilizzati per alcun racconto. Possono essere ammirati dal cliente soddisfatto di essere riuscito nel suo compito di trasformazione di tutte quelle linee.

Livello narrativo => è solo con l’esperienza narrativo-simbolica che le storie emergono, coinvolgono e acquistano una ricchezza emotiva inaspettata.

Il grado di autoconsapevolezza può variare, essere reso esplicito dal cliente stesso oppure rimanere tacitamente metaforico per mantenere quella distanza di sicurezza necessaria per parlare di sé.

L’esecuzione è molto semplice

Materiale

  • Fogli di carta A4
  • Matita grafite
  • Colori (matite colorate, pennarelli, pastelli a cera, pastelli a olio)

Mettete il foglio orizzontalmente oppure verticalmente, come preferite e prendete la matita con la mano non dominante.

Puntate la mina al centro del foglio, chiudete gli occhi fate qualche respiro profondo e lasciate che la mano si muova liberamente sul foglio esplorandone lo spazio. Quando la mano si ferma, il lavoro è finito e potete riaprire gli occhi.

scarabocchio 1

Ora prendete il foglio e iniziate a girarlo da tutte le parti. Osservate il disegno con uno sguardo “a volo d’uccello” senza che vi soffermiate troppo sulle singole linee. Ad un certo punto, vedrete una immagine emergere dallo sfondo confuso di linee. Quest’immagine potrà rappresentare un oggetto, un animale, una persona, …….

scarabocchio 2

Crediti immagine : Artedo – Padova

Ora coloratela con lo strumento e le tinte che desiderate, date un nome al lavoro e poi fate che quell’immagine diventi protagonista di una fiaba che andrete a scrivere su un altro foglio. Questa sarà la modalità con cui l’immagine ti parlerà.

 

Se provate e avete voglia di sapere di più sul vostro lavoro, fissate con me un appuntamento per esplorare il vostro “scarabocchio”

Scrivete a gabriellacosta@ri-trovarsi.com

oppure telefonate o inviatemi un messaggio WhatsApp al 347 1751469

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