Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore, piccola saggina sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio.
Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere.
Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita.
(Martin Luther King)
Christophe Andrè e Francois Lelord , due psicologi francesi nel loro libro “La Forza delle Emozioni”, scrivono che chi è triste non ha capito la vita; con questo non intendono offendere chi è triste, ma illuminare una via per uscire da questo stato mentale.
Non capiamo la vita, dice Lelord, se non riusciamo a vedere la sua perfezione indipendentemente da quello che noi ne pensiamo. Se invece focalizziamo la nostra attenzione sulla “perfezione della vita al di là di tutto”, non la sciupiamo, confrontandola continuamente con la dolorosa nostalgia delle nostre preferenze.
Alla luce di questo allora anche l’idea di migliorarsi va maneggiata con cautela: se osserviamo bene, essa implica un certo grado di non accettazione di sé, quindi una sensazione di sofferenza. Possiamo invece scegliere di migliorare la nostra vita senza provare avversione, facendo riferimento alle nostre risorse fondamentali.
Caratteristica dell’essere umano è comportarsi nei riguardi di se stesso come lo scultore con il materiale grezzo come ci tramanda Pico della Mirandola. In ogni cultura e in ogni epoca è presente il tema del migliorarsi, del coltivare se stessi. Il concetto implica il nostro osservare noi stessi, oggettivandoci e valutandoci rispetto alle nostre preferenze.
Se siamo VIVI cambiamo comunque ogni giorno. Ogni informazione, ogni esperienza ci cambia un po’: aggiunge al nostro vissuto strati di consapevolezze che ci permettono di aggiustare il tiro. Metabolizziamo tutto quello che ci raggiunge attraverso i sensi, ogni notizia e ogni concetto, ogni frase ascoltata con attenzione creando casse di risonanza.
Non si può non cambiare, come la rotta della nave, che, per essere diritta, è fatta di continue piccole curve. Migliorarsi è “volere” controllare il nostro cambiamento, farlo nella direzione di ciò che pensiamo sia meglio, alla ricerca del nostro ben-essere.
Per migliorarci, in qualsiasi campo, possiamo far riferimento a cinque passi:
SAPERE => nel prefiggerci uno scopo, un obiettivo osserviamo quale comportamento vogliamo adeguare al nostro desiderio di migliorare. Cerchiamo di osservarci senza alcuna avversione, accettando che quello che siamo è il punto di partenza. Focalizziamoci sulla sensazione positiva che progettiamo di sentire quando ce l’avremo fatta.
VOLERE => il volere è nella nostra decisione: la possiamo rinforzare ogni giorno con visualizzazioni del nostro riuscirci, della sensazione di libertà conseguente, godendoci in anticipo, nell’immaginazione, lo stato di fatto di quando avremo già raggiunto il nostro obiettivo.
POTERE => il nostro sentimento di essere in grado di occuparci del nostro miglioramento, osservando sia i nostri progressi, senza darli per scontati, anzi festeggiando ogni passo “verso”, sia i momenti di difficoltà, ricordandoci che fanno parte del processo e che possiamo sempre ricominciare, ogni volta, da adesso.
CONSAPEVOLIZZARE=> quale è il vantaggio nascosto del comportamento che vogliamo superare, e trovare il modo di conservarlo in un modo diverso. Ci risulterebbe infatti inutilmente gravoso cercare di superare un comportamento dal quale in parte traiamo vantaggio, per quanto nascosto. Ad esempio, se mi ammalo il vantaggio può essere stare a casa dal lavoro e riposarmi, se riesco ad organizzarmi in modo tale da farlo anche da sana, non mi “occorre” ammalarmi. Allora chiediamoci: questo “difetto” ci dà una qualche soddisfazione? E’ un rito? Una pausa? Vuole dimostrare qualcosa? Permetterci qualcosa che altrimenti ci sembra impossibile ottenere? Visto che qualsiasi cosa facciamo comporta un qualche vantaggio per noi, per quanto nascosto, individuarlo ci permette di migliorarci.
CONFERMARCI => sia quando facciamo passi avanti, sia quando siamo in una situazione di stallo o quando viviamo una ricaduta, possiamo riconoscere di essere sulla via del miglioramento. Non possiamo aspettarci né tantomeno pretendere che siano gli altri a confermarci nei nostri tentativi: come possono sentire come ci sentiamo, i nostri sforzi, il nostro bisogno di riconoscimento?
L’importante nel vivere la scelta del migliorarsi è non farci male, svalutandoci per come siamo ora, non-ancora-migliori, rispetto a come vorremmo-essere, occupiamoci di noi con dedizione, amore e perché no anche simpatia.
E un buon miglioramento può essere, per un po’, smettere di cercare di migliorarci, scegliere di fidarci di essere già “sufficientemente migliori”…..
Bibliografia:
Christophe Andrè e Francois Lelord – La Forza delle Emozioni – Ed.Corbaccio