Riflessioni per ri-trovarsi ...

Sull’auto-boicottamento (parte III)

Continua il nostro viaggio nell’infida terra dell’autoboicottamento ….

Rimandare a domani =>

“Perché rimandare a domani quello che possiamo fare oggi?”. Alcuni di noi sono infatti molto inclini a rimandare a domani quello che potrebbero fare oggi stesso.

Questo sabotatore è da temere perché ci induce ad evitare la realtà spingendoci a rimandare in continuazione un’azione, un obbligo, un impegno, posticipandoli a dopo.

“Non devo dimenticarmi di …”, “Devo telefonare a …”, “Devo ricordarmi di compilare la dichiarazione dei redditi prima di domani ..”, “Devo assolutamente aggiustare questa perdita, che dopo varie ore comincia a fare danni …”

Il fatto di rimandare a domani a volte nasce dalla convinzione che si produrrà un evento salvifico, il quale risolverà il problema recandoci sollievo e tranquillità senza che noi dobbiamo intervenire!

Riflessione …

Più libero la mia mente dagli inevitabili limiti che entrano nella mia vita, più mi rendo disponibile ad accogliere l’imprevisto

Incaricarsi di risolvere un problema che appartiene a qualcun altro =>

Questo comportamento consuma parecchia energia ma trasmette una sorprendente vitalità a chi vi si abbandona. E’ evidente che, così facendo, la persona non si fa carico dei suoi problemi né dei suoi impegni. Introdursi nell’esistenza di un altro e fare propri i suoi problemi significa essere convinti di poter vivere più vite alla volta.

Suddividendo la nostra vita in varie esistenze, possiamo avere la sensazione di vivere in maniera appassionata, variopinta, ricca di peripezie e soprattutto di confronti che ci allontanano da impegni i quali porterebbero maggiori implicazioni e forse risulterebbero più destabilizzanti.

Tuttavia impadronendoci in questo modo di un problema che appartiene a qualcun altro come possiamo guarire una ferita o risolvere una situazione personale rimasta incompiuta?

Riflessioni …

Se non ho il coraggio di vivere la mia vita in tutte le sue dimensioni, posso essere tentata di vivere quella degli altri. Così facendo corro meno rischi ….

“Si, ma ……”  =>

Famoso gioco dell’analisi transazionale , in questa accezione riguarda soprattutto coloro che hanno difficoltà a scegliere .

Scegliere infatti vuol dire rinunciare; “vorrei, ma …”. Rimanendo in attesa evito di scegliere e lotto contro l’insoddisfazione che potrebbe nascere in me perché ho scelto di scoprire che volevo tutt’altra cosa. Il “sì,ma” permette di risparmiarsi le difficoltà.

Questo sabotatore si manifesta mediante una piccolissima esitazione, una riserva contenuta nel “ma” che segue una proposta, un invito o l’esposizione di un progetto e che in qualche modo minimizza o sminuisce gli stessi.

“Sono dieci anni che paghiamo l’affitto, potremmo prendere in considerazione l’idea di comprare casa” dice uno. E l’altro risponde: “Sì, ma se un giorno ci viene voglia di traslocare, rischiamo di rimanere bloccati”. Così, prima ancora che il sogno si trasformi in progetto, viene sistematicamente contraddetto e annientato

Ancora: “Potrei anche ricominciare a studiare, ma non so se ne valga la pena alla mia età”.

“Vorrei davvero sposarti, ma non so se tra di noi funzionerà, andiamo bene così, perché complicarci la vita?”.

L’apparente consenso seguito da una riserva indica chiaramente la reticenza e addirittura una mancanza di volontà che non osa esprimersi con chiarezza.

Riflessioni …

Se imparo a scegliere tra desideri diversi (anche se mi sembrano tutti importanti), se mi do delle priorità, non ho bisogno di tradurre il mio rifiuto del conflitto o la mia ambivalenza in pseudo approvazioni o false proposte.

Vorrei =>

I desideri quelli effimeri sono frequenti in tutti coloro che vorrebbero una realtà adattata ai loro desideri, senza che occorra fare altro se non dire “vorrei”.

Tutto accade come se possedesse un’autonomia sufficiente, come se si nutrisse della sua stessa espressione e non chiedesse o pretendesse null’altro se non uno spazio in cui esprimersi. “Vorrei proprio cambiare lavoro è ora di prendere in considerazione qualcosa di altro invece di continuare a fare la segretaria per il resto della vita. Ho ancora delle cose da sistemare, ma non devo tardare troppo”. Questo monologo interiore è sufficiente a portare avanti la situazione per qualche mese, per qualche anno … Permette di “tenere botta” senza troppe bolle!!

Dire “vorrei” o “non vorrei” è una specie di rassicurazione che forse abbiamo bisogno di fare, soprattutto a noi stessi, per confermare che siamo vivi. Questo ci permette di annunciare varie decine di volte in una stessa vita: “Vorrei smettere di fumare, vorrei non ingrassare più, vorrei lavorare di meno, vorrei essere finalmente felice” senza che nulla cambi.

Il “vorrei” o “non vorrei” racchiude soprattutto l’espressione di una velleità che non impegna ma che mostra la nostra buona volontà o la nostra disponibilità a prendere in considerazione un cambiamento. Quando? Come? Questo non viene nemmeno accennato. La semplice formulazione del desiderio è in genere sufficiente ad affrontare il presente senza però metterlo in discussione.

Riflessione …

In fondo, il desiderio racchiude poca vita e si accontenta di poco. In questo è pratico e può servire varie volte senza consumarsi ….

Aspetto sempre che l’altro mi definisca =>

Acconsentendo a essere definiti dagli altri, alcuni hanno la sensazione di essere più accettati o amati. Non correndo il rischio di definirsi o di affermare se stessi, impongono implicitamente agli altri l’obbligo di dire loro (direttamente o indirettamente) come devono essere o comportarsi.

Questo modo di essere e di comportarsi conferisce loro il diritto di aderirvi o adeguarsi, fatto che in seguito permetterà loro di nascondersi dietro l’opinione che hanno sollecitato ma che non gli appartiene, oppure di opporre resistenza e di non prenderla in considerazione, screditarla o affermare di non essere stati mai capiti, amati e accettati così come sono.

Lei: “in fondo non ho ma saputo se mi amavi veramente. Io aspettavo sempre la conferma del tuo amore per sentire, dentro di me, che provavo amore per te”

Lui: “questo vuol dire che se non senti il mio amore per te, non senti nemmeno quello che tu provi per me.

Lei:” Sì, lo sento, ma è meno forte, non è lo stesso

Questo auto sabotatore è più sottile di quanto sembri. In certi casi, punta a mettere l’altro con le spalle al muro.

Lei: “Se mi dicessi – Resta! – non avrei più bisogno di andarmene. Saprei che ci tieni a me, che mi ami!”

Lui: “Ti chiedo di restare”

Lei: “Bene, allora resto, non voglio lasciarti, ma devi comunque capire che ce l’ho con te. Ho dovuto chiedertelo, non è stata una cosa spontanea da parte tua. In fondo non so se tuo vuoi davvero che io resti. E se non te lo avessi chiesto, non lo avrei mai saputo”.

Sussiste al tempo steso un bisogno (associato ad una paura) di conoscere il punto di vista dell’altro o la sua opinione. Ma dato che questo punto di vista è sollecitato, non ha alcun valore per chi lo ottiene. Il punto di vista così ottenuto permette tutt’al più di mantenere le distanze, di non impegnarsi e di rigirare la situazione a proprio vantaggio quando il momento sembra buono.

Riflessioni …

Al gioco del “chi vuol definire ad ogni costo il rapporto” e del “chi definisce chi” i perdenti spesso sono due ….

Direi che motivi per riflettere potete trovarne molti in questi 3 post, se avete poi voglia di raccontarmi i vostri “auto-sabotatori”, ognuno di noi è molto bravo a farne assolutamente di personali, potete lasciarmi un commento o scrivermi => gabriellacosta@ri-trovarsi.com 

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