Il concetto di “coping” è stato introdotto in psicologia negli anni 60’ ad opera dello psicologo e ricercatore statunitense Lazarus che lo ha studiato come un processo strettamente collegato allo stress. Il termine può essere tradotto con “fronteggiamento”, “gestione attiva”, “risposta efficace”, “capacità di risolvere i problemi” e indica l’insieme di strategie mentali e comportamentali che sono messe in atto dall’individuo come risposta adattativa per ridurre lo stress derivato da una situazione minacciosa. .
Il concetto fondamentale del modello teorico di Lazarus è quello della valutazione cognitiva che l’individuo fa della situazione; in particolare egli distingue due tipi di valutazione: la valutazione primaria, rivolta all’ambiente e al significato di minaccia, sfida o danno che il soggetto gli attribuisce; la valutazione secondaria, che riguarda la considerazione delle risorse e opzioni disponibili per gestire il danno reale o potenziale. Il coping, quindi, consiste negli “sforzi, orientati all’azione ed intrapsichici, per gestire (cioè controllare, tollerare, ridurre, minimizzare) le richieste ambientali ed interne, ed i conflitti tra esse, che mettono alla prova o vanno al di là delle risorse personali” (Lazarus)
La capacità di coping si riferisce non soltanto alla risoluzione pratica dei problemi, ma anche alla gestione delle proprie emozioni e dello stress derivati dal contatto con i problemi.
Quando infatti una persona si trova di fronte ad un problema che ha suscitato una risposta emotiva, può reagire in vari modi. Uno di questi è cercare di affrontarlo utilizzando una strategia focalizzata sul problema stesso, direttamente, con le risorse di cui la persona dispone.
Se questo non è possibile la persona può adottare una strategia centrata sull’emozione, tendente quindi a controllare gli effetti negativi di una risposta emotiva troppo forte.
La prima funzione, viene definita “focalizzata sul problema” (problem-focused) e comprende strategie ed azioni il cui scopo è ridurre l’impatto negativo della situazione tramite un cambiamento esterno della situazione stessa.
La seconda funzione, invece, è “focalizzata sull’emozione” (emotion-focused), per cui le strategie messe in atto sono tese alla modificazione dell’esperienza soggettiva spiacevole e delle emozioni negative che la accompagnano.
Accanto a queste due vi è una terza tipologia di coping centrato sull’evitamento (avoidance coping), rappresentato dal tentativo dell’individuo di ignorare la minaccia dell’evento stressante o attraverso la ricerca di un supporto sociale o impegnandosi in attività che distolgono la sua attenzione dal problema.
In altre parole, il processo si riferisce sia a ciò che un individuo fa effettivamente per affrontare una situazione difficile, fastidiosa o dolorosa o a cui comunque non è preparato, sia al modo in cui si adatta emotivamente a tale situazione. Nel primo caso si parla di coping attivo, nel secondo di coping passivo.
In generale il coping attivo è più efficace, dal punto di vista dell’adattamento, quando la fonte dello stress può essere modificata o eliminata, mentre il coping passivo lo è quando la fonte di stress non è evitabile o il soggetto non ha alcuna influenza su di essa.
Ne consegue che il coping è una strategia fondamentale per il raggiungimento del benessere e presuppone un’ attivazione comportamentale dell’individuo, che lo renda protagonista della situazione e non soggetto passivo.
Ad aiutare di fronte una situazione difficile possono essere sia le risorse personali, (quali possono essere il saper programmare le diverse attività, stabilendo delle priorità; suddividere un compito in più fasi; alternare i compiti e assumere un atteggiamento di fiducia nelle proprie capacità), sia le risorse organizzative, sia le risorse interpersonali che aiutano ad avere una vita sociale soddisfacente.
Sicuramente la caratteristica personale che maggiormente aiuta a fronteggiare le situazioni problematiche è la creatività. Infatti, solo una disponibilità al possibile, a considerare il problema da più punti di vista e quel tanto di inventiva ci consentirà di risolvere questo stato di incertezza.
Utili suggerimenti pratici sulle diverse strategie di coping possono essere :
- mantenere un controllo attivo sul problema
- non drammatizzare il problema
- rilassarsi considerando il problema da diverse prospettive
- avere fiducia in se stessi
- non rimandare il problema
- ammettere i propri limiti e sfruttare al massimo le proprie capacità
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La foto in testa al post è uno stereogramma un’immagine piana bidimensionale atta a fornire una illusione di profondità, prova a scoprire cosa si nasconde in essa ….
Questo ti potrà essere utile come esempio quando approcci i problemi, ovvero come un’immagine apparentemente normale può riservare delle emozionanti sorprese. Lo stesso ti può succedere con i problemi, prova a cambiare ottica!
Concentrati sull’immagine, sfuocala e mettila a fuoco ripetutamente, fallo più volte come se avessi in mano un binocolo e al centro dell’immagine vedrai emergere ……. dimmelo tu ????
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Bibliografia:
Zani, B. e Cicognani, C. – Le vie del benessere: eventi di vita e strategie di coping – Ed. Carrocci