La mente umana, per sua natura e strutturazione può essere considerata come un potente strumento predisposto a garantire la sopravvivenza dell’intero sistema “essere umano” non solo a livello biologico, ma anche e soprattutto a livello psichico ed emozionale, e si è pertanto specializzata a fronteggiare le carenze e le minacce ambientali.
Per fare questo ha sviluppato una particolare sensibilità basata sulla capacità di immaginazione e di previsione dei pericoli, non solo reali, ma anche delle insidie potenziali. Questa facoltà però ha instaurato nella mente umana una deformazione cognitiva che la rende particolarmente sensibile alle minacce temute tanto che, a volte, essere prendono il sopravvento rispetto alla realtà oggettiva e così portiamo in secondo piano e svalutiamo quello che è comunque presente e abbondante nella nostra esperienza reale.
In altre parole si sviluppa in noi quella che definiamo “percezione di scarsità”, particolarmente attenta e focalizzata su quello che manca rispetto a quello che invece è presente, il cui effetto negativo è che spendiamo molto più tempo ed energia psichica nel vagheggiare su “come vorremmo che fosse”, piuttosto che nel fare l’esperienza piena e abbondante di “tutto ciò che realmente è” nella vita qui e ora.
Questa deformazione si può riscontrare in modo evidente nella cosiddetta “civiltà dei consumi”, dove la percezione di scarsità è utilizzata dal marketing come leva motivazionale per stimolare acquisti sempre più compulsivi. Siamo subissati di spot pubblicitari più o meno espliciti che, sollecitando la nostra percezione di scarsità, continuano a ricordarci che cosa ci manca e di che cosa avremmo bisogno per essere veramente felici.
In altre parole, la comunicazione pubblicitaria insinua continuamente che: “Tu non vai bene così come sei… e solo se comperi il mio prodotto sarai adeguato, soddisfatto e felice”. Questi metodi di persuasione trovano terreno fertile e amplificazione nel nostro mondo emozionale interiore, quando siamo focalizzati su ciò che “immaginiamo ci manchi per essere felici”, piuttosto che attenti ad apprezzare quello che la vita ci offre in questo momento.
A causa della percezione di scarsità può capitare paradossalmente che emerga addirittura in noi il pensiero di volerci separare dal nostro partner semplicemente per il fatto che non ci accompagna al fare la spesa. In quel momento la percezione di scarsità è così potente da farci sembrare la nostra relazione totalmente insoddisfacente. Questo capita perché a venir riattivata è una nostra vecchia ferita emozionale e la nostra attenzione viene totalmente attratta e assorbita dalla parte dolorante, che vuol essere difesa e protetta. Di fatto, in questo caso, la donna dell’esempio non sta soffrendo per il fatto oggettivo di trovarsi a spingere da sola l carrello del supermercato, ma per la riapertura della sua ferita emozionale dell’indifferenza e dell’abbandono.
Emanciparci dalla ristretta visione della percezione di scarsità ci consentirà di orientarci in modo chiaro e consapevole verso quella che definiremo “coscienza di abbondanza”.
“Coscienza di abbondanza” significa essere in grado di accorgersi di quanto già c’è, di quanto è già presente e disponibile nell’esperienza del momento presente per essere vissuto completamente, senza rimanere intrappolati dalle immagini vincolanti del passato o inibiti dalle proiezioni ansiogene per il timore di un futuro incerto.
Il passaggio dalla percezione di scarsità alla coscienza di abbondanza non è soltanto un processo di ristrutturazione cognitiva, ma anche e soprattutto uno spostamento dal livello limitato della mente a quello più aperto e libero dell’intelligenza del cuore. Il modo migliore per vivere pienamente la realtà presente in tutta la sua interezza è quello di sviluppare la nostra capacità di riconoscere il “valore” di quello che esiste nel momento presente godendo del bello che c’è ….…..
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liberamente tratto da:
Vignali,Muraro,Mantovani
I quattro passi
Ed. Il Punto d’incontro