Scelta difficile se ci sospinge sempre l’inquietudine. In quanto esseri umani l’impazienza critica ci spinge a fare qualcosa per cambiare noi stessi e il mondo.
Tuttavia possiamo raggiungere isole nello spazio-tempo, luoghi di pausa in cui provare a scegliere di accettarsi così come siamo, 10 minuti al giorno.
Già, ma come siamo? Che qualità ci caratterizzano? Solo qualcosa che possiamo identificare come diverso da “altro” qualifica la nostra identità: confini, limiti, esclusioni. E allora la scelta si trasforma nel decidere da che parte vedere.
Se ad esempio ci focalizziamo sul “cattivo umore” possiamo chiederci come riusciamo a produrlo, a che cosa rivolgiamo la nostra percezione per riuscirci, e che cosa invece diamo per scontato.
E accettare il nostro stato mentale del cosiddetto “cattivo umore” implica chiedergli: ”caro cattivo umore, che cosa vorresti di diverso per me? Che cosa vuoi farmi capire? Che aspettative hai?”
Scegliere di cambiare prospettiva vuol dire anche accorgerci che quello che chiamiamo “cattivo umore” altro non è un atteggiamento inadeguato al nostro obiettivo di fondo: il ben-essere.
L’idea di accettarci, di volerci bene, si staglia sullo sfondo dell’idea di voler cambiare, sulla base del continuo confronto con un ideale di noi stessi e degli altri.
Accettarci allora potrebbe diventare un ‘alternativa al migliorarci ma ne è invece una condizione: se non accettiamo la situazione così come è come possiamo sapere da dove partire per cambiare?
Il primo passo nello scegliere di accettarci è spostare l’attenzione dai problemi e carenze, focalizzandoci invece sulle nostre risorse, compresa la capacità di apprezzare i lati positivi di ogni cosa. Tutto quello che ci circonda ha un lato “A” e un lato “B” , indissolubilmente legati.
Se, ad esempio, ci riteniamo “troppo irritabili”, possiamo accettare questa caratteristica vedendone la qualità intrinseca dell’essere “svegli”, “energici” e “molto sensibili” a cose che non vanno come ci auguriamo.
Trovando in questo modo altre definizioni più rispettose per il nostro modo di descriversi, volte a trovare la risorsa nascosta, ci diamo la possibilità di accettarci. E quindi di accompagnarci verso scelte ulteriori, adatte alla persona che ci fa piacere scegliere di essere, senza rimproveri o sensi di colpa.
Detto questo proviamo ad immaginare come potremmo sentirci se per una settimana ci concentrassimo ad accettare noi stessi e quello che semplicemente è come è, senza rifiutare nulla.
E forse finalmente ci renderemmo conto del potere della nostra mente e ogni tanto la scelta di accettarci diventerà una specie di “vacanza interna”, di 5 minuti o di una settimana. E diventerà la scelta sempre a disposizione di essere contenti senza motivo, di accontentarci di come siamo, almeno per un po’, e poter prendere fiato per ripartire poi più tranquilli.