“Ho la conoscenza, ma agisco sotto la costrizione del mio essere” ( Euripide)
Visto che il post precedente sul “senso di colpa” ha sollevato un grande interesse, posto un’altra riflessione sullo stesso argomento questa volta unito al concetto di autostima. La “colpa” sentimento che sta alla base di molti disagi ed è spesso causa di azioni disfunzionali che ci allontanano sempre più dall’obiettivo ben-essere ……
Lo scopo di un lavoro su se stessi, come potrebbe essere un percorso di Counseling, è quello di sviluppare un concetto di Sé positivo cercando di ri-tessere i passaggi emotivi mancati in modo da essere in grado di fronteggiare i passaggi della vita indipendentemente dall’approvazione o disapprovazione esterna.
Lungo la strada verso questo obiettivo, il modo in cui consideriamo il nostro comportamento, i criteri con cui lo giudichiamo e il contesto in cui lo osserviamo assumono un’ importanza fondamentale, specialmente nei momenti in cui tendiamo a rimproverarci e a sentirci colpevoli.
Parlando di assertività, cioè la capacità che permette ad una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui, spesso si teme che mettendola in atto si possa incorrere in un potenziale rischio di perdita dell’affetto e dell’approvazione da parte degli altri.
Il timore di mostrarsi assertivi deriva anche dalla paura del conflitto e dalla scarsa accettazione dell’assertività dell’altro.
La paura della disapprovazione, delle critiche e del rifiuto da parte di persone considerate importanti è una delle cause dei nostri “sensi di colpa” ed è il fondamento del risentimento che spesso ne è alla base.
Per liberarsi dai sensi di colpa occorre essere onesti verso se stessi, riconoscendo la rabbia e il risentimento legati al fatto di vivere secondo le aspettative altrui e non le proprie, esprimendo costruttivamente i propri sentimenti nei confronti degli altri.
Quando il nostro comportamento entra in conflitto con quello che consideriamo giusto e non sappiamo con chiarezza “per chi” è giusto e quale criterio stiamo usando (nostro o altrui), perdiamo il rispetto per noi stessi. Le nostre azioni riflettono sia quello che siamo, sia quello che pensiamo di essere. I sensi di colpa per gli errori commessi non sono produttivi, tanto meno riparativi.
Se ci autopuniamo invece di acquisire consapevolezza, la nostra autostima diminuisce. E’ importante considerare il contesto in cui si è verificato il comportamento e i motivi per cui in quel momento quella ci è sembrata la migliore tra le scelte possibili. Un’altra reazione frequente è quella di negre l’accaduto e le sue conseguenze. Piuttosto che negare è proficuo invece entrare in profondità nel contesto in cui l’”errore” si è verificato, chiedersi quali bisogni si cercava di soddisfare con quel comportamento e quali erano eventuali alternative che in quella circostanza sono state scartate.
Le nostre azioni sono sempre legate allo sforzo di sopravvivere, di proteggerci, di evitare la paura e il dolore, di nutrirci, di mantenere il nostro equilibrio e di crescere. Anche quando commettiamo un errore o ci comportiamo in maniera autodistruttiva, a qualche livello cerchiamo di prenderci cura di noi stessi.
Quando riusciamo a perdonarci i nostri errori, possiamo compiere azioni riparative e il nostro comportamento migliora, mentre se continuiamo a condannarci implacabilmente, il nostro comportamento, come la nostra autostima tendono a peggiorare. Essere comprensivi e benevoli verso se stessi non significa negare le proprie responsabilità, ma sentirsi in colpa non rappresenta una virtù: in realtà lascia passivi ed impotenti. Un atteggiamento costruttivo richiede di non arrendersi ai sensi di colpa, bensì di emanciparsi da essi.
Accettare la nostra fallibilità “vuol dire accettare le nostre imperfezioni, imparare a perdonare ed a riconciliarsi con se stessi più e più volte. Accettarsi non come alibi per continuare ad operare nell’errore e nella distruttività, ma come impegno a migliorarsi”.
La tendenza a giudicare le proprie caratteristiche ed il proprio comportamento mina il senso di autostima, poiché sancisce l’impossibilità al cambiamento e va a rinforzare la giustificazione per la propria passività: “nessuno mi amerà mai”, “non riesco mai bene”. Per migliorare l’autostima dobbiamo invece imparare a vivere senza le scuse dei “non posso”, “non sono capace”, “sono fatta così”. I sensi di colpo ci tengono legati all’inattività senza darci l’opportunità di sperimentare nuovi comportamenti “è colpa mia”, “sono una delusione”, “sono sempre stata così”, “così è la vita”, “non posso cambiare”: il messaggio implicito è: “non aspettatevi niente da me”.
A qualcuno l’infelicità risulta familiare, anche se non piacevole. Come potrebbe diventare la nostra vita senza la depressione e l’infelicità che ci isolano e ci proteggono? La felicità richiede di più in termini di consapevolezza, impegno ed investimento di energia.
Anche la persona migliore del mondo, se mai esista, prima o poi andrà incontro ad un errore. L’errore e la fallacità sono parte dell’uomo e della sua crescita. Basti pensare che uno dei principali metodi con cui apprendiamo fin da piccoli è proprio quello per “tentativi ed errori”. I nostri errori non ci sottraggono valore come persone e non indicano che siamo individui degni di disprezzo. Perdonarsi significa riconoscere quelle che sono le nostre caratteristiche negative, le nostre debolezze, le nostre paure e accettarle come parte di noi. Solo così può essere possibile cercare di trasformarle in positivo.
Se sapremo perdonare noi stessi, lo sapremo fare anche con gli altri.
Se lo sappiamo fare con gli altri è ora che iniziamo a farlo anche con noi stessi…….
E per chi volesse approfondire ulteriormente:
Lucio Della Seta – “Debellare il senso di colpa” – Ed. Marsili