Nelle mie scorribande il libreria presa da attacchi bulimici di carta stampata , qualche tempo fa ho trovato un libro fantastico che unisce la filosofia dei Peanuts con i “problemi” chi ci troviamo ad affrontare ogni giorno: “Su con la vita, Charlie Brown!” di Abraham J.Twerski, rabbino e psichiatra americano, un’autorità nel campo della disintossicazione dalle dipendenze. Avvalendosi delle strisce disegnate da Schulz, l’autore ci accompagna alla ricerca del modo migliore di affrontare la vita e le sue molte complicazioni………
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Alcune persone in terapia ( ed io aggiungo : o in un percorso di Counseling) fanno progressi fino a quando non si rendono conto che il percorso terapeutico le costringerà a cambiare il loro comportamento.
La prospettiva del cambiamento è così terrificante per loro che piuttosto smettono di curarsi ( o a volte “scappano” dal counseling adducendo continui pretesti e alla fine sparendo ….).
Quale che sia il tuo problema, se ti rende infelice non aver paura di cambiare. Naturalmente, ogni cambiamento può causare disagio al principio.
Talvolta pur di non affrontare gli inconvenienti legati ad una novità diciamo a noi stessi che le nostre difficoltà sono dovute a problemi emotivi radicati nel profondo. Ci convincono che è inutile cambiare il nostro atteggiamento, poiché ciò non modificherà il profondo conflitto emotivo che è alla base delle nostre difficoltà.
Le persone che la pensano così sono di norma quelle che non hanno mai l’impressione di essere giunte al termine del loro percorso di psicoterapia ( o che per quando riguarda il counseling non sono mai soddisfatte dei risultati raggiunti, spostando continuamente il disagio …).
Non possono permettersi il lusso di guarire, perchè rinunciare alla scusa dei problemi radicati nel profondo significherebbe dover cambiare, e ciò è esattamente quanto loro speravano di evitare rivolgendosi ad uno psicologo ( o, in certi casi, ad un counselor ).
La psicoterapia è in grado di risolvere alcune difficoltà (il counseling può accompagnare nella ricerca delle risorse e nel ritrovare la propria capacità decisionale ). Ma talvolta la miglior cura consiste nel sentirsi dire che dobbiamo modificare certi nostri comportamenti invece di fissarci sulle cause recondite dei nostri problemi ( “come” … invece di “perché”).
E’ comodo continuare a vivere come abbiamo sempre fatto (alla fin fine si diventa esperti del proprio “problema”, la situazione è conosciuta chi c’è la fa fare a rischiare …).
Ma basta un po’ di perseveranza e il nuovo comportamento presto ci apparirà comodo, diverrà una parte qualunque della nostra vita e delle nostre abitudini, e in questo modo faremo piazza pulita del comportamento dannoso ( se non si osa un po’ come potremmo vedere che il cielo sopra di noi è azzurro???? ….)
A.J.Twerski
Nota:
I “tra parentesi” sono mie aggiunte