Il concetto di ferita è più comunemente inteso in relazione a danni fisici ai tessuti vitali, ma l’usiamo anche liberamente come metafora di danni emotivi:
- Mi ha ferito … Sono davvero sconvolta
- Ha veramente urtato il suo ego
- L’ha trafitta con quella lingua affilata
- Ha il cuore spezzato : non sa proprio come andare avanti senza di lui
- La delusione fu davvero cocente; era tanto che l’aspettavo
- Mi sento completamente distrutta
C’è naturalmente una bella differenza tra una ferita fisica e una ferita emotiva; la ferita fisica si vede a occhio nudo e può essere spesso percepita al tatto; inoltre si può discutere sulla gravità di una ferita fisica ma non si può negarne l’esistenza in una forma o nell’altra.
Non è questo il caso delle ferite emotive; poiché non ci sono segni fisici a provarne l’esistenza, spesso non si crede a chi dice di sentirsi ferito.
Una ferita emotiva è un sentimento, o un insieme di sentimenti, provocati da un evento esterno vero o immaginario e percepito in modo doloroso dalla persona che lo prova.
Queste ferite possono non essere visibili, ma sono reali come quelle fisiche; anch’esse richiedono protezioni e “cure” rapide ed efficaci.
Esattamente come le sensazioni provocate dalle ferite fisiche, quelle che accompagnano le ferite emotive sono un avvertimento; ci segnalano che dobbiamo correre ai ripari e, come succede nel caso dei traumi fisici, se le ignoriamo lo facciamo a nostro rischio e pericolo.
A volte se la ferita emotiva è solo un graffio superficiale, si può rimarginare da sola se abbiamo abbastanza ossigeno emotivo ( come serenità e piacere) nella nostra vita.
Ma non dobbiamo dimenticare che anche ogni minima ferita consuma risorse e richiede tempo per essere chiusa anche se non ne siamo consapevoli. Un accumulo di piccole sofferenze potrebbe, perciò, richiedere lo stesso tempo e la stessa energia per guarire di quelle più gravi e dolorose.
Finchè il processo di “ritessitura” conscio e inconscio di una ferita non è completo, il nostro sistema fisico e mentale va a ritmo ridotto; si comporta come una macchina che ha bisogno di qualche intervento al motore; esso non presta le sue performance migliori, non funziona nel modo efficiente e veloce o reattivo che gli è solito. Tutto ciò può non costituire un problema se percorriamo le tranquille stradine familiari della nostra vita, ma qualora il nostro sistema fosse sottoposto allo stress di un’autostrada a percorrenza veloce, rischiamo di subire turbamenti o anche crolli.
Perciò se ci trasciniamo da tempo ferite emotive che stanno andando in suppurazione, mantenendo uno stile di vita a bassa intensità , è probabile che non sentiamo nessuno sforzo o impedimento; ma chi può garantirci che la nostra vita resterà libera da stress per sempre?
Tutti sono esposti ai traumi che, è risaputo, arrivano quando meno ce li si aspetta. Inoltre, a volte ci ritroviamo a volare fuori della solita padella e a friggere sul fuoco di problemi che producono effetti a catena o anche un’altra ferita.
In genere si è consapevoli di quanto sia importante prendersi cura delle ferite emotive relativamente gravi, ma pochi riservano sufficiente o anche la minima attenzione a quelle più piccole.
Il prezzo che si può pagare per la mancata attenzione alle piccole ferite si riscontra generalmente in tutta una serie di ambiti della propria vita.
Ad esempio, se soffochiamo regolarmente i sentimenti dolorosi con il pedale emotivo, riduciamo la nostra sensibilità verso le emozioni in genere. Questo significa che trattenendo in noi tristezza o rabbia, riduciamo allo stesso tempo la nostra capacità di provare gioia e passioni positive. E anche se non dobbiamo affrontare problemi o difficoltà gravi, rischiamo di scivolare in una specie di vita sottotono. E infatti è questo che spesso spinge i clienti a chiedere il mio aiuto.
Soffocando i sentimenti e i ricordi di ferite emotive non ricucite, rinunciamo al nostro potenziale di felicità e se diventa un’abitudine, si può creare un circolo vizioso di ricadute.
Il legame tra salute emotiva e salute fisica è ormai così generalmente assodato che non occorre mi dilunghi. Molti di noi hanno probabilmente letto almeno un articolo o visto programmi alla televisione in cui si mostravano i collegamenti fra repressione della rabbia e pressione alta, disturbi digestivi e dolori muscolari. Chi ha sofferto per un grave lutto sa fin troppo bene quanto il dolore profondo indebolisca il sistema immunitario che ci rende più vulnerabili alle infezioni virali.
Chiunque abbia vissuto ferite emotive non ha bisogno di maggiori prove per credere che possiamo pregiudicare la salute fisica e la volontà di badare a se stessi: ha sentito la tensione ai muscoli e alla testa, la nausea alo stomaco, il tumulto del cuore, forse la necessità di bere alcolici più del dovuto o la mancanza di motivazione a mangiare bene, a fare esercizio fisico o anche a lavarsi i denti.
Infine, non dimentichiamo l’impatto delle ferite non trattate sulla salute mentale nostra nonché su quella delle persone che ci vivono e ci lavorano accanto. Non è solo la depressione la potenziale malattia che può svilupparsi come conseguenza di ferite emotive bensì le ferite emotive non curate sono spesso anche alla radice di fobie, compulsioni e dipendenze.
Detto questo vorrei concludere dicendo che la cura emotiva non è comunque certo la panacea per tutti i gravi problemi che dobbiamo oggi affrontare nel mondo, tuttavia credo che possa rafforzare e motivare le persone a dare contributi positivi e costruttivi nel loro ambiente. Il comportamento depresso, amareggiato, cinico, vendicativo, egoistico e ossessivo che le ferite emotive non rimarginate possono alimentare non contribuisce certamente al mantenimento di un ambiente sociale pacifico e reciprocamente solidale.
“ Solo un uomo che ha provato la disperazione estrema è capace di provare l’estrema gioia …” Alexander Dumas