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Animiamo la paura di cose inesistenti, che sembrano spine e sono soltanto piume in agguato dietro i muri. Fabrizio Caramagna
Eccoci al secondo passo per cercare di affrontare le nostre paure più ancestrali e continuare così il viaggio più leggeri.
Una delle strade più efficaci per tras-formarci personalmente è quella di identificare e poi mettere in discussione la storia che ci raccontiamo per rendere necessaria la paura.
Queste credenze il più delle volte sono solo costruzioni mentali che usiamo per dare un significato a quello che ci succede, noi però le trattiamo come se fossero realtà e ne siamo così inconsapevoli che ci sorprendiamo se gli altri non concordano con noi.
La grande utilità di mettere in discussione le nostre storie è proprio quello di modificarle da parte integrante di noi, così appiccicate a noi stessi da non riuscire più a distinguere noi da loro, a oggetto di riflessione sul quale possiamo sviluppare una prospettiva diversa. Per fare questo è necessario spostarle dal dentro al fuori; un esercizio utile che ci può aiutare in questo compito è di provare a riflettere, scrivendo poi su un grande foglio, sulla paura che abbiamo identificato nel passo precedente (vedi il post prima) e chiedersi su quali basi l’abbiamo costruita. Domandandoci poi cosa diciamo a noi stessi sul motivo per cui temiamo che quello di cui abbiamo paura possa accadere.
Se abbiamo difficoltà a individuare la storia con la quale ci raccontiamo il motivo della paura, proviamo a verificare se per caso assomiglia a queste supposizioni che scrivo di seguito:
Paura di rimanere soli, di essere abbandonati
- Se dico la verità, o qualcosa di negativo, gli altri mi eviteranno
- Sono OK se piaccio agli altri
- Se deludo gli altri, non mi vorranno più
- Devo essere all’altezza delle aspettative degli altri
- Non sono brava abbastanza
Paura di sentirsi soffocati dagli altri
- Non posso fidarmi di nessuno
- Se i dovessi aprire troppo gli altri mi ferirebbero
- Non ho bisogno degli altri per stare bene
- Io sono nel giusto, sono gli altri che sbagliano
- Devo essere migliore degli altri per sentirmi bene
- Sento di valere quando gli altri mi guardano con ammirazione
Paura della mancanza di controllo
- I cambiamenti sono pericolosi
- Se la mia vita non è ben organizzata mi sento insicura
- Il fallimento è la fine per me
- Le procedure e le regole sono fatte per essere seguite
- Esporsi con le proprie idee è pericoloso
Paura di sentirsi intrappolati
- L’abitudine mi uccide
- Prendere un impegno vuol dire intrappolarsi
- Ho bisogno di novità, di cambiamenti continui per sentirmi vivo
- Le regole sono fatte per essere violate
Leggendo queste “supposizioni” alcune potrebbero sembrarci vere, mentre altre assolutamente lontane da noi o di incerta collocazione. Questo perché la storia che ci raccontiamo si basa su esperienze reali vissute nel passato che ci hanno dato un certo imprinting su cui poi ha attecchito la nostra paura; oppure su cose che abbiamo sentito o che abbiamo immaginato, leggendo in maniera distorta comportamenti di altri, ma mai realmente provato.
L’esplorazione di queste supposizioni possono però aprirci le porte verso un nuovo mondo, un mondo che forse non ci siamo mai dati il permesso di scoprire, un mondo dove finalmente possiamo togliere i limiti che ci siamo autoimposti liberando così il nostro potenziale.
Ci sono modi diversi di vedere la realtà e noi come novelli ricercatori abbiamo il dovere nei confronti di noi stessi di trovarne il più possibile per riuscire a vivere con sempre maggior sintonia la nostra avventura esistenziale.
Nel prossimo post una strategia per verificare le credenze legate alle paure ….
liberamente tatto da: G.D’Alessio – Il potere di cambiare – ed. Rizzoli