Che cosa è veramente il dolore??? Può essere una domanda idiota: chi non lo conosce?? Eppure non è detto che quello che per me è doloroso lo sia anche per gli altri o che lo sia nella stessa misura.
Una mia cliente mi ha recentemente detto che per lei non esistono semplicemente il piacere e il dolore, ma una gamma di sensazioni ed emozioni continua che va dal piacere al dolore.
Il dolore è allora la serie delle sensazioni che si collocano, per così dire, sul versante negativo del sentire.
Ma c’é un dolore del sèntire e un dolore dell’essere.
Quest’ultimo può essere profondo devastante, quello più temuto, quello cui si riferisce forse una delle preghiere cattoliche più intense quando alla fine recita “liberaci dal male”.
Il dolore, come più volte ho scritto, ha una sua collocazione nella vita, una funzione profonda, esplorata dal pensiero teologico, filosofico, letterario e poetico sin dagli albori dell’umanità.
Il dolore fisico potrebbe essere visto come una naturale capacità di avvertire un pericolo e reagire in vista della sopravvivenza dell’individuo e della specie. Per esempio se non sentissimo il dolore dell’ustione potremmo subire danni fatali prima di poter reagire e metterci in salvo dal fuoco.
La capacità di provare dolore è quindi connessa alla sopravvivenza, al punto tale da poter essere utilizzata in modo perverso dall’umanità contro la stessa sopravvivenza, la pratica della tortura, da sempre utilizzata e ancora oggi ampiamente praticata nel mondo, tende a mettere fortemente in conflitto la sopravvivenza personale con la sopravvivenza degli ideali: le persone torturate possono anche rinnegare i propri valori, tradire gli a ici, confessare ogni sorta di reato, anche immaginaria, tanto è forte il segnale del dolore nella loro mente e tanto puó essere alto e intollerabile l’allarme che esso determina, specie se associato, come avviene sempre, all’idea che il dolore non cesserà se non alla confessione o alla morte.
Il dolore emotivo è anch’esso un segnale, solitamente legato al senso di perdita irrimediabile di un oggetto d’amore, di una parte di noi.
Il dolore depressivo, ad esempio, così duro da vivere e da sopportare, è un’esperienza che trasfigura la vita, le cambia i connotati:scolora le belle giornate e incupisce quelle brutte, rende opaco il futuro e intollerabile il presente.
Esso ci fa galleggiare in una stanza desolata che può imprigionarci sino a rendere il vivere del tutto insopportabile.
Il dolore, qualunque sia la sua natura, ci mette nelle condizioni di pensare ad un pericolo per la nostra integrità fisica e psichica. Quando però supera la soglia della sopportazione può diventare esso stesso un problema o un pericolo per noi, perchè può indurci a considerare la vita e noi stessi la causa principale del segnale di allarme che ci pervade e ci spinge a fuggire da noi stessi oltre che dagli altri o a colpire noi stessi, oltre che gli altri…
Per questa ragione è necessario accogliere il dolore nelle sue manifestazioni precoci, quando è possibile, deciderne il senso e fare qualcosa per reagire, senza aspettare che esso divenga intollerabile e ci induca quindi ad azioni esasperate.
Accolto precocemente il dolore rivela una dimensione densa di potenzialità positive.
Finchè è tollerabile si presta a farci agire per modificare la situazione, ci induce a riformulare la visione delle cose e a cercare nuove prospettive.
Come tutti segnali di disadattamento ci spinge a muoverci per trovare un adattamento migliore alla vita.
In questa dimensione il dolore non è un problema, è una parte utile della vita che non ci impedisce di sperare, amare e crescere …
“ …Date al dolore la parola; il dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi….” W.Shakespeare
liberamente tratto da:
S.Gastaldi – “La terapia degli affetti” – Ed.FrancoAngeli