Ci vuole pazienza ….

AVERE PAZIENZA

“Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.” Pablo Neruda

Una riflessione sulla “pazienza” che non fa mai male in questo mondo governato dalla fretta, dal correre bruciando i secondi, così da vivere “sorvolando le cose” tesi ad un risultato, spesso fumoso,  senza godersi la strada per raggiungerlo ……

La pazienza si sviluppa secondo direttrici misteriose. In sostanza essa è la capacità di saper dedicare tempo e un’attenzione anche prolungata a qualcosa o qualcuno.

Ci sono attività che richiedono molta pazienza: ad esempio coltivare un orto, dipingere ad olio, comporre mosaici, far crescere imprese, insegnare etc ..

Alcune persone sono pazienti per natura, a volte così pazienti da sembrare lente come lumache, incapaci di un guizzo, di una provvidenziale ventata di fretta. Talvolta questa pazienza deriva dalla paura di essere  aggrediti o dalla paura di sbagliare. Le persone pazienti in questo modo tendono ad essere molto tolleranti e a non reagire a comportamenti modificati o aggressivi anche quando potrebbe essere veramente necessario, tendono anche a dedicare molto tempo alle cose che devono fare, indipendentemente dalla loro importanza e a ricontrollarle più volte per essere sicure di non aver sbagliato nulla.

La pazienza che deriva dall’insicurezza funziona bene per evitare e tenere a bada la paura, ma ha un difetto: è piuttosto rigida, poco modificabile, proprio perché nasce dalla necessità  di proteggerai da aggressioni o critiche.

In caso di necessità, quando può servire fare le cose in fretta e non preoccuparsi della loro completa correttezza, questa “pazienza” frena, mette in crisi la persone e non le consente di agire rapidamente  se non a prezzo di un’ansia anche molto elevata.

Ci sono persone invece capaci di una pazienza “di fondo”, che trasmette serenità e sicurezza. Queste persone ci danno sempre  l’idea di muoversi contemporaneamente in due direzioni: sanno stare “ferme”, aspettare,concentrarsi su quello che hanno davanti e nello stesso tempo sembrano indirizzate a un movimento, un futuro, a un obiettivo vitale.

Proprio perché quello che conta in questa pazienza è l’obiettivo di fondo, essa è anche compatibile con altri atteggiamenti, talvolta opposti come il fare le cose in opposti e approssimativamente o anche male, se si valuta che da ciò non derivino problemi strategici o, addirittura, se lo si ritiene necessario, per non ritardare inutilmente la strada.

Anche gli impazienti sono di categorie differenti. Una categoria simpatica (a me) è formata da quelli che sono sempre un passo avanti, pieni di idee, forse un pó affamati di vita, trascinatori ma non arroganti, curiosi di sapere, di vedere, di fare e di pensare altro.

Altri impazienti invece possono essere meno gradevoli, ad esempio gli impazienti “narcisi”, che reagiscono sempre male se qualcuno entra nel loro spazio vitale e ne modifica gli schemi e i ritmi.

Infine c’è una grande quantità di impazienti e ” ansiosi”, che contagiano tutto il mondo con la loro perenne fibrillazione, irrequieti e instabili finchè le cose non vanno come dicono loro.

Pazienza e impazienza non sono per forza caratteristiche stabili, connesse al carattere: esse possono variare anche in relazione al benessere o malessere del momento o del periodo di vita, o al contesto.

Come anche dice l’etimologia – derivano da “pathos” – pazienza e impazienza parlano del nostro “sentire” e ci descrivono al prossimo con minuzia e precisione: ci raccontano e ci tradiscono , anche al di là dei nostri sforzi per mimetizzarci.

liberamente tratto da:

S.Gastaldi – “La terapia degli affetti” – Ed.FrancoAngeli

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