Riflessioni per ri-trovarsi ...

Tras-formarci ….

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“Avevo sempre creduto che crescere fosse automatico, invece è un qualcosa che bisogna decidere di fare…” B.Lawrence

Se uno è Peter Pan, che vive nell’Isola Che Non C’è, là dove tutti siamo bambini e ci amiamo, anche quando il corpo invecchia, resta con una coscienza infantile. Il crescere molte volte è in relazione con l’accettazione che i sogni siano sogni.

Nel corso delle nostre vite abbiamo visto che una delle maggiori difficoltà è proprio quella di lasciare andare le illusioni dell’infanzia e dell’adolescenza. Illusioni che ci dicono che saremo sempre giovani, che nessun essere amato morirà, che avremo una mamma buona che ci proteggerà ovunque, che potremo vivere in un mondo felice così come siamo.

Quando queste illusioni continuano a vivere anche nell’età adulta, ci portano a voler restare giovani, con la pelle senza rughe, a costo di operazioni e torture inflitte al nostro corpo, a depositare il ruolo di madre o padre buono in una persona idealizzata e di continuare a crederlo anche molto avanti negli anni. Potremo addirittura cercare di creare comunità di “pari”, nelle quali crediamo che non ci saranno aggressività, gelosie, ingiustizie.

Abbiamo però visto che tutte queste illusioni hanno le gambe corte e proprio quando queste cadono, e dopo il dolore per la loro perdita, riusciamo ad accettare la verità della vita così come è, qui e ora. E allora scopriremo la sua bellezza, la sua unicità e la sua irripetibile creatività.

La perdita delle illusioni spesso è associata al fallimento. Tuttavia il “fallimento” insegna  e in questo senso, più che una sconfitta è una vittoria,. C’era un’aspettativa, la speranza di qualcosa, e questa è svanita. Accettare il fallimento significa perdere l’onnipotenza infantile, significa maturare. Imparare che c’è qualcosa che rientra nelle nostre possibilità, ma c’è anche molto che resta fuori e che questo è umano!

Questa concezione implica di non investire le nostre energie in cambiamenti illusori, ma nel cambiamento di consapevolezza.

Trasformare significa aver sviluppato uno sguardo inclusivo ed accogliente, un’accettazione amorevole di ciò che è ed un’azione conseguente a questo cambio di visione.

L’esperienza ci dice che questo cambiamento avviene semplicemente come conseguenza naturale dell’esserci trasformati. Immaginiamo l’esempio di una bambina che fino a ieri giocava con le bambole e che oggi si ritrova cresciuta e lascia le bambole da parte. Senza sforzo e con naturalezza. Ormai è cresciuta e l’attraggono altri giochi.

Ma, a differenza del cambio di interessi causato dalla crescita naturale come nel caso della bambina con le bambole, il cambiamento del quale sto parlando non è dato né garantito dalla natura. E’ il prodotto di un desiderio, di un’intenzione, di un nostro lavoro interiore di consapevolezza. Affinchè quindi il cambiamento si produca dolcemente, è necessario aver lavorato interiormente in modo molto profondo prendendoci la responsabilità della nostra crescita.

Riallacciandomi ad un post precedente un cambiamento è apparente o profondo in base a dove si origina la motivazione per il cambiamento stesso: rifiuto o accettazione. E’ possibile che siano necessari molto sforzi per non lasciarci condurre dalla meccanicità della negatività, della lamentela, dell’indolenza o del ripiegamento in se stessi ”perché le cose non sono come mi piacerebbe che fossero”.

Per ottenere questo cambiamento e tras-formarci ci occorre fare un lavoro molto importante: quello che ci porta al risveglio e forse è proprio questo il vero cambiamento: passare dall’essere dormienti all’essere un po’ più svegli!

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