Riflessioni per ri-trovarsi ...

La sofferenza: sabbie mobili della nostra anima. (I parte)

dolore psicologico

Che cos’è la sofferenza? Io non sono sicuro di che cosa sia, ma so che la sofferenza è il nome che diamo all’origine di tutti i sospiri, le urla e i gemiti – piccoli e grandi, rozzi e multiformi – che ci affliggono. È una parola che definisce il nostro sguardo ancor più di ciò che stiamo contemplando. Jonathan Safran Foer

Le persone soffrono. Non si tratta semplicemente della sensazione di dolore, la sofferenza è molto di più.

Noi esseri umani, chi più chi meno, lottiamo costantemente con la sofferenza interiore prodotta dalle nostre emozioni e dai nostri pensieri difficili da tollerare, ricordi spiacevoli, impulsi e sensazioni indesiderate.

Ci rimuginiamo sopra, ci preoccupiamo, proviamo fastidio, li anticipiamo, li temiamo.

Allo stesso tempo dimostriamo un grandissimo coraggio, una profonda compassione e una notevole capacità nell’andare avanti, perfino con storie personali particolarmente difficili.

Pur sapendo di esserne feriti continuiamo con speranza ad amare il prossimo. Anche di fronte all’insensatezza, continuiamo ad abbracciare i nostri ideali.

E qualche volta siamo pienamente VIVI, consapevoli, presenti totalmente a noi stessi, e quando è così vorremmo che non finisse mai.

Poi arriva lo sbarramento, come se il troppo benessere fosse qualcosa che non sta bene vivere per lungo tempo. Lasciamo quindi che il problema del caso ci riempia completamente e iniziamo il rimuginio che come un criceto dentro la gabbia cerca disperatamente la via d’uscita, intrappolandoci, in realtà, sempre più nella sofferenza.

Per dirla chiaramente noi esseri umani giochiamo una partita “truccata” in cui la mente stessa, un meraviglioso strumento per capire e gestire l’ambiente che ci sta intorno, si rivolta contro chi la ospita.

Urge un cambio di prospettiva, una trasformazione nel modo in cui ci rapportiamo con la nostra esperienza personale, cercando di fare nostri questi concetti:

  • Il dolore esistenziale è normale, è importante e accompagna ogni persona;
  • Dolore e sofferenza sono due cose diverse, due stati differenti dell’essere;
  • Non è necessario che ci identifichiamo con la nostra sofferenza;
  • Possiamo vivere una vita di valore, iniziando da adesso, ma per farlo dobbiamo imparare a uscire dalla nostra ed entrare nella nostra vita

Facendomi aiutare da una metafora, la distinzione tra la funzione di una difficoltà, dolore interiore e la forma che assume nella vita di una persona può essere paragonata ad un combattente sul campo di battaglia. La guerra non sta andando bene. La persona combatte sempre più duramente. Perdere è un’opzione devastante e chi combatte pensa che sia impossibile vivere una vita piena che valga la pena di essere vissuta, a meno che non si vinca la guerra. Così la guerra continua.

Questa persona, tuttavia, non sa che esiste la possibilità di abbandonare il campo di battaglia in qualsiasi momento, cominciando a vivere la sua vita da subito.

La guerra magari prosegue ancora, e il campo di battaglia rimane ancora visibile, ma il risultato della guerra non è più così importante e la sequenza apparentemente logica di dover vincere la guerra prima di iniziare davvero a vivere, viene abbandonata.

Questa metafora ci può aiutare a capire meglio la differenza tra l’apparenza delle “difficoltà interiorie” e la loro reale sostanza. In questa metafora, la guerra sembra quasi la stessa, sia che tu la stia combattendo, sia che tu la stia semplicemente osservando. La sua forma esteriore rimane la stessa, ma il suo impatto, la sua effettiva sostanza, è profondamente diversa: combattere per la tua vita non è lo stesso che vivere la tua vita!

Imparare ad affrontare le nostre angosce in un modo diverso può cambiare l’impatto che esse hanno sulla nostra vita. Anche se l’apparenza dei sentimenti o dei pensieri non cambia, cambia il modo in cui entrano a far parte del nostro vivere.

….. ti aspetto la settimana prossima per la seconda parte

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