“conoscendo noi stessi potremo sapere come dobbiamo
prenderci cura di noi, mentre, se lo ignoriamo,
non lo potremo sapere”. Socrate
Si parla di crescita personale, di percorsi evolutivi, di cammini di consapevolezza, di sviluppo personale … ma cosa vuol dire tutto questo? Provo a dare qualche risposta a queste domande facendomi aiutare da quello che ha scritto Giuseppe Falco nel suo libro “Scegli di essere felice”.
Da sempre l’uomo ha dovuto adattarsi all’ambiente naturale e sociale in cui viveva, risolvere problemi pratici e relazionali e dare un significato alla propria vita. Queste esigenze lo hanno portato spesso ad andare oltre i suoi limiti mentali e materiali per ideare e realizzare tecnologie, stabilire regole di convivenza civile, etc.
Da questo punto di vista, il concetto di crescita personale non è nuovo. Guide alla condotta quotidiana e all’evoluzione spirituale sono vecchie quanto l’uomo, basti pensare a tutta la tradizione religiosa e filosofica che ci accompagna da millenni.
Tuttavia il termine specifico “crescita personale”, in inglese “personal growth”, compare per la prima volta negli Stati Uniti grazie al “movimento per lo sviluppo del potenziale umano”, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta del secolo scorso. Lo scopo del movimento era quello di contribuire allo sviluppo delle potenzialità individuali attraverso vari approcci tra cui i gruppi di incontro o la psicoterapia di tipo umanistico.
Quest’ultima, che diede la base teorica al movimento, ebbe tra i suoi principali teorici Abraham Maslow, Carl Rogers e Fritz Perls. L’obiettivo del movimento e della psicoterapia umanistica erano:
- Portare l’attenzione su ciò che è tipicamente umano piuttosto che su ciò che condividiamo con gli animali;
- Aiutare l’individuo in un processo di crescita aperta, piuttosto che finalizzarla ad un maggior adattamento sociale;
- Interessarsi al “qui e ora” piuttosto che alla storia passata del soggetto o i suoi supposti conflitti inconsci;
- Favorire uno sviluppo non solo intellettivo ma integrale del soggetto, per esempio nutrendo il suo lato creativo o spirituale;
- Occuparsi del funzionamento ottimale dell’uomo, piuttosto che della patologia.
In sintesi lo scopo della psicologia umanistica è quello di aiutare l’individuo a fare pieno uso delle sue capacità personali per giungere all’auto-realizzazione, che richiede l’integrazione di tutte le componenti della propria personalità fisica, emotiva, intellettiva, comportamentale e spirituale.
Le caratteristiche di una persona auto-realizzata sono quindi: maturità, auto-consapevolezza e autenticità.
Dell’approccio umanistico beneficiano non solo persone che hanno ovvi problemi di salute mentale ma chiunque sia interessato alla propria crescita.
Sebbene ancora oggi l’approccio umanistico si utilizzi sia nella terapia che nella formazione, non è più l’unico possibile nel campo dello sviluppo personale. Si assiste anzi ad un proliferare di metodi diversi come: costellazioni familiari, rebirthing, PNL, EFT, bioenergetica, Yoga etc…
Al di là delle tecniche usate possiamo comunque intendere la crescita personale come un processo di cambiamento del nostro abituale modo di pensare, sentire o agire che ci permette di affrontare meglio le difficoltà quotidiane e vivere una vita più piena, reale e profonda.
Quindi possiamo dire che cresciamo quando cambiamo a livello cognitivo, emotivo o comportamentale o per adattarci meglio alle richieste dell’ambiente oppure per realizzare le nostre potenzialità, aspirazioni e valori più profondi.
Ma come può avvenire questo cambiamento? A partire dal riconoscimento dei nostri schemi o concezioni limitanti.
Se osserviamo una nostra giornata tipo, ci rendiamo conto che alcuni nostri pensieri, emozioni e comportamenti tendono a ripetersi. Sono quelli che chiamiamo schemi. Ora alcuni di questi possono essere molto limitanti : immaginiamo, per esempio, una persona che trova ogni occasione per polemizzare con gli altri. Si tratta di uno schema che limita la sua capacità di vivere relazioni interpersonali, in quanto la imprigiona in un modo rigido di relazionarsi con il mondo.
Possiamo dire che uno schema è limitante quando:
- Ci causa problemi
- Ci impedisce di vivere una vita piena, profonda e reale.
Riconoscere che un proprio schema di vita è limitante è quindi il primo passo per avviare un processo di crescita personale.
Di seguito, capire che noi non siamo i nostri schemi limitanti, bensì un campo di possibilità in larga parte irrealizzate. E’ come se dentro di noi esistesse un’orchestra formata da un numero enorme di strumenti e possibili melodie: il nostro compito di crescita personale consiste quindi nel consapevolizzare che i nostri schemi di vita limitanti ci portano a suonare quasi sempre gli stessi strumenti e le stesse melodie . Crescere significa risvegliare queste voci latenti.
Il secondo passo, che potremo chiamare di “apertura”, è confrontarsi con visioni del mondo o pratiche diverse dalle nostre ; in questo caso il confronto dei nostri schemi limitanti con stili alternativi porta ad una relativizzazione e ad un indebolimento dei nostri schemi e alla loro conseguente perdita di potere.
Il terzo passo è l’azione; a nulla vale infatti conoscere, se poi non mettiamo in pratica nei nostri comportamenti quotidiani quello che abbiamo appreso, se no tutto ciò che scopriamo rischia di galleggiare solo come una foglia morta sul fiume della nostra vita.
Azione quindi che ci fa diventare i veri protagonisti del nostro vivere, abili nell’imprimere la direzione che vogliamo alle nostre azioni . Efficaci nel trovare il “giusto mezzo” , capace di trasformare i nostri modi rigidi di interagire con il mondo che ci circonda in contatti più funzionali ed equilibrati.
Azione che ci fa approdare a nuove idee, nuovi modi di pensare e sentire . Scenari alternativi che alimentano nuovi progetti di vita con prospettive diverse che ci arricchiscono e ci permettono di vivere in un modo più pieno.