Per un bambino che è impotente, innocente e totalmente dipendente, ogni abuso, ogni intolleranza, ogni mancanza di attenzione è un’esperienza di abbandono. Noi proviamo che lì con noi non c’è nessuno che si prenda cura dei nostri bisogni. Questa sensazione provoca il panico.
Anche se ora siamo adulti e possiamo realisticamente provvedere di persona alle necessità, quando la ferita si apre il nostro bambino interiore riesce soltanto a ricordare una situazione precedente in cui la paura era devastante. Perciò evitiamo di aprire questa ferita.
E’ spesso difficile risalire alle fonti di questa ferita. Per quelli che sono stati di fatto abbandonati da uno o da entrambi i genitori, o per coloro che hanno subito un abuso fisico o sessuale, la causa è più ovvia. Ma può non essere altrettanto chiaro per altri.
Allo scopo di “guarire” il nostro bambino ferito, non è così importante scoprire perché ciò si è verificato. Ma è importante riconoscere che è successo e riconoscere le ramificazioni di questo evento nella nostra vita quotidiana, particolarmente nelle nostre relazioni. Alcuni di noi possono aver trovato sistemi più efficaci per coprire, negare o “compensare” la ferita, ma tutti quanti ce la portiamo addosso.
Sentirla invece che fuggirla richiede un coraggio immenso.
Come, quindi, affrontare la ferita?
- Riconoscere che le nostre pretese coprono le nostre paure dell’abbandono e della privazione => la nostra reattività e le nostre pretese, le nostre strategie, i nostri sforzi di controllare, dominare, manipolare l’altro, non sono altro che una copertura per la nostra ferita dell’abbandono. In maniera inconscia il nostro bambino interiore spera che troverà, alla fine, qualcuno che soddisfi tutti i bisogni insoddisfatti della sua infanzia. Il nostro adulto può riconoscere razionalmente che ciò non è possibile, ma il nostro bambino non abbandona mai questa speranza. E questa speranza viene quindi proiettata, per lo più inconsciamente, sulla persona che amiamo o sulla vita, in generale. La nostra ferita dell’abbandono viene stuzzicata nel momento in cui cominciamo a sentire che i nostri bisogni non sono soddisfatti. Perciò il primo passo è riconoscere che la ferita dell’abbandono è stata stuzzicata. Per il nostro bambino quello che sta accadendo nel momento presente è un reale abbandono.. Non riesce a distinguere il fattore scatenante dalla fonte originale. Quando l’evento originante si è verificato era troppo devastante da sentire. E ora che il dolore viene provocato, al nostro bambino interiore sembra che abbia la stessa intensità.
- Accettare la paura e il dolore e dare loro spazio => più siamo disponibili ad affrontare la ferita quando arriva, più facilmente la supereremo. Se usiamo la relazione per evitare di sentire questo vuoto, non funzionerà mai, stiamo usando la relazione per fuggire da noi stessi. La nostra mente non vuole entrare nel vuoto. Per attitudine preferiremmo essere felici. Ma con una tale attitudine non è possibile attraversare il dolore, quando essi si presenta. Questo stato di cose si acuisce nella relazione perché, condizionati dalla convinzione romantica, crediamo, che il nostro partner ci darà ciò che da bambini non abbiamo ricevuto. Quando poi la nostra relazione ha superato il periodo di “luna di miele”, in cui tutto è meraviglioso e il nostro amato incarna tutti i bisogni e desideri più grandi, ci dirigiamo inevitabilmente verso la delusione, è qui che iniziano i problemi. Per un certo periodo possiamo vivere nella negazione dei sentimenti oppure adattarci, ma in realtà stiamo covando del risentimento. Questo risentimento può essere espresso in molti modi indiretti: sarcasmo, atteggiamento di critica e di giudizio etc.. Nel frattempo la relazione si fa sempre più amara e probabilmente alla fine abbandoneremo la relazione, assolutamente convinti che era necessario perché l’altra persona non era in grado di soddisfare i nostri bisogni. Stiamo omettendo di riconoscere che ogni relazione provocherà, in qualche modo, la nostra privazione e il nostro abbandono. Mentre è proprio provando questi dolori con consapevolezza che possiamo lentamente riempire i nostri vuoti. Questo può aiutarci ad accettare il nostro essere soli. Solo quando abbiamo la volontà di affrontare questo processo in maniera completa possiamo cominciare a trovare un po’ di armonia nella nostra vita amorosa e un po’ di grazia nella traversata della nostra vita.
- Andare in cerca di sostegno => quando la ferita è aperta ci può essere un’ansia tremenda. Talvolta l’oscurità e la solitudine sembrano senza fondo, interminabili e pensiamo di impazzire. Possiamo sentirci profondamente depressi, diventare pesantemente autocritici e una generale negatività e perdita di fiducia oscura tutte le nostre giornate. In queste occasioni il primo passo è rischiare e chiedere aiuto all’esterno, senza aspettarsi che qualcuno faccia sparire il dolore. Molti di noi sopportano questo dolore nell’isolamento, rafforzando la convinzione che dobbiamo affrontare da soli il dolore. Questo è un falso modo di essere soli, basato più sulla contrazione che sull’espansione, sulla diffidenza e la paura piuttosto che sulla fiducia. C’è una voce interiore che dice: “Nessuno può starmi vicino quando mi sento così”, oppure, ” Sono un peso”. Ma la nostra “guarigione” arriva proprio rivolgendoci a qualcuno quando soffriamo. Quando ho trovato il coraggio di rivolgermi a qualcuno, molta della paura è svanita.
In conclusione il maggior aiuto per superare la ferita è proprio la VOLONTA’ di sentirla. Una volta che rivolgiamo verso l’interno l’energia e cominciamo ad assumerci le nostre responsabilità per il dolore, le cose sembrano cambiare radicalmente. Quando il dolore è stato stimolato e la rabbia o la delusione si presentano, in quel momento ci stiamo permettendo di sentire la paurae prorpio da quel momento inizia la risalita …..