“… sei come sangue al cuore, sei come respirare
sei vita che non si cancella mai…..”
Anonimo
Poche felicità sono dirompenti, esaltanti e smisurate come la felicità provata nell’aver trovato e ri-conosciuto l’altro.
Poche felicità riempiono così tanto quanto quella che appartiene all’inizio di una storia. La felicità degli inizi non assomiglia a nessun’altra.
E’ assoluta, invasiva, non lascia spazio a niente e a nessuno. E’ una sferzata di energia purissima. Una vertigine furibonda. Una tavola sontuosamente imbandita, dove potersi servire a piene mani.
Gli inizi sono dolci. Gli inizi hanno uno splendore abbagliante: c’è tutto e ce n’è di più e ancora di più, in abbondanza. Ogni cosa è nuova, tirata a lucido, e risplende. La vita trabocca. Quasi non ci si sta dentro.
Descrivere la felicità è difficile. E’ molto più facile raccontare la disperazione. A pensarci, esistono una quantità spropositata di canzoni, film, romanzi e poesie che parlano delle pene amorose e, a confronto, molto poche che descrivono l’estasi magica dell’amore allo stato nascente.
Forse è che la felicità non impone la riflessione, non induce a fermarsi. Essa è spinta, movimento, non chiede altro che di essere vissuta.
La felicità non si può dire. Però lo stesso si può provare a fare qualche riflessione.
Gran parte dell’esaltazione provata in questo momento iniziale è dovuta al piacere di avere aperte davanti a noi una serie infinita di possibilità. Tutto è ancora da farsi, tutto deve ancora succedere. Si tratta di un’eccitazione che ricorda quella del bambino di fronte ad una promessa di imminente soddisfazione e gratificazione.
Si diventa, da innamorati, come ragazzini al primo giorno di vacanze estive, perché l’amore, negli inizi, racchiude e porta un’enorme promessa di felicità.
Il nuovo che sta lì davanti, l’altro e ciò che accadrà con e grazie a lui, è esaltante. Fa luccicare l’aria tutto intorno. Vibra e tiene tesi come un arco pronto a scoccare la freccia.
Amore è generoso, e all’inizio fa molti regali vistosi. Prima fra tutti la sensazione di essere aumentati, di vivere una vita che è più vita. Il riverbero di ciò che proviamo investe ogni cosa: siamo molto più buoni, più ottimisti, più disponibili. Il mondo è un posto più bello. E noi possiamo fare tutto.
Amore regala euforia (sono tutto), ingordigia (voglio tutto), delirio di onnipotenza (posso tutto). A piene mani. Rende infinitamente indulgenti: ogni cosa è meravigliosa. E l’altro è perfetto!
L’incanto, poi, si benedice di continuo: trovato e ri-conosciuto l’altro, ogni giorno e ogni istante si ringrazia infinitamente la sorte. Perché l’inizio dell’amore è questo: è colmo di un meraviglioso senso di sollievo.
Ripetutamente torna e torna una domanda: come ho fatto fino a oggi? Come ho fatto senza tutto questo? Come diavolo ho fatto fin qui senza questa persona?
La sensazione degli inizi è di cominciare a respirare veramente, mentre prima stavamo come in apnea. Quando hai riconosciuto l’altro pensi di essere un reduce, di aver scampato un pericolo, una terribile catastrofe.
Dici, con terrore: “Mio Dio, se non ti avessi mai incontrato…..!”