E arriviamo alla prossima nota dell’Armonia: la Nobiltà d’Animo …..
La Nobiltà d’Animo ci aiuta a fertilizzare dentro di noi l’ascolto, la comprensione dell’altro come diverso e unico, il rispetto, la generosità, la compassione e il perdono. Per questo è importante mantenere buone relazioni con i propri cari, con i familiari, gli amici, i vicini di casa, gli altri da noi e anche con tutti quelli che abitano dall’altra parte del globo. Per questo è importante che nelle relazioni sociali, di qualunque genere esse siano, ci facciamo orientare dalla bussola della Cortesia che segnala i quattro punti cardinali di Rispetto, Gentilezza, Benevolenza e Generosità.
La bussola ci segnala le parole, i toni e i modi giusti per fare stare bene le persone intorno a noi.
La ricetta sembra semplice; un po’ d’attenzione, un po’ di riflessione, una selezione empatica di parole positive, l’uso appropriato dell’intelligenza sociale sostenuta dalla benevolenza e dal rispetto per la dignità di ciascun essere umano.
Il rispetto ci porta a riconoscere che l’altra persona ha la sua dignità e che i suoi interessi, bisogni, valori, diritti e unicità meritano la nostra considerazione, senza pregiudizi.
Ogni persona è degna di un’adeguata porzione di attenzione, un’autentica cura ed empatia onesta, senza falsità. La cortesia ci fa rispettare le posizioni sociali dell’altra persona mai ignorando la sua presenza, mai minacciando la sua dignità, mai sminuendo il suo prestigio.
Gentilezza è un sincero sorriso espresso con sguardo discreto e parole gradevoli. Ognuno sa come umiliare, offendere, squalificare un’altra persona; ognuno, tuttavia, è anche capace di trasformare una potenziale offesa in uno scambio di benevolenze. La benevolenza è l’atteggiamento mentale che porta a scoprire l’umanità che c’è in ogni persona.
E’ la Nobiltà d’Animo che impedisce azioni squalificanti, offensive, umilianti, maleducate. E’ la nobiltà d’animo che fa privilegiare il perdono al rancore. Il perdono lenisce la sofferenza emotiva e cognitiva del dolore subito e fa riguadagnare fiducia in noi stessi e negli altri, ristabilendo relazioni positive con le persone che ci hanno fatto del male.
Il perdono ha valore catartico connesso alla clemenza, alla compassione, alla generosità e soprattutto alla rinuncia del legittimo diritto di nutrire rabbie e risentimento.
La Nobiltà d’Animo stimola a trattare alcuni argomenti con delicata sensibilità, perché sappiamo che potrebbero far soffrire la persona, conoscendo l’impatto negativo di parole o gesti offensivi o minaccianti.
Se cogliamo le somiglianze che vi sono tra gli esseri umani, ricchi o poveri, donne o uomini, religiosi o atei, di destra o di sinistra, proviamo profonda empatia e sintonia con i nostri simili, consapevoli che ognuno di noi per crescere ha dovuto superare tappe difficili e sopportare pene e dolori, perdite e rinunce.
Se sentiamo i nostri interlocutori simili a noi, imperfetti come noi, perché hanno sofferto, perché hanno avuto cattivi maestri, perché non hanno ancora imparato, allora i nostri gesti nei loro confronti esprimono generosità e benevolenza: non pensiamo più male degli altri esseri umani né concepiamo di fare loro del male. Ci sentiamo profondamente simili.
Quando parliamo e ci comportiamo seguendo le indicazioni della bussola della cortesia diamo concretezza al desiderio di creare intorno a noi un clima di gentilezza, benevolenza, generosità e soprattutto rispetto. Questa logica contribuisce a far sentire gli altri a proprio agio, a salvare la loro faccia sociale, proteggendo il loro prestigio.
Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a un altro uomo.
La vera nobiltà sta nell’essere superiore
alla persona che eravamo fino a ieri.
Samuel Johnson
Secondo me, la nobiltà d’animo, insieme al tatto, sono qualità (e sensibilità) che possediamo tutti. Quello che ci differenzia è che questa nobiltà è condizionata – e di conseguenza espressa o meno – dallo stato dell’animo. In altre parole, l’asticella del nostro essere empatici, aperti e comprensivi si alza o si abbassa a seconda se siamo tristi, contenti o furiosi. Non di meno vale per i quattro punti cardinali di cui scrivi. La chiave per aprirci al prossimo – e quindi al mondo – è la consapevolezza di tale condizionamento. Sono del parere che il più delle volte reagiamo, e ci rendiamo conto (ahimè non sempre) della reazione un secondo dopo. Non siamo cattivi né buoni per definizione. Siamo solo sensibili all’ambiente e alle circostanze. Il ricorso della bussola della cortesia come orientamento è sia prova che necessità (intesa come traccia da seguire per migliorarsi) della nostra condizione perfettibile: meravigliosamente umani!
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