I motivi per i quali una persona può finire nella rete vischiosa della dipendenza affettiva sono moltissimi. Primo fra tutti quello legato al vissuto personale da ricercare negli affetti primari e nei vuoti, nelle carenze e nei traumi che si sono avuti in eredità.
In particolare nel rapporto instaurato durante l’infanzia con i genitori, se quest’ultimi hanno lasciato insoddisfatti i bisogni infantili costringendo i bambini i cui bisogni d’amore rimanevano inappagati ad adattarsi imparando a limitare i loro bisogni. Questo processo di limitazione può portare al formarsi di pensieri del tipo: “I miei bisogni non hanno importanza” o “non sono degno di essere voluto bene”.Da adulti, questi “bambini non amati” dipendono dagli altri per quanto concerne il proprio benessere psico-fisico e la soluzione dei loro problemi. Vivono nella paura di essere rifiutati, scappano dal dolore, non hanno fiducia nelle loro capacità e si giudicano persone non degne d’amore. E da adulti, nelle relazioni d’amore che avranno, ripeteranno lo stesso identico schema, lo stesso copione, la stessa storia. Penseranno di non meritarsi un bel niente, annullandosi completamente e chiedendo continuamente conferme.
Inoltre quanto più i suddetti bisogni rimangono insoddisfatti all’interno del legame significativo infantile (quello madre-bambino), tanto più tale legame si rinnova immodificato nei confronti delle nuove figure di riferimento: il partner in questo caso. Allo stesso tempo più una relazione deve adempiere ad esigenze basilari di protezione e di sicurezza, tanto più forte è il legame che si sviluppa e tanto maggiori sono le minacce potenziali che possono provenire da qualsiasi situazione esterna che metta in discussione tale legame.
Tra le caratteristiche della storia familiare e personale condivise da chi è coinvolto in un problema di dipendenza affettiva ci sono:
- la provenienza da una famiglia in cui sono stati trascurati, soprattutto nell’età evolutiva, i bisogni emotivi della persona;
- una storia familiare caratterizzata da carenze di affetto autentico che tendono ad essere compensate attraverso una identificazione con il partner, un tentativo di salvare lui/lei che in realtà coincide con un tentativo interiore di salvare se stessi;
- una tendenza a ri-attribuirsi nella propria vita di coppia, più o meno inconsapevolmente, un ruolo simile a quello vissuto con i genitori che si è tentato a lungo di cambiare affettivamente, in modo da poter riprovare a ottenere un cambiamento nelle risposte affettive pressoché inesistenti ricevute nella propria vita;
- l’assenza nell’infanzia della possibilità di sperimentare una sensazione di sicurezza che genera, nel contesto della co-dipendenza, un bisogno di controllare in modo ossessivo la relazione e il partner, che viene nascosto dietro un’apparente tendenza all’aiuto dell’altro.
Da tutto ciò vediamo come il peso dell’infanzia sia fondamentale nel nostro vissuto sentimentale e nella scelta del partner. Tuttavia voglio sottolineare anche che, tendenzialmente una persona tenterà, in maniera del tutto inconsapevole, di trovare nell’amore e nelle relazioni affettive non solo qualcosa dell’antico amore originario provato per le figure genitoriali ma cercherà pure, di rimettere i conti a posto con quel passato lontano, se quel passato è stato fonte di sofferenza, se ha inferto ferite o causato vuoti.
Un esempio semplice. Nel caso di una donna che abbia avuto un padre distante e anaffettivo, l’innamorarsi di una figura simile, che presenti gli stessi tratti caratteriali e comportamentali, che induca la messa in scena dello stesso tipo di copione, donerà l’iillusione di colmare i vuoti patiti nell’infanzia, di riavere indietro quello che non si è ricevuto, quello per cui si sente di essere in pesante credito.
Molte delle donne coinvolte in dipendenze affettive hanno subito gravi abusi e maltrattamenti nella loro infanzia. Da adulte cercano il riscatto, pretendendo amore dal loro carnefice.
Ha ragione Hanif Kureishi quando dice:” Siamo molto precisi quando scegliamo le persone d’amare. Specialmente quando scegliamo quelle sbagliate”. Siamo precisi perché quella persona sbagliata è in realtà giusta, giustissima per realizzare l’antico copione cui ci “costringe” il nostro vissuto infantile.
….. e ancora ……