Riflessioni per ri-trovarsi ...

Esagerare e divertirsi

ridere di sè

La capacità di ridere di se stessi presuppone che si sappia in genere su cosa si possa ridere.

Ridiamo a volte volentieri delle disavventure degli altri soprattutto quando ne sono i diretti responsabili. Si parla di “terzo che gode” riferendosi ad una persona estranea alla situazione, che osserva una lite e ne sorride proprio perché non ne è coinvolta. Il provare gioia per il male altrui è una forma aggressiva di umorismo.

Nella comicità, nell’ironia e quindi nell’autoironia, c’è bisogno di distanza, ma anche di compassione, bisogna vedere l’altro non come uno stupido che commette degli errori che noi non faremmo mai, bensì come una persona cui è capitato di sbagliare come potrebbe succedere a chiunque. Dovremmo sentirci partecipi della situazione dolorosa che l’altro sta vivendo, e allo stesso tempo, non essendo direttamente coinvolti, riconoscere le circostanze che lo hanno portato all’errore.

Per sviluppare un vero senso dell’umorismo, ci si deve conoscere bene ed essere disposti a prendersi in giro esattamente come faremmo con gli altri.

Una dimostrazione a questo riguardo è proprio la capacità di esagerare i nostri errori abituali ridendoci su, uno stratagemma che nella vita di tutti i giorni può aiutarci a tollerare meglio i nostri insuccessi. Forse in questo modo capiremo che siamo proprio noi a fare in modo che ci capitino sempre le stesse disavventure, acquisiremo più controllo e potere decisionale sulla nostra vita, ci rilasseremo diventando più tolleranti verso noi stessi.

La comicità e l’improvvisazione si influenzano a vicenda, e allo stesso tempo offrono possibilità e suggerimenti per la vita di tutti i giorni che ci avvicinano all’umorismo, sollevandoci dall’inerzia.

Se interrompiamo le nostre abitudini, la vita può cambiare e la gioia aumentare. A questo proposito perché non utilizzare alcune strategie proprie dell’arte comica inserendole nella vita quotidiana?

L’esagerazione è la base della comicità dalla quale discendono la maggior parte delle altre tecniche

Partendo ad esempio dal fare la caricatura di alcuni rituali personali o comportamenti ricorrenti, fino a sdrammatizzare le situazioni stressanti e cogliendo solo l’aspetto comico degli eventi.

Possiamo scoprire tante possibilità comiche in noi stessi. Proprio quando qualcosa va storto, possiamo provare a celebrare la sconfitta trovando forze creative che ci diano energia. Se siamo in grado di accettare i fallimenti e le disavventure che incontriamo nella nostra vita, finiamo con il temerle meno e col liberarci così da paure inutili.

Autoironia come sdrammatizzazione del proprio ruolo e leggero umorismo diretto alla propria persona significa quindi conoscenza dei propri limiti. Quando si riesce a ridere per qualcosa, nel nostro organismo si verifica una scarica di tensioni accumulate che nella mente producono il benefico effetto di sdrammatizzare quello che appariva come un groppo difficile da digerire. Dunque ridere è come versare del lubrificante negli ingranaggi. Tutto tende a divenire meno complicato e più alla portata di qualche soluzione positiva. Avere il dono dell’umorismo è come essere fornito di un passaporto che ci fa superare facilmente molte frontiere senza pagare prezzi esorbitanti.

L’umorismo aiutandoci a scaricare le tensioni ci insegna a relazionarci meno drammaticamente con il mondo e ad avere anche un rapporto migliore con noi stessi. L’autoironia è un segno di equilibrio, di maturità e di saggezza. Chi sa ridere di sé si presenta nel modo migliore agli occhi degli altri e facilità le relazioni smussando i contrasti.

Accettarsi e riuscire a prendersi in giro significa amare se stessi così come si è: riuscire a farlo è indice di una personalità che sa giocare con se stessa e con gli altri.

L’umorismo è una forma particolare di autorappresentazione di sé che ci costringe a guardarci da angolature sempre diverse e che ci permette di riprendere la nostra vera essenza umana, scrostandola da tutte quelle false facciate che adottiamo per vivere in società.

Lavorare sul proprio umorismo, quindi, vuol dire rimettersi in gioco continuamente, e questo non significa affatto dimenticarci del nostro ruolo nella vita ordinaria, ma semplicemente non viverlo in modo totalizzante e annullante. Se riusciamo a fare questo, riusciamo anche a guardare il resto del mondo che ci circonda con un occhio diverso, leggero e divertito, impariamo a comunicare e condividere con gli altri questa nostra particolare visione, migliorando le nostre relazioni e di conseguenza il nostro Ben-Essere.

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