Maria Lassnig – Ritratto di un bravo bambino-
Raramente un figlio viene accettato per ciò che è, e quasi sempre i genitori tendono, consapevolmente o meno, a desiderarlo diverso e a plasmarlo secondo qualche loro modello ideale. Lo stesso fanno poi gli insegnanti quando il bambino inizia ad andare a scuola.
La situazione non è, ovviamente, uguale per tutti: alcuni genitori e insegnanti sono al riguardo più severi ed esigenti, altri più amorevoli e disposti a sostenere il bambino rispettandone l’indole e le predisposizioni.
L’educazione dovrebbe essere il processo attraverso il quale il potenziale di ogni individuo viene riconosciuto e aiutato a germogliare, a venire fuori, invece quello che si fa in famiglia e a scuola è spesso immettere dentro di lui i valori e gli schemi mentali e comportamentali degli adulti. Sia la famiglia che la scuola, nella maggior parte dei casi, vogliono che i bambini si comportino in modo conforme alle loro aspettative, valori esigenze e regole, e a tal fine usano premi e punizioni, minacce e promesse: “se sei buono e bravo (nel modo in cui io adulto intendo tali termini) allora ti amerò, altrimenti no, e ti punirò”.
I modi in cui ciò avviene non sono quasi mai così espliciti e spesso i messaggi assumono forma implicita, allusiva, non verbale, senza per questo essere meno incisivi.
Già attorno ai due anni di età il bambino si accorge che attuando determinate azioni o esprimendo certi lati del suo carattere i genitori non rispondono come lui vorrebbe, anzi, talvolta lo puniscono, quindi tende a reprimere tali lati enfatizzando invece quelli che raccolgono consensi.
Man mano che cresce si fa un’idea sempre più chiara del sistema di valori e regole che caratterizza il proprio ambiente e quindi la maschera diventa sempre più definita: in alcuni casi sarà quella del bravo bambino, qualora il bambino si trovi a viere in una famiglia in cui obbedire e comportarsi secondo le regole costituiscono un buon modo per ricevere apprezzamenti; il altri casi si tratterà invece della maschera del bambino autonomo, magari perché i genitori lavorano entrambi e spingono il figlio a rendersi precocemente indipendente. Vi sono poi famiglie molto avare di apprezzamenti, costituite da genitori distratti, assenti o competitivi, nelle quali l’unico modo per avere un po’ di attenzioni è di competere con gli adulti per il potere, e altre famiglie ancora, in cui l’unica possibilità per farsi notare è combinare qualche guaio, mentre adattarsi o rendersi autonomi vorrebbe dire vivere in un clima di assoluta indifferenza.
Tutti i genitori sostengono di amare i propri figli e la maggior parte di essi sono in buona fede; purtroppo non tutti hanno le idee chiare su cosa sia l’amore e soprattutto su cosa sia l’amore incondizionato