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Come non accettiamo la realtà: le 5 libertà per vivere consapevolmente

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Tra i vari motivi per cui mettiamo davanti a noi barriere, difese, scuse per non accettare  la realtà , due , sono a parer mio, le più dure a cambiare.

Non accettiamo la realtà perché molto spesso abbiamo imparato che c’era il modo giusto di fare le cose, di vivere, di manifestare la nostra verità.

Perché abbiamo imparato a non vedere quello che è, bensì piuttosto quello che crediamo di dover vedere.

Negli anni settanta una psicoterapeuta assai famosa, antesignana della terapia famigliare, aveva riassunto magistralmente questa situazione postulando cinque libertà che l’essere umano era necessario imparasse se voleva vivere consapevolmente fino in fondo.

Secondo Virginia Satir la prima libertà consiste nel “vedere e capire ciò che è, anziché ciò che dovrebbe essere, che dovrebbe essere stato e che dovrebbe prodursi”.

Accettare quello che è , come ho già scritto in precedenti post, significa riuscire a prescindere temporaneamente da tutto quello che ci è stato detto riguardo tale realtà, vuol dire essere in grado di entrare in contatto con essa riducendo al minimo filtri e programmazioni mentali.

Vedere e capire ciò che è sembra semplicissimo, ma la nostra interpretazione oppone una strenua resistenza. Vediamo in funzione di quello che crediamo di dover vedere e capiamo in funzione di ciò che crediamo dover capire.

Vedere e capire ciò che è; nessuna soluzione è possibile fino a quando non riusciamo ad accettare ciò che è, fino a quando non ci permettiamo di vedere e di capire ciò che è.

La seconda libertà consiste nell’”avere il coraggio di dire quello che sentiamo e pensiamo”, anziché quello che crediamo di dover sentire e pensare.

Parecchie persone non possiedono questa libertà personale. Quanto dicono pertanto non corrisponde a ciò che è, a ciò che sentono e pensano davvero, bensì è quello che i loro pensieri irrazionali le inducono a credere sia opportuno sentire e pensare.

Molte vite vengono rovinate perché non si ha la libertà di dire quello che si sente e si pensa!

Che si tratti della famiglia, della coppia, della vita professionale o delle relazioni amicali, tante persone hanno imparato a dire soltanto quello che sembra loro adatto alla situazione o alle persone con cui si trovano.

Il tutto ha inizio durante l’educazione del bambino, quando i genitori non riescono né ad ascoltare né a dialogare con lui, oppure si arrabbiano se il figlio dice sinceramente quello che pensa o sente. Si prosegue poi con la vita familiare e sociale, in particolare nelle coppie in cui uno dei partner prende il potere, instaurando una specie di terrorismo emotivo, “costringendo” l’altro a filtrare tutto quello che dice e spesso a esprimere qualcosa di diverso da quanto pensa e sente.

La terza libertà consiste nel “permettersi di provare ciò che  si prova”, anziché quello che si crede di dover provare.

Per esempio, se nella coppia l’amore è scomparso, se uno dei due partner non prova più amore per l’altro, succede che la persona si convinca di dover provare amore e non si permetta di rimanere davvero in contatto con quanto avverte, dando così vita ad un rapporto e ad un discorso fittizi che le impediscono di prendere in considerazione ciò che è e  magari di accettarlo per poter costruire qualcosa di altro.

La quarta libertà è quella di “chiedere con chiarezza ciò che vogliamo”, anziché aspettare che ci venga data una ipotetica possibilità di farlo.

A causa della loro educazione e delle loro credenze, molti sono coloro che vivono in una dolorosa illusione, convinti a torto che questa illusione sia la realtà. Non hanno quello che desiderano, vivono male perché si impediscono di comunicare i loro bisogni e desideri.

Infine, la quinta libertà consiste nel “mettersi in gioco in prima persona” anziché ricercare unicamente la sicurezza e l’immobilità.

A seconda della loro capacità di vedere la realtà e accettarla, le persone si concedono il diritto di intraprendere, di agire, di correre rischi calcolati oppure, al contrario, vivono confinate e mutilate di ogni ambizione.

Sviluppare quindi la capacità di essere davvero in contatto con la realtà, di vivere il momento presente, ci permette poco a poco di accettare quello che è per decidere poi quale strada prendere

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