A proposito del rischio

rischio 2

“Arriva sempre un momento in cui

non c’è altro da fare

che rischiare …”

J.Saramago

L’assunzione dei rischi è legata alla stima di Sé e fa parte integrante del senso di responsabilità di un individuo. Rischiare non vuol dire mettersi in pericolo, quanto piuttosto avere il coraggio di essere gli artefici di ciò che ci accade e di modificare qualcosa di noi o della nostra vita.

Spesso ci rifugiamo in vecchi copioni che se, da un lato, a volte ci vanno stretti, dall’altro ci rassicurano con la loro prevedibilità.

Rischiare significa accettare anche che le cose vadano diversamente da come le si desidera e progetta, ma se ci si pone con un atteggiamento pro-attivo verso il cambiamento le probabilità che questo accada diminuiscono notevolmente. Se rimaniamo immobili e passivi davanti agli eventi questo rischio può diventare una certezza.

Il rischio psicologico può essere sia intrapsichico sia a livello sociale. Entrambi comprendono la possibilità di perdita o di sofferenza interiore la perdita dell’approvazione di altre persone, la vulnerabilità, l’ansia e il malessere che si sperimentano quando si provano impulsi vissuti come pericolosi, quando ci si avvicina ad emozioni spiacevoli e ci si espone al possibile rifiuto da parte degli altri.

Il rischio interiore si riferisce alla consapevolezza di pensieri e sentimenti rifiutati perché considerati inaccettabili o minacciosi. E’ il rischio di scoprire e conoscere. Il rischio è scoprire qualcosa di se stessi , anche qualcosa di cui non si aveva consapevolezza, affrontando l’eventualità che ciò che si teme sia reale almeno in parte (es: “la mia rabbia è incontrollabile”, “non sono degno d’amore” ).

Il rischio interpersonale è simile a quello interiore ma viene stimolato da eventi diversi: è il rischio di rivelarsi, di essere conosciuti scoperti. Comprende al rifiuto interpersonale e la rivelazione del proprio mondo intimo.

Quando non sopportiamo di assumerci il rischio di un eventuale rifiuto, vivendo nell’illusione di “dover essere amati” da tutti, siamo maggiormente inclini ad adottare diverse strategie di comportamento finalizzate ad evitare la nostra paura di soffrire a causa di un possibile rifiuto.

Ed allora facilmente selezioniamo le occasioni o i luoghi di incontro, reprimiamo la nostra curiosità per il nuovo, impieghiamo le nostre energie per scopi ed attività ritualizzate che non prevedono elementi di turbativa emotiva.

Così in qualche maniera evitiamo di “vivere”, ci chiudiamo entro le mura del nostro castello impedendoci di assaporare la varietà e la ricchezza delle esperienze della vita.

Rinunciando ad incontrare l’altro rischiamo ben di più di un suo rifiuto, neghiamo la possibilità di incontrare noi stessi…..

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