Molto spesso durante un percorso di Counseling capita di portare le persone a riflettere su cosa, nella loro vita, le fa sentire più nel proprio potere.
Il più delle volte le loro risposte sono:
“Sento di acquisire potere quando mi sento centrata”
“Sento di acquisire potere quando metto dei limiti”
“Sento di acquisire potere quando mi prendo la responsabilità di me stessa”
“Sento di acquisire potere quando mi accorgo di quanto mi sono impegnat nella mia crescita e di quanto fino ad ora ho realizzato”
“Sento di acquisire potere quando ho successo”
Senti di acquisire potere quando sono connessa al mio corpo e mi sento radicata a terra”.
Da queste affermazioni si evince che sentiamo di acquisire potere, soprattutto, quando siamo nella nostra energia, mentre ci sentiamo privati di potere quando ci sentiamo indifesi, confusi e sopraffatti dalla vita o da qualcuno.
Tuttavia siamo ingiusti verso noi stessi se basiamo il nostro potere solo sul sentirci centrati, forti, assertivi. Quando veniamo colpiti nella nostra autostima siamo spesso in uno stato di choc che ci rende incapaci di sentire noi stessi e di rispondere, quindi, in un modo appropriato. E spesso siamo così lontani da un contatto con ciò che vogliamo, desideriamo, sentiamo e pensiamo, che solo più tardi scopriamo di aver tradito noi stessi.
La nostra esperienza è che impariamo a darci potere dicendo un “sì” a noi stessi a un livello profondo. Cioè sentendo noi stessi con un senso di compassione e accettando quello che si presenta , momento per momento.
La strada verso l’acquisizione di potere ha due poli: uno femminile e l’altro maschile.
L’aspetto femminile include l’osservare e il sentire da vicino noi stessi in quei momenti in cui ci sentiamo minacciati, indifesi, senza potere, confusi, paralizzati, spaventati, insicuri.
Un osservare e un sentire senza la pressione o l’aspettativa che saremo capaci di rispondere con potere o semplicemente che sapremo in qualche modo rispondere. Lo choc può essere così profondo che quello che nel momento possiamo fare è solo osservare l’intera situazione.
Questo significa diventare consapevoli e sentire la paura, in particolare quando qualcuno vuole qualcosa da noi o quando ci sentiamo sopraffatti dalle sfide della vita. Normalmente, in queste situazioni, non siamo presenti, ci distraiamo e ci allontaniamo in un modo o nell’altro: compiacendo, isolandoci o dissociandoci. Ci vuole molto coraggio per essere presenti e sentire quello che ci accade dentro.
L’acquisizione di potere viene dal trovare il coraggio e la determinazione a rimanere presenti e a sentire la paura e le sottili sensazioni fisiche associate alla paura.
Lentamente, con il tempo e con molta pazienza, possiamo imparare a riconoscere che non siamo solo un bambino in panico, ma che abbiamo anche la forza e la determinazione per sentire noi stessi piuttosto che distrarci in qualunque modo.
Attraverso tentativi ed errori e senza il dovere di “fare la cosa giusta”, se ci impegniamo a d essere presenti e a sentire cominciamo a scoprire che cosa va bene per noi.
L’aspetto maschile dell’acquisire potere include, invece, correre piccoli rischi, dicendo di che cosa abbiamo bisogno e che cosa vogliamo, anche se questo può farci incorrere nella disapprovazione.
L’aspetto maschile comprende anche l’impegnarsi a fare piccoli passi per non permettere che le nostra pure ci facciano continuamente affondare in un continuo rimandare e nel ritirarsi.
Anche in questo caso non si tratta di fare o dire la cosa giusta, ma semplicemente correre il rischio di comportarsi in un modo nuovo, diverso, più vicino al nostro cuore.
Il correre piccoli rischi ha una grande forza trasformativa e produce un profondo cambiamento interiore. Questo cambiamento conferisce potere, gradatamente le paure diminuiscono e ritorna il senso di sé.
liberametne tratto da:
Krishnananda,Amana – “Fiducia e sfiducia” – Ed.Feltrinelli