Proseguendo nel cammino per ri-trovarsi un’altra tappa fondamentale è l’accettazione dei propri sentimenti qualunque essi siano.
Molto spesso le persone tendono a nascondere aspetti di sé di cui non vanno fiere e che hanno a che fare con l’esperienza di alcune emozioni quali il dolore, la rabbia, la paura, la gelosia, la sofferenza…
Come ha sottolineato Jung queste parti di noi tenute nascoste vanno a costituire la nostra “Ombra” e sono condizionate dal timore profondo che la loro manifestazione sarebbe criticata o avrebbe conseguenze terribili e spaventose.
Fin da bambini ci viene insegnato che è bene nascondere alcune emozioni e che esprimere le proprie “debolezze” emotive ci può esporre al rischio di essere vulnerabili.
I messaggi che abbiamo ricevuti sottesi a questa credenza sono:
- Non mostrare i tuoi sentimenti
- I tuoi sentimenti possono spaventare gli altri
- E’ pericoloso manifestare le tue emozioni
La paura di esprimere le proprie emozioni è ancora più netta, poi, se si è cresciuti in quei contesti familiari in cui sentimenti come odio e rabbia sono stati banditi. Ne consegue, quindi, che fin dall’infanzia si radica la convinzione di essere persone diverse da tutte le altre per cui sbagliate proprio perché si hanno fantasie o sentimenti negativi e inaccettabili.
Una delle esperienze di cui le persone hanno più paura è quella del dolore.
Accettare se stessi significa accettare anche il dolore che può esserci dentro di noi e che spesso ha radici molto antiche. A volte ci rifugiamo nell’evitamento e nella negazione come difese che ci consentono di non far emergere i sentimenti dolorosi.
Quando proviamo un dolore intenso, fisico o psicologico questo prende tutta la nostra attenzione, rendendo difficile ricordare quando la sofferenza non c’era e immaginare di poter di nuovo sperimentare sensazioni positive.. E’ come se il dolore cancellasse tutto il passato e il possibile futuro. Siamo talmente presi nel gorgo del dolore e della paura che non ci rendiamo conto che esso viene ad ondate ed il nostro unico pensiero è rivolto a: quanto sarà forte? Quanto durerà? Sopravviverò?
Siamo davanti ad una scelta : cogliere l’opportunità di ri-conoscere la propria sofferenza attraverso i vissuti dolorosi, com-prenderne il significato integrandoli nella propria vita oppure ripiegare ancora una volta nella fuga lasciando questi aspetti nell’Ombra.
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A questo punto ti invito a provare il seguente esercizio: se ti trovi in un momento della tua vita in cui stai sentendo dolore e sofferenza per qualcuno o qualcosa prova a farti queste domande:
- In quale parte del tuo corpo senti il tuo dolore e la tua sofferenza?
- Se le tue lacrime potrebbero parlare cosa direbbero?
- Cosa ti impedisce ti accettare questo dolore?
- Cosa ti impedisce di superare questo dolore?
Prendi un foglio di carta e senza pensare troppo inizia a scrivere per almeno 15 minuti, non rileggere subito quello che hai scritto….
Prendi un altro foglio, sceglie un colore che senti in questo momento ti appartiene e prova a dare una forma al tuo dolore…..
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Se si ha paura di soffrire, si finisce per soffrire di paura. Solo accettando il dolore possiamo verificare che l’onda fa il suo corso, alternandosi ad intervalli meno intensi che permettono il recupero dell’energia e del coraggio e che ci ricordano “che passerà…” E’ d’aiuto in questi momenti usare affermazioni positive come : “quello che sento non è quello che sono…” piuttosto che concentrarsi su pensieri negativi come “durerà per sempre…”.
Per concludere: è fondamentale non negare i propri sentimenti, non rimproverarsi ed essere punitivi con se stessi, piuttosto cerchiamo di ascoltare i loro messaggi domandandosi se esiste un modo per soddisfare i propri bisogni senza entrare in conflitto con i propri valori. Dare la priorità al nostro bisogno più importante, senza giudicarsi per i nostri desideri contraddittori, significa riappropriarci della nostra interezza.
Anche quando abbiamo difficoltà ad accettare le nostre emozioni è comunque importante riconoscere le nostre resistenze: il primo passo per uscire da una situazione comincia proprio da dove ci troviamo.
Ri-conoscendo le nostre resistenze aumentiamo la consapevolezza e questo è un passo fondamentale verso l’integrazione.