Osservati senza giudicare

fiore nelle mani

Cresciamo in un mondo in cui, se non ti dai da fare, se non appari vincente, se non punti alla realizzazione, sei un fallito. Introiettiamo queste idee, e per attuarle ci rivolgiamo a modelli esterni. Pensiamo di doverci cambiare, trasformare, diventare migliori…. E nello sforzo di diventare qualcosa che abbiamo in mente, diventiamo artificiali, tradiamo l’essenza che ci abita.

Occuparsi di sé significa “soltanto” guardare se stessi. Qualsiasi cosa si faccia occorre osservarsi senza esprimere alcun giudizio…

Mi vengono brutti pensieri? Io non li mando via li osservo dolcemente…

Non mi piace il lavoro che faccio? Ebbene, osservo me stessa che fa fatica….

Sto semplicemente nel presente a guardare le mie azioni.

Piano, piano mi accorgerò di esistere nel puro silenzio dell’osservazione e vedrò che lo spazio dell’osservazione si allargherà.

Via via che sarò diventata un “puro osservatore” mi accorgerò che la mia coscienza diventa sempre più nitida e svaniranno una dopo l’altra credenze, certezze, sicurezze, definizioni, rimpianti, rancori che sono il frutto delle nostre identificazioni e che ci rendono la vita impossibile.

Quando diciamo che in noi ci sono delle parti “brutte”, stiamo giudicando, non conoscendo. Crediamo che siano parti sbagliate, emozioni negative ed inaccettabili.

Allora la sofferenza e la disperazione ci invadono. Ma soffrire per un proprio modo d’essere significa che qualcosa sta lottando in noi per venire alla luce. Qualcosa spesso di molto prezioso, che nascondiamo anche a noi stessi. E che si riaffaccia in modi strani, incontrollabili e inopportuni, almeno finchè non sapremo accoglierlo, non gli apriremo le porte, lasciandogli spazio.

Guardiamo dolcemente quello che chiamiamo la “bruttezza” …. e saremo sorpresi.

Solo se accetto ciò che c’è dentro di me, tutto il “brutto” che mi appare, solo allora posso diventare ciò che sono. Accettarsi non è piacersi…e, in questa chiave, è molto più importante che volersi bene.

Un grande osservatore scopre, che è diventato se stesso, è fiorito col “suo” fiore. Non è più una fotocopia.

Ognuno di noi è l’originale, l’utopia è voler essere a tutti i costi la fotocopia…..

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