La paura di aver paura ….

PAURA E CORAGGIO

La PAURA , solo la parola ci mette già ansia, il cuore inizia a battere , i pensieri si confondono e alla paura si aggiunge “la paura di aver paura” dandoci il definitivo colpo di grazia …

Di seguito una riflessione di Rossella Panigatti estratta dal suo libro “La paura della paura”

Perché abbiamo paura se abbiamo un tetto sulla testa e di che sfamarci, un lavoro soddisfacente e degli affetti? Che ragione c’è? Sì, magari il nostro partner si lamenta perché la casa è piccola, il capoufficio non è proprio simpatico e a volte fa delle sfuriate inutili, ci vediamo invecchiare … ma da questo ad avere paura, bè , ce ne passa!

Siamo proprio sicuri che sia così, o ci stiamo raccontando la favola del “vissero tutti felici e contenti”? Quante volte ci diciamo che “va tutto bene”, sapendo perfettamente che non va bene per nulla? Vogliamo, almeno con noi stessi, essere sinceri?

Fermiamoci a fare qualche considerazione.

Da quando abbiamo la capacità di comprendere siamo nutriti dalla paura. Per primi ereditiamo i timori derivanti dai disequilibri dei nostri genitori, che, a fin di bene, tendono a proiettare su di noi le loro paure senza rendersi conto del danno che provocano.

Frasi come quelle che seguono sono esempi banali, ma tristemente comuni: “Se non stai buono viene l’uomo nero che ti porta via!”, oppure “Finisci tutto, o chiamo l’orco che mangia i bambini …”, o ancora “Non vorrai andare in giro vestita così Non sai che hanno violentato due ragazze proprio in questo quartiere?”.

E’ vero che abbiamo sempre la capacità di decidere, scegliendo quello che è meglio per noi, accettando o meno quello che ci propongono, ma si tratta dei nostri genitori, come non fidarsi? E se per caso stavamo cominciando a costruirci dei punti di riferimento che ci permettevano di sentirci al sicuro e protetti in un mondo bello e accogliente, e che ci sostiene comunque, ecco che questi si scontrano con i loro timori e si sgretolano senza speranza.

Ci sono poi le paure indotte dalla società in cui viviamo, che le produce sistematicamente per auto perpetuarsi e proteggersi e per indirizzarci a fare ciò che è “giusto”.

Per non parlare infine delle nostre paure personali, determinate dalle decisioni che di volta in volta prendiamo in merito a quello che ci accade intorno, sia che ci riguardi direttamente o che sia un fatto che leggiamo sui giornali.

Perché temiamo di ammettere che la paura fa parte della nostra vita? Si tratta di un’emozione comune molto primitiva.

Agli albori dell’umanità, quando ci reggevamo a stento sulle due gambe, è stata proprio questa emozione istintiva che ha permesso all’animale-uomo di individuare in tempo il pericolo di mettersi in salvo. La modalità di allarme, infatti , è propria di quella che chiamerei la “paura sana”, quella che ci fa fare un balzo indietro quando una macchina sta per investirci o che ci permette di reagire ad un malintenzionato.

Questo campanello d’allarme può addirittura salvarci la vita e rappresenta una reazione energetica corretta allo stimolo => reazione: c’è un reale pericolo, il nostro sistema energetico lo recepisce e manda l’informazione che si traduce in adattamento fisiologico, mettendo in allerta e potenziando i sistemi e gli organi del nostro corpo in modo da permetterci di sopravvivere.

In questi casi , la paura svolge egregiamente il suo compito. Poi, c’è un’altra manifestazione della paura, che, da semplice e lineare informazione che a volte si rivela vitale, si trasforma in un sentimento oscuro, strisciante, in un’ansia immotivata che ci assale senza ragione e ci strangola, non lasciandoci vivere.

Se ci guardiamo intorno possiamo vedere come la seconda modalità oggi sia molto più diffusa di quanto non appaia, una pandemia i cui segni scorgiamo sui volti di chi ci passa accanto e, spesso, anche sul nostro quando, gettando un’occhiata distratta ad una vetrina, ci specchiamo involontariamente.

Questa paura ha una causa diversa poiché non è generata da minacce reali, concrete, ma da un’indicibile molteplicità di stress, più o meno evidenti, più o meno sommersi, davanti ai quali rischiamo di soccombere.

Abbiamo paura di quello che non conosciamo, l’ignoto, anche se potrebbe essere migliore, ma anche della troppa intimità, della vera vicinanza. Abbiamo paura di non essere più sani o giovani, o potenti, di perdere il controllo, di essere condizionati o “invasi”, di essere respinti, paventiamo le troppe responsabilità o il fallimento. Soprattutto, abbiamo paura di non essere visti e mati per quello che siamo.

Questa paura è una presenza costante nella nostra vita e, visto che è una emozione comune a tutti, come la rabbia o l’amore, come la solitudine , perché negarla?

Perché abbiamo paura della paura? Perché non ammettiamo semplicemente di aver paura, senza comportarci come se non esistesse?

La ragione principale è di origine culturale: nella nostra società non è bello aver paura. Ci hano insegnato che è vergognoso provare paura, essere insicuri, o provare qualsiasi altra sfumatura di questa emozione. E non è tutto. Se il fatto di avere paura è considerato altamente inopportuno, c’è una cosa che anche peggio: mostrarla.

Molto presto quindi impariamo a mascherarla con il controllo, riducendo la voce della paura ad un sussurro sempre più flebile;diventiamo maestri a simulare un coraggio senza tentennamenti. All’inizio la recita è fatta a beneficio degli altri, così che non percepiscano il nostro timore di non farcela, o di non essere amati, o il terrore di essere abbandonati. Tale pantomima a furia di essere rappresentata ha alla fine effetti drammatici su di noi: non soltanto finiamo per persuaderci che non proviamo paura nel momento presente, ma che non l’abbiamo mai provata.

Così facendo ci neghiamo la possibilità di modificare quello che determina la nostra paura che finisce per crearci problemi molto più grandi. Infatti, la paura, anche se negata e ignorata lavora sotto la superficie frenando il nostro cammino verso una vita piena.

Se in questi momenti in cui tutto diventa pesante e lento ci fermassimo un attimo ad ascoltarci, ci renderemmo conto che l’ostacolo più grosso è, appunto, la paura della paura. E’ proprio lei che riesce a trasformare una semplice indicazione di qualcosa fuori equilibrio in un freno che ci immobilizza.

Far finta di non aver paura significa non fare le cose, rinunciare, accampare delle scuse, oppure agire con tensione. Vuol dire pesare ogni parola e ogni gesto, anche quando agiamo, e temere il fallimento.

Ne vale la pena?

La via che è necessario imboccare, dunque, è quella , prima di tutto, di smettere di demonizzare la paura. Poi, imparare a trasformare questa energia stagnante in energia in movimento: per dinamizzare la paura e procedere nella vita sgravati da questo fardello, pronti ad ascoltarla quando si presenterà di nuovo.

Questo ovviamente non significa che non avremo più paura; vuol dire solo che vivremo la paura nel suo giusto contesto, come messaggio di un disequilibrio che, una volta risolto, può tornare a essere qualcosa di armonioso…….

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liberamente tratto da:

R.Panigatti – “La paura della paura” – ed. TEA

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