I miti aborigeni sulla creazione della terra narrano di un Tempo del Sogno, durante il quale leggendarie creature percorsero in lungo e in largo il continente, cantando il nome di ogni cosa in cui si imbattevano: uccelli, animali, piante, rocce, “ e con il loro canto avevano fatto esistere il mondo” (B.Chatwin – Le vie dei canti – )
Un’antica leggenda animata da creature fantastiche, ma che in realtà descrive quello stesso potere creativo che i bambini custodiscono da sempre come dote innata.
Semplicemente giocando, un bambino sa vedere in una pozzanghera un meraviglioso oceano e fare di una foglia un veliero. Sostenuto dalle sue emozioni può cogliere la vita in una pietra e trasformarla in una delle tante creature che la fantasia sa suggerirgli. Un potere creativo che ogni bambino sa esprimere, grazie alla capacità innata di emozionarsi ed emozionare, senza giudicare i sentimenti che prova, che siano rabbia, gioia o dolore.
Ma proprio da piccoli spesso siamo costretti a camuffare la nostra energia, imparando a mascherare tutte quelle emozioni non tollerate e considerate pericolose dal senso comune della morale. Man mano capita di chiuderci in una “non vita”, dove attraverso giochi raffinatissimi di simulazione ci esercitiamo a esprimere tutto quello che è utile per essere ben allineati e approvati, alienando i messaggi del nostro cuore.
Così iniziamo ad indossare le nostre prime maschere. Ma non c’è colpa in questo gesto. Siamo troppo piccoli e impauriti e vogliamo solo difenderci, sopravvivere, o più spesso preservare l’amore dei nostri genitori, mostrando loro un bambino tanto perfetto quanto irreale che per sopravvivere “deve” adattarsi alle richieste genitoriali.
Purtroppo contemporaneamente, come effetto collaterale, finiamo per sacrificare le nostre emozioni trasformandole e privandole dell’integrità originaria.
La paura del rifiuto ci spinge a negare le nostre debolezze, mascherando il nostro animo con un’ostentata sicurezza. In realtà temiamo l’amore e ogni sua espressione, come un dittatore che ha paura che il suo regime verrebbe sovvertito se la libertà dovesse prevalere. Così non permettiamo alle nostre emozioni di pronunciarsi liberamente, esiliandole nell’angolo più nascosto del nostro animo.
Spesso trasformiamo invece il senso di autostima che da piccoli nobilita e sostiene il nostro amore, tramutandolo in orgoglio. Ci mascheriamo così di presunzione e giudichiamo come sbagliato tutto quello che sfugge al nostro controllo. Una maschera pericolosa che spesso nasconde un profondo senso di vergogna interiore. Quella vergogna nata sin da piccoli, quando fummo educati a percepire come inappropriata ogni espressione spontanea d’amore, quasi come se bisognasse avere una giustificazione per esprimere le proprie emozioni.
Ma se la paura del rifiuto e l’orgoglio possono spingerci sin da piccoli a indossare le nostre prime maschere esiste un terzo cospiratore che alimenta le nostre simulazioni: la volontà distorta. Da piccoli abbiamo imparato a mascherarci per difenderci dal giudizio e dalle coercizioni, perché in gioco c’era la nostra sopravvivenza. Da adulti però siamo solo noi che scegliamo di mantenere ancora imprigionate le nostre emozioni e di credere alle menzogne apprese sin da piccoli.
Non siamo più vittime di nessuno e se ci ostiniamo a vivere ancora dietro una maschera, la responsabilità è solo nostra. Della nostra volontà distorta che ci induce ancora a dare credito a delle percezioni infondate, come l’idea di dover essere perfetti e privi di fragilità per essere amati.
“Uno è più autentico quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stesso” Almodovar – Tutto su mia madre
Forse proprio in questa frase sta il segreto per rompere la maschera di quei codici sociali tanto reali quanto artefatti, smettere di ossessionarci che la nostra vita sia necessariamente compresa e approvata da tutti coloro che ci circondano, dando nuovamente voce al potere creativo delle nostre emozioni.
Una voce capace di evocare non più una realtà rigida, relegata nella paura del comune consenso, ma che sa modificarsi e assumere le forme e i colori migliori che la vita sa suscitare.
Ritornare a vivere emozionati, senza sentirci in colpa per questo, perché se, per timore della vita, viviamo senza emozioni, significa che la nostra vita è già finita.
La strada per liberarci dalle nostre maschere è senza dubbio lunga e difficile. Potremmo però affrontarla con la fiducia che la nostra bellezza interiore non smetterà mai nenache per un attimo di esprimersi per rendersi libera.
E’ necessario “sfondare il muro del dolore” per liberarci dalle tante falsità che ci siamo e abbiamo raccontato, quel dolore risanatore che guarisce tante anime in pena …..