A volte si incontrano persone che appaiono in grande difficoltà rispetto alle emozioni. Altri invece risultano freddi, stabili e nella loro quasi imperscrutabilità sembrano essere completamente padroni di sè. In realtà hanno semplicemente imparato a non lasciar trapelare quello che provano, ma approfondendo la conoscenza non è detto che così facendo siano sereni e in definitiva stiano bene con se stessi e con gli altri.
Una persona equilibrata non è quella che non è mai arrabbiata, triste o timorosa, ma neppure quella che è sempre triste, arrabbiata e insicura e pare non conoscere altri toni e modi nella vita.
La nostra ecologia psicologica e relazionale è necessario che si avvalga di tutte le sfumature che le emozioni possono offrirci.
Non con tutte le persone riusciamo ad instaurare lo stesso tipo di legame e del resto sarebbe assurdo pretendere di voler bene a tutti o di provare dell’affetto per un estraneo. Quotidianamente ognuno di noi entra in contatto con colleghi, conoscenti, compagni di corso in palestra etc. senza che si debba necessariamente sentire un particolare trasporto verso queste persone. Ma provate a immaginare la nostra vita se tutte le relazioni fossero di questo tipo! Se cioè provassimo della pura e semplice indifferenza per tutti gli altri. I nostri volti rivelerebbero una profonda apatia, le nostre azioni e i nostri gesti diverrebbero automatici e privi di qualsiasi espressione e forma di vitalità. Le nostre reazioni davanti agli avvenimenti sarebbero nulle,perché non saremmo spinti da nessun tipo di motivazione.
Non avremmo più paura di nulla con la conseguenza che rischieremmo continuamente la vita. Non proveremmo gioia di fronte ad un nuovo amore, alla nascita di un figlio. Qualsiasi cosa potrebbe succedere senza il rischio di addolorarci e renderci tristi. Gli altri potrebbero fare qualsiasi cosa, senza farci arrabbiare.
Senza emozioni non ci sarebbe sopravvivenza. È impossibile non provare emozioni perché esse sono comunque presenti dentro di noi, fanno parte della nostra vita, di quello che siamo.
Purtroppo, spesso, la cultura e l’educazione ci hanno insegnato a soffocarle, perché si pensa possano minare l’integrità fisica e psichica e quindi di prendere decisioni giuste. Tuttavia le emozioni che reprimiamo trovano comunque la via per emergere, sfuggono al nostro controllo e si manifestano in sintomi fisici o in stati d’animo complessi.
Spesso esprimiamo la tristezza invece dell’emozione che realmente in quel momento proviamo, ma che temiamo di far emergere : la rabbia o la paura.
Ogni emozione influenza il nostro atteggiamento di fronte agli avvenimenti, la nostra memoria, il nostro giudizio ed esercita una notevole influenza nelle nostre relazioni interpersonali. Reprimere le emozioni non è mai positivo in quanto conduce all’attivazione di tutta una serie di meccanismi di difesa, fino a manifestarci con sintomi fisici.
È stato dimostrato che le emozioni provocano una serie di modificazioni all’interno del nostro organismo in grado di influenzare le funzioni regolate dal sistema neurovegetativo o autonomo (quelle che avvengono indipendentemente dalla volontà del soggetto).
La rabbia che non ci autorizziamo ad esprimere, la sofferenza che non lasciamo trasparire e la paura che ci paralizza non ci danno la possibilità di mostrarci agli altri per quello che siamo realmente e di instaurare con essi un rapporto equilibrato. Molte ricerche hanno evidenziato la presenza di una chiara relazione fra la rabbia repressa o espressa e il rischio cardiovascolare; sembra che il pericolo maggiore per il cuore sia attribuibile a un globale atteggiamento di ostilità verso gli altri.
Impariamo a riconoscere , attribuire ad esse un nome, a esprimerle e a utilizzarle positivamente, per evitare che esse prendano il sopravvento e ci travolgano. Le emozioni che reprimiamo hanno infatti la capacita di assumere potere. È fondamentale trasformare la sofferenza in parole e trovare una modalità personale che consenta di riconoscere, elaborare e gestire le emozioni. Talvolta il dolore che ci portiamo dentro si esprime nel nostro corpo; la rabbia e la tristezza, se non espresse, si manifestano a livello somatico in una postura caratteristica: spalle incurvate, bacino rigida, schiena dolorante.
Impariamo a parlare con il nostro corpo; tiriamo fuori la rabbia, la tristezza dialogando con le parti del corpo che ci fanno male. In questo modo iniziamo a prendere coscienza delle nostre emozioni e a esprimerle.
Provate a fare questo esercizio:
- Descrivete le emozioni che avete vissuto nel corso di questa giornata. Vi ritroverete senza rendervene conto, a raccontare gli avvenimenti
- Evitate di elencare le cose fatte, bensì soffermatevi sulle vostre sensazioni.
E’ difficile fare tutto questo manca l’abitudine, tuttavia potrebbe essere un buon primo passo per riconoscere e attribuire il giusto nome alle nostre sensazioni, ai nostri vissuti emotivi.
Segue nel prossimo post ……