La nostra crescita interiore dipende totalmente dalla realizzazione che il solo modo di trovare pace e felicità, e qui sta il paradosso, consiste nello smettere di pensare a se stessi!
Mi spiego meglio.
Siamo pronti a crescere veramente quando ci renderemo conto che l’Io, quella voce che parla incessantemente dentro di noi spesso rimbambendoci, non sarà mai contento. C’è sempre qualcosa che lo infastidisce.
Se ci chiedessimo onestamente quale è stata l’ultima volta in cui non c’era assolutamente nulla che ci creasse disturbo, cosa risponderemmo?
Prima di incontrare il nostro problema attuale, c’è stato sicuramente un problema diverso e risolto questo ne arriverà un altro. Sembra quasi che ci divertiamo a scovare problemi per poi avere mille scuse ai nostri comportamenti e alle nostre lamentele.
In conclusione non riusciremo mai a liberarci dei nostri problemi finchè non ci sganciamo da quella parte interiore di noi che non fa altro che crearne di nuovi.
Proviamo a cambiare strada: quando ci affligge un problema non chiediamoci “cosa devo fare? Ma piuttosto “quale parte di me è infastidita da ciò?”
Se desideriamo debellare questo circolo vizioso del “creo un problema – risolvo – creo un altro problema” dobbiamo comprendere come mai una determinata situazione ci appare come un problema.
Dopo aver individuato la parte afflitta, chiediamoci “chi vede questo?” Questa semplice domanda potrebbe essere la chiave di svolta: il fatto stesso di determinare e “vedere” la parte in sofferenza, significa che non siamo noi l’afflizione. Il processo del vedere richiede, infatti, un rapporto soggetto-oggetto. Il soggetto in questione lo chiameremo il “testimone” poiché è colui o colei che vede quello che sta accadendo. L’oggetto è ciò che vediamo, in questo caso il nostro fastidio/sofferenza interiore.
La sola vera soluzione è quella di porsi nel fulcro di coscienza del “testimone” cambiando così la nostra prospettiva che ci porterà dal ricercare esternamente la soluzione all’entrare dentro noi stessi, unico posto dove poter mettere fine a ciò che ci affligge.
Per essere veramente liberi interiormente è necessario essere in grado di osservare oggettivamente i nostri problemi anziché perderci in essi. E’ impossibile trovare alcuna soluzione mentre siamo smarriti nell’energia del problema che ci porta ad avere “re-azioni” causate più dall’ansia, paura o rabbia al posto di “azioni” volte alla risoluzione della difficoltà che ci troviamo a vivere.
Quando raggiungeremo una chiarezza sufficiente, ci renderemo conto che il vero problema consiste nel fatto che dentro di noi c’è qualcosa che è in grado di manifestare un problema quasi nei confronti di tutto. Il primo passo, quindi, è quello di affrontare quella parte di noi “creatrice incessante di problemi e difficoltà”.
Passare cioè da una “coscienza della soluzione esterna” ad una “coscienza della soluzione interna”.
A questo punto molti di voi potrebbero chiedermi “esiste davvero un modo per lasciare andare quella parte di noi che vede tutto come un problema?”
A prima vista potrebbe sembrare impossibile, ma non lo è.
Esiste realmente una parte di noi che è in grado di prendere distanza dal nostro melodramma personale, ed è quella che più sopra ho chiamato “testimone”. Colui che vede e che nota i cambiamenti che hanno luogo dentro di noi. Esiste un punto di separazione tra noi e la nostra rabbia, paura, etc. un luogo dove porsi a osservare quello che accade. Proviamo con il restare consapevoli di essere consapevoli di quello che sta accadendo e ci troveremo a guardare con curiosità la personalità di un essere umano, con tutti i suoi punti di forza e le sue debolezze che sa dire su tutto quello che prendiamo in considerazione “Mi piace. Non mi piace. Questo è bene. Questo è male”. Parla, parla, parla in continuazione e le siamo talmente appiccicati che nemmeno ci accorgiamo che le sue parole ci stanno ipnotizzando. E’ come se lì con noi ci fosse qualcuno, una sorta di “coinquilina/coinquilino” che non ci lascia un momento soli.
Proviamo a passare un’intera giornata osservando ogni singola azione di questo personaggio. Cominciamo dal mattino e cerchiamo di fare caso a quello che dice in ogni situazione. Limitiamoci solo ad osservare cercando di essere coscienti dell’intera esperienza, per poter vivere consapevolmente ciò che sta accadendo.
Spesso la “voce” salta da un argomento all’altro in un chiacchiericcio incessante che offusca tutto quello che ci circonda.
Un buon modo per renderci conto della nostra coinquilina interiore è quello di farne una personificazione esterna, ossia di trasformarla in una persona in carne ed ossa dandole un corpo e poi decidere di passare con lei una intera giornata, cercando di non farla smettere di parlare.
Lasciamo che sia una persona che afferma all’esterno esattamente quello che la voce della nostra mente esprime all’interno di noi.
Proviamo a pensare: come ci sentiremmo se qualcuno all’esterno cominciasse davvero a parlarci nel modo in cui si esprime la nostra voce interiore? Che rapporto imposteremmo con una persona che apre bocca per dire tutto ciò che dice la nostra voce mentale?
Nel giro di pochissimo tempo, sono sicura, che diremmo a quella persona di andarsene e di non tornare mai più; invece quando la nostra coinquilina interiore prende continuamente la parola non le diciamo mai di andarsene.
Come possiamo liberarcene?
Primo punto è che non c’è alcun a speranza di liberarsene finchè non lo vogliamo realmente. Se vogliamo liberarci è necessario prima raggiungere la sufficiente consapevolezza che in questo modo la vita non ci appartiene. Dobbiamo riprendercela impossessandoci sempre più profondamente del nostra essenza interiore, restando fermi nella centratura del “testimone”, lasciando andare la presa che la nostra mente abituale esercita su di noi.
Questa è la nostra vita: rivendichiamola!
liberamente tratto da:
M.A.Singer – Spicca il volo – Ed.BIS