Cominciamo con una metafora …
Immaginate di esservi trovati nel bel mezzo di un campo aperto sul quale splendeva sempre il sole. Era un luogo bellissimo di gran luce ed apertura. Era talmente bello che avete deciso di viverci.
Quindi avete comprato il terreno e avete cominciato a progettare e a costruire la casa dei vostri sogni.
Avete gettato solide fondamenta, avete costruito la casa servendovi di blocchi di cemento per non avere problemi di decadimento ed infiltrazioni.
Avete costruito ampie finestre ed un tetto sporgente. Dopo aver installato le finestre vi siete resi conto che entrava parecchio calore ; quindi avete installato delle persiane di protezione che potevano anche essere chiuse a chiave per motivi di sicurezza.
Si trattava di una casa molto ampia capace di immagazzinare provviste sufficienti a garantire una completa autosufficienza. Avete perfino costruito un’ala separata per una persona tranquilla di vostra conoscenza che avrebbe tenuto in ordine la casa e vi avrebbe lasciato liberi di vivere in solitudine. E di solitudine si sarebbe trattato, poiché la vostra romantica ricerca includeva l’impegno a fare meno del telefono, radio, televisione o connessione Internet.
La vostra casa era finalmente finita e voi eravate molto entusiasti di viverci. Amavate il senso di apertura del campo e tutta la luce e la bellezza della natura. Ma più di ogni altra cosa, eravate innamorati della casa. Avevate riversato tutto il cuore e l’anima in ogni aspetto della sua progettazione , e si vedeva: esprimeva realmente “voi”. Infatti con il passare dei giorni avete finito per passare sempre più tempo in casa.
Poi vi siete resi conto che con le persiane e le porte ben sprangate, la casa aveva cominciato a prendere l’aspetto di una fortezza. E questo non presentava alcun problema per voi … anzi!
Quindi, poco a poco vi siete abituati a vivere in sicurezza all’interno dei confini della casa. Vi siete dedicati felicemente alle vostre attività di lettura e scrittura, tutto quello che avevate sempre voluto. In realtà la vostra vita lì era proprio comoda perché l’ambiente era completamente climatizzato e un moderno sistema di illuminazione vi procurava tanta luce quasi come quella del sole.
Trovavate la vostra casa talmente confortevole, gradevole e sicura che avete smesso del tutto di pensare al mondo esterno. Dopo tutto, l’interno risultava familiare, prevedibile e assolutamente controllabile. L’esterno invece era sconosciuto, imprevedibile e completamente fuori dal vostro controllo.
Tuttavia poiché non spegnevate mai le luci, ad un certo punto le lampadine , sfinite dall’usura, hanno cominciato a fulminarsi. Ed è stato allora che vi siete accorti del problema : nessuno vi aveva lasciato in dotazione delle lampadine di scorta.
Da quel momento in poi la sola luce che avevate a disposizione proveniva dalle poche candele che avevate tenuto per le emergenze. Ma ce n’erano molto poche, quindi le risparmiavate con cura. Poiché per indole amavate la luce, questo vi riusciva molto difficile; ma non abbastanza da costringervi a superare le paure che avevate sviluppato riguardo al lasciare la sicurezza rappresentata dalla vostra casa.
Alla fine, lo stress di vivere in quella oscurità ha finito per ripercuotersi sul vostro ben-essere.
Avete cominciato a preoccuparvi molto di tenere la casa illuminata. La sola luce di cui eravate a conoscenza , visto che la memoria del meraviglioso campo di grano inondato di sole ha cominciato via via a svanire dalla vostra mente, era quella che creavate nell’oscurità grazie alle vostre preziose candele. Eravate tagliati fuori da tutto e il solo conforto che avevate era il senso di protezione che vi garantiva la vostra casa.
Poi un giorno la governante, che condivideva con voi il bisogno di restare nell’ambiente sicuro della casa, vi ha chiamati giù in cantina. Siete rimasti senza parole davanti a ciò che avete visto: era stata trovata una intera riserva di torce elettriche, che potevano essere accese semplicemente agitandole.
Vi siete messe all’opera entrambe cercando di creare luce, bellezza e felicità all’interno dei confini della vostra casa. Avete addobbato ogni stanza facendo in modo che la luce continuasse a risplendere finchè non era tempo di andare a dormire.
Avete ricominciato a leggere e a scrivere, tutte attività che nel buio avevate abbandonato e sembrava fosse ritornato il paradiso.
Un giorno vi è capitato di trovare un libro nella vostra biblioteca. Ha suscitato il vostro interesse perché parlava della luce naturale che esiste all’esterno, il cui ricordo era scomparso dalla vostra mente. Parlava perfino di immergersi in quella luce. Ma si riferiva a molta più luce di quanta riusciste mai a immaginare, senza che qualcuno dovesse far nulla per crearla. Questo vi ha confuso. Dopo tutto, la sola luce di cui eravate a conoscenza era quella artificiale, prodotta dalle candele e dalle torce elettriche. Tutta la luce che eravate in grado di sperimentare si limitava a quanta riuscivate a crearne all’interno della casa. Ci avevate talmente a lungo che tutte le vostre speranze, i vostri sogni, la vostra filosofia e le credenze che avevate si fondavano sul fatto di trovarvi all’interno di quella casa buia.
Continuando la lettura di quel libro avete rintracciato la descrizione di una luce autonoma che risplendeva ovunque, che cadeva su tutto con costanza. Sebbene non aveste alcun punto di riferimento per comprenderlo, questo toccava qualcosa di profondo in voi.
Il libo poi affrontava il tema di uscire all’esterno, cioè di andare oltre le pareti del mondo che vi siete creati. In effetti, il libro affermava che, sebbene proviate attaccamento verso il mondo che avete creato per evitare l’oscurità e ne siate invaghiti, non conoscerete mai l’abbondanza della luce naturale che si trova oltre i confini della vostra casa…..
__________________________________
Come è possibile uscire all’esterno?
la metafora sopra descritta di vivere all’interno di questa casa illustra come spesso ci imprigioniamo dentro i nostri pensieri e le nostre emozioni.
La nostra casa sono tutte le nostre esperienze passate, tutti i nostri pensieri, ogni concetto, punto di vista, opinione, credenza, speranza e sogno che abbiamo raccolto intorno a noi.
Abbiamo intessuto tutto questo facendone il mondo concettuale in cui viviamo. Questa struttura blocca completamente qualunque luce naturale . Abbiamo i muri di pensiero tanto spessi e chiusi da far sì che all’interno di quella costruzione non ci sia niente altro che buio.
Siamo talmente tanto assorbiti dal prestare attenzione ai nostri pensieri da non superare mai i confini che ci creiamo.
Quando ci avviciniamo alle nostre zone di confine, provando a far fluire l’emozione abbiamo la sensazione di dirigerci verso un abisso, una oscurità profonda.
Tuttavia se proviamo a considerare il muro non come qualcosa che ci protegge ma come qualcosa che impedisce l’ingresso alla luce, vorremo andare lì e toglierlo di mezzo. E’ necessario oltrepassare queste mura per tornare a vedere il sole.
In realtà, se ci pensiamo bene, non è poi così difficile. Più volte, ogni giorno, il flusso naturale della vita si scontra con le mura che abbiamo eretto e cerca di abbatterle. Ma noi continuiamo a difenderle. Se avviene qualcosa che pone una sfida alle mura della nostra mente, diventiamo estremamente difensivi.
Abbiamo costruito un concetto di noi stessi, ci siamo calati dentro e ora difendiamo quella dimora con tutto quello che abbiamo a disposizione.
Ma se riflettiamo, cosa crea quella dimora interiore, se non le mura dei nostri pensieri, credenze, rimuginii? Pensieri ed emozioni spesso legate a situazioni che non esistono più; ma persistono al nostro interno e formano le mura entro cui viviamo.
E se qualcosa dall’esterno penetra dentro cercando di aprire una falla , ecco che paura e agitazione si impadroniscono di noi , mettendoci sottosopra poiché sfida l’edificio di pensieri in cui viviamo. Allora, per mettere le cose a posto cominciamo a fare le nostre razionalizzazioni che diventano toppe per quella falla e ritorniamo dietro le nostre barricate.
Proprio come quella persona, nella metafora, che piena di paura si è asserragliata nella casa buia in mezzo ad un campo illuminato dal sole, e che poi ha lottato per creare un po’ di luce, anche noi lavoriamo sodo per costruire entro i confini delle nostre muraglie un mondo migliore del nostro buio interiore. Decoriamo le pareti con i ricordi delle nostre esperienze passate e con i nostri sogni per il futuro. Ma, proprio come l’abitante della casa che era potenzialmente in grado di lasciare il suo mondo, auto-edificato e artificiale per uscire nella bellezza della luce naturale, anche noi possiamo uscire dalla nostra casa di pensieri in un mondo senza limiti.
La nostra consapevolezza si può espandere fino ad inglobare la vastità dello spazio … la vera liberazione si trova semplicemente dall’altro lato delle nostre mura. Possiamo uscire fuori lasciando semplicemente che sia la nostra vita quotidiana a smantellare le mura di cui ci circondiamo. Possiamo farlo anche solo evitando di fornire sostegno, manutenzione e difese alla nostra fortezza.
Immaginiamo che siano le mura a crollare aprendo davanti a noi un paesaggio di luce , dove finalmente ESSERE , lasciando che le emozioni tracimino per poi imparare a scorrere fluide nel loro letto come un fiume che trova da solo la strada verso il mare …..
Interessante questo articolo, complimenti. E la foto mi piace molto, potrei sapere di chi e?
Grazie
Giovanna Fileccia
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno Giovanna 🙂 felice che ti sia piaciuto il mio post. Purtroppo non so dirti di chi è questa foto, l’ho trovata nel web ed era libera da copyright senza il nome dell’autore. Un caro saluto e una buona domenica Gabriella
"Mi piace""Mi piace"
Gabriella ti ringrazio per avermi risposto. La utilizzerò anche io per un mio scritto…
"Mi piace""Mi piace"