Cosa ci fa soffrire?

DOLORE 7

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia riarsa,
era il cavallo stramazzato.
Eugenio Montale

Perché proviamo dolore? Perchè siamo vivi. Il dolore è necessario, ha una chiara funzione adattiva. Tutti gli esseri viventi è necessario che siano capaci a reagire ad uno stimolo nocivo o a una minaccia. Il dolore è un meccanismo essenziale che ci avvisa della presenza di qualcosa che potrebbe ferirci a livello fisico o emotivo.

Il dolore è quindi un meccanismo fisiologico adattivo molto complesso che la natura e l’evoluzione hanno messo a punto e perfezionato per permetterci di vivere. A volte però, nonostante l’eccellenza del dispositivo, possiamo soffrire per cose che non sono mai successe e mai succederanno.

Ma quali sono le cause delle nostre sofferenze? Partendo dal presupposto che non è possibile fare una mappa esaustiva e dettagliata di tutto ciò che può creare sofferenza, anche perché ognuno di noi ha i suoi personali “attivatori”, proviamo a delineare i motivi più generali che potrebbero risvegliare i nostri recettori del dolore.

Il dolore emozionale nella maggior parte dei casi nasce dalle avversità. Ogni giorno affrontiamo centinaia di situazioni contrarie ai nostri interessi. Tutti noi vorremmo condurre una vita tranquilla, ignari del fatto che le difficoltà sono frequenti. Il dolore ben gestito ci permette di crescere. Spesso, invece, soffochiamo il dolore con farmaci e autoinganni, ma questo ci impedisce di affrontare il problema a viso aperto, risolvendolo e diventando così più forti e sicuri. Se riusciamo a trasformare le difficoltà in una sfida potremo perdere la loro negatività.

Altra causa del dolore emozionale sono le frustrazioni che proviamo quando le nostre aspettative non si realizzano. Ma quali sono le nostre aspettative? Come ci immaginiamo la vita? Abbiamo speranza incerte e nebulose. Fissiamo mete che spesso sono irraggiungibili e finiscono per farci soffrire.

Spesso interiorizziamo e facciamo nostre le aspettative degli altri. Ci dicono come dobbiamo essere, quando dobbiamo aspettare o quando possiamo agire e noi ci crediamo. Diamo per certa questa immagine del mondo costruita confondendo il reale con ciò che desideriamo, che poi non sempre si compie, provocandoci una sofferenza gratuita che avremmo potuto evitare.

Il dolore emozionale nasce anche dalla delusione. Spesso, infatti, non vediamo la realtà per come è ma per come la desideriamo. Le persone sono come sono, non come speriamo che siano, e così anche la vita. Ci autoinganniamo: vogliamo credere che le cose andranno bene e che i problemi si risolveranno da soli, come per magia. Ipotechiamo la nostra vita per una felicità apparente e chiudiamo gli occhi davanti alle difficoltà. Quando poi la realtà ci manda i suoi segnali di allarme sotto forma di ansia, inquietudine, malessere, invece di chiederci cosa sta accadendo, cerchiamo di distrarci. Ma la realtà insiste, allora ricominciamo con la nostra menzogna, cercando di costruirci una facciata convincente. Ma l’imbroglio in cui viviamo inizia a sgretolarsi, così dobbiamo mentirci più sfacciatamente e passare al livello successivo. Finchè l’illusione si rompe del tutto e il film che stavamo montando si inceppa, portando con sé enormi dosi di dolore.

Soffriamo anche per il cambiamento. Cambiare ci costa molto, soprattutto perché partiamo da un’idea di base scorretta. Cerchiamo la stabilità credendo che ci darà sicurezza e felicità, mentre la vita è per sua natura instabile e in continuo mutamento. Ci sforziamo di controllare l’incontrollabile, proviamo a costruire parapetti che ci proteggano dal cambiamento, finendo così per perdere le nostre energie. Che l’esistenza si in continua trasformazione è una buona notizia, perché vuol dire che anche la peggiore delle disgrazie avrà una fine, se lavoriamo nella giusta direzione.

La sofferenza può nascere anche dall’immaginazione. Ci assilliamo per catastrofi e problemi che magari non si verificheranno mai, siamo terrorizzati da quello che potrebbe accadere ai nostri figli, la nostra mente prefigura malattie, incidenti, difficoltà, impregnando di paura il futuro. Non solo soffriamo per ciò che è già accaduto, ma ci arrovelliamo su quello che può succedere e che, per quanto spesso irreale, provoca un dolore che è effettivamente percepito dal nostro organismo e finisce per alterarlo e destabilizzarlo proprio come farebbe un dolore reale.

A volte la vita ci fa soffrire, non possiamo evitarlo. Proviamo senza successo a vivere nel mondo delle fate, ma quando muore qualcuno vicino a noi, ci viene diagnosticata una malattia, vediamo soffrire un figlio o piangere un bambino ci troviamo faccia a faccia con il volto più crudele della vita. Tuttavia, possiamo arrivare a controllare parte di questa sofferenza imparando ad analizzare la realtà, a prendere le decisioni giuste e ad automotivarci. Si tratta di attivare le nostre forze emozionali per poter affrontare quello che ci scoraggia perché, se non possiamo cambiarlo, possiamo almeno cercare di gestirlo.

Vi propongo ora un esercizio: analizzate il dolore che sentite e provate ad identificarne l’origine. Prendete carta e penna e riflettete ……

E RICORDIAMOCI:

  • Il dolore ben gestito permette di crescere
  • Correggiamo le aspettative che abbiamo sulla vita
  • Chiediamoci se ci autoinganniamo e, se sì, smettiamo di mentirci
  • Accettiamo il fatto che la vita è un cambiamento continuo
  • Smettiamo di rimuginare e trasformiamo le preoccupazioni in azioni
  • Evitiamo di confondere il possibile con il probabile
  • Teniamo a freno la nostra immaginazione, rendendola costruttiva
  • Evitiamo di anticipare ciò che non è ancora accaduto

Liberamente tratto da:

T.Navarro – “Kintsukuroi” -Ed.Giunti

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