” Solo se mi accetto come sono posso cambiare ” C.Rogers
Quante volte mi viene fatta questa domanda: “in pratica come faccio ad accettarmi? In teoria è tutto chiaro ma metterlo in pratica è tutta un’altra cosa e non so dove cominciare ….”
L’accettazione di sé non è soltanto un concetto. E’ un modo di essere, che quindi si può acquisire solo per mezzo di una pratica ripetuta.
Ecco quindi alcune tracce su cui poter lavorare regolarmente nel momento in cui emergono alla coscienza quei pensieri automatici e intrusivi che intralciano la via verso l’accettazione di sé.
=> Restare consapevoli. Spesso, non ci rendiamo neanche conto di quanto siamo recalcitranti all’dea di accettarci: il nostro modo di reagire irritandoci o dissimulando ci sembra normale e finiamo per non prestarvi neppure più attenzione. La prima tappa consiste nel prenderne coscienza. Ogni volta che ci indispettiamo per un contrattempo, ogni volta che ci giustifichiamo di fronte ad un’osservazione, ogni volta che ci innervosiamo per un fallimento. Prendiamo coscienza di quello che succede dentro di noi: in generale ci stiamo dicendo di “no”.
=> Dire di si. Esercitarsi a dire semplicemente di “si” nella propria testa. A riconoscere che le cose non vanno sempre come vorremmo e accettarlo. A dirsi: “Si, è così anche se mi da fastidio. La prima e la migliore cosa da fare, è innanzitutto accettare che le cose stiano così”. A non cercare di evitare, negare, minimizzare, giustificarsi.
=> Restare nella situazione presente. Non cominciare a rimuginare sull’ingiustizia e il pregiudizio. Evitare di esagerare e drammatizzare, bensì tornare al contesto della situazione e liberarsi dalle proprie paure. Di solito, dietro al rifiuto dei propri limiti e dei propri fallimenti, c’è la paura: paura della mediocrità (ai propri occhi) e dell’etichetta della mediocrità (agli occhi degli altri). Lo scopo dell’accettazione di sé è di consentirci di ritornare alla realtà ella situazione, di continuare ad agire e interagire.
=> Accettare anche il passato. Più volte ho ripetuto in vari post come sia necessario evitare di lasciarsi sprofondare in quella vischiosità del passato alla quale spesso le nostre sofferenze tendono a farci tornare. Se il nostro passato ci s’impone in questo modo attraverso gli eventi del presente, se le emozioni di un tempo ritornano come fantasmi insistenti, è perché non lo abbiamo accettato. Quando diciamo di esserci riconciliati con il nostro passato, questo non significa che dimentichiamo, ma che in qualche modo siamo riusciti a “ripulire” i ricordi dolorosi della loro carica emozionale ritessendone la trama lacerata. Accettiamo ciò che è stato rinunciando a giudicare o a detestare e ricominciamo a vivere.
E’ bene anche tenere a mente che l’accettazione di sé non si realizza “come alternativa”. Essa non è un’alternativa a vivere, ad agire, a rallegrarsi, a provare emozioni, a brontolare, a essere contenti, a fare salti di gioia … Essa è qualcosa in più. Il suo motto “accettare e poi agire”.
Esercitandosi e apprezzando a poco a poco la qualità e la lucidità dell’azione quando essa procede dall’accettazione.
L’accettazione di sé, quindi, non ci spinge affatto a rinunciare agli sforzi di cambiamento che giudichiamo necessari, al contrario, ci aiuta a perseguirli con nella calma e nella benevolenza verso noi stessi. Dal momento che questi sforzi per evolversi durano tutta la vita, si capisce la necessità di accettarsi per vivere e trasformarsi in un clima interiore sereno. E’ l’unica possibilità per continuare a provare piacere lavorando su di sé nel tempo. L’unica filosofia di vita possibile rispetto a se stessi. L’unico modo di procedere che consenta al lavoro sull’autostima di continuare a d essere un piacere e non una violenza o una costrizione.