“Niente è più pericoloso di un’idea quando è l’unica che si ha” E.Chartier
Abbiamo credenze su ogni aspetto della nostra vita: alimentazione, amore, salute, divertimento, lavoro, amicizia. Su noi stessi, sulle nostre capacità , sul nostro valore. La stessa autostima è la più rilevante delle credenze: incide su tutto.
Le convinzioni sono il nostro modo di interpretare la realtà, ma non la realtà stessa! Moltissime persone scambiano le proprie convinzioni per la verità assoluta, esse invece sono personalissime mappe che servono ad ognuno di noi per interpretare il territorio ossia la realtà.
Una convinzione è quello che riteniamo essere vero, perché abbiamo avuto una o più esperienze (o anni della stessa esperienza) che ci hanno portato a credere una determinata cosa e nel fare questo molto spesso dimentichiamo che si tratta solo di interpretazioni, troppe volte inconsapevoli, delle nostre esperienze personali.
Ci sono molti modi per parlare delle credenze. Uno dei più noti è la “profezia autoavverantesi”: più sei convinta di qualcosa più quella cosa tende a realizzarsi. Le aspettative, le convinzioni, portano ad agire di conseguenza, rafforzando la credenza originaria e rilevando ciò che ci si aspetta di cogliere nel bene o nel male.
Quando l’aspettativa che viene trasmessa riguarda una particolare abilità che si possiede e questa è positiva, ciò può fare aumentare la nostra autoefficacia e autostima o al contrario- nel caso in cui l’aspettativa sia negativa – può condannarci ad una scarsa opinione di noi e ad una conseguente bassa efficacia.
Se credi di non avere molte speranze nel fare qualcosa, quanto impegno ci metterai? Poco , discreto o pari allo zero? Quanta energia, se non credi di farcela? Quanto tempo potrai dedicare a fare qualcosa che sei convinta già di non riuscire a fare?
Dunque tendiamo a realizzare e confermare quello che pensiamo, crediamo, ci aspettiamo, perché partendo da quello che crediamo vero, ci comportiamo di conseguenza.
Le convinzioni sono così radicate in noi che ci guidano nell’interpretare il mondo, distorcendolo e modificandolo a nostro piacimento. E questo accade costantemente, ogni giorno per molte volte, a ognuno di noi: siamo convinti di qualcosa e puff, magicamente, quella cosa tende ad accadere.
Una delle mie convinzioni preferite è: “quel che non mi ammazza mi rende più forte”. Che tipo di comportamenti posso generare con questa certezza dentro di me, quando mi accade qualcosa di negativo? Apprendimento, fiducia, crescita. E se invece io credessi nella convinzione opposta? “Capitano tutte a me!”, Che comportamenti potrei produrre? Vittimismo, arrendevolezza, eccesso di prudenza.
Ricorda: tendiamo a realizzare quanto crediamo essere vero.
Credenze giuste, sbagliate, vere, false, assurde, perfette, valide erronee?? Nessuno di questi aggettivi va bene. Sai perché? Perché le credenze nascono da nostre personali interpretazioni delle esperienze.
Per “esperienza” intendo qualsiasi avvenimento di pochi secondi o molti anni che influenzi la nostra mappa cognitiva. Dunque non solo episodi vissuti in prima persona, ma anche trasmessici da altri, persino un film o un libro sono capaci di innestare riflessioni che portano alla creazione di certezze.
Ambiente, famiglia, scuola, amici, colleghi: tutte le esperienze che ci sono capitate contribuiscono a creare credenze. Un genitore troppo severo potrebbe averci convinto che nella vita “non farai mai abbastanza” o “qualsiasi cosa tu dica non farà la differenza”.
In altre parole, le esperienze ci fanno credere che qualcosa sia assolutamente vera perché l’abbiamo provata sulla nostra pelle, perché la vediamo ogni giorno, perché è successa alla nostra amica più cara. Dimentichiamo, però, che gli eventi subiscono costantemente la nostra personalissima interpretazione, che a sua volta dipende da altre credenze collegate. Interpretiamo, prestiamo attenzione, ricordiamo, distorciamo, cancelliamo continuamente ciò che succede a noi e agli altri.
Se quello che stimiamo essere vero dipende dal significato soggettivo che diamo alle situazioni, perché mai dovremmo formulare un giudizio sulla loro bontà, sulla loro verità? Come facciamo a valutare ciò i cui credono gli altri, se il metro di giudizio varia da persona a persona? Ecco perché non possiamo etichettare le convinzioni come vere, false, giuste, sbagliate. Esse sono il frutto del vissuto di ognuno di noi e poiché siamo tutti diversi e unici, non abbiamo propri gli strumenti per definirle e catalogare quello che crediamo, come buono o cattivo sempre, in modo definitivo.
Tu hai fatto alcune esperienze fino a ora e hai imparato determinate cose mettendo in atto i tuoi singolari filtri interpretativi, così come io ho fatto altre esperienze e ne ho tratto altre conclusioni. Che senso ha, quindi, giudicare le tue interpretazioni, considerandole vere oppure sbagliate? Nessuno , sarebbe bene invece considerare che effetti ha questa credenza sul tuo comportamento?
Questa è la domanda magica per capire se credi in qualcosa di più o meno utile al tuo benessere, alla tua felicità. E’ importante capire gli effetti che le convinzioni hanno sulle risorse di cui disponi.
Esse ci guidano nel comprendere quando accelerare e procedere spedita o quando è il momento di fermarci e tirare il freno a mano. Indicano cosa possiamo o non possiamo fare.
Possiamo distinguerle in “potenzianti” e “limitanti” …. ma questa è un’altra storia e se ti va di sentirla … seguimi ….