Prima di parlare su come l’Attaccamento e i successivi Modelli Operativi Interni influiscano nelle nostre scelte affettive e relazionali, un piccolo ripasso sulla “teoria dell’Attaccamento” …..
“Il bambino si costruisce un modello interno di se stesso
in base a come ci si è preso cura di lui.” (John Bowlby)
La Teoria dell’attaccamento è frutto della collaborazione tra John Bowlby e Mary Ainsworth. Nel tracciare le basi teoriche del suo pensiero, John Bowlby trasse spunto dall’etologia, dalla cibernetica, dalla psicologia dello sviluppo e dalla psicoanalisi. Egli, inoltre, rivoluzionò il modo di concepire sia il legame che si stabilisce fra la madre e il bambino, sia il suo disgregarsi in situazioni di separazione, deprivazione e perdita.
Se per Freud la figura materna era considerata soltanto come l’oggetto di investimento libidico e fonte di soddisfacimento dei bisogni primari del figlio, per Bowlby essa è soprattutto dispensatrice di cure e vissuti emotivi ed affettivi.
La figura materna diventa in questo modo nutrice di amore vitale su cui il piccolo fonda il proprio mondo interiore e la propria capacità di dare e di ricevere amore nel presente e nella vita futura.
Di conseguenza è facilmente comprensibile che separazioni ripetute prolungate generino sentimenti di angoscia, che a lungo andare possono minare la sicurezza interiore del bambino, sviluppando un’ansia anticipatrice del distacco e dell’abbandono e una fragilità emotiva determinata dall’instabilità della figura materna.
Bowlby ritiene che lo sviluppo del legame di attaccamento, cioè il bisogno di ricercare e mantenere la vicinanza con una figura specifica, sia una caratteristica genetica della specie umana, che ha origini, probabilmente, nelle società primitive dei cacciatori ed è legata alla difesa dai predatori e quindi alla sopravvivenza.
La caratteristica principe del comportamento di attaccamento e’ la forte emozione che genera, che a sua volta dipende dallo stato di relazione delle persone coinvolte. Se la relazione e’ buona c’e’ gioia e sicurezza, se e’ minacciata c’e’ angoscia, se e’ stata interrotta c’e’ dolore.
Il comportamento genitoriale, secondo Bowlby, ha forti radici biologiche: non e’ un istinto, ne’ un prodotto dell’apprendimento, esso fa parte di quelli schemi comportamentali, come il comportamento sessuale o alimentare, che contribuiscono con le loro modalita’ alla sopravvivenza dell’individuo avendo ciascuno una propria distinta funzione biologica (protezione, nutrizione e riproduzione).
La caratteristica principale dell’essere genitore e’ quella di fornire una “base sicura” al proprio bambino ed in seguito adolescente, da cui possa partire per esplorare il mondo esterno ed a cui possa fare ritorno sapendo di essere il benvenuto e certo di essere nutrito, confortato e rassicurato. Questo ruolo comporta la piena disponibilita’ del genitore che deve essere pronto ad incoraggiare e dare assistenza, ma intervenendo attivamente solo quando necessario o richiesto. Importante per fornire una base sicura e’ riconoscere che il comportamento di attaccamento fa parte della natura umana: esso caratterizza l’essere umano “dalla culla alla tomba”: non deve, pertanto, essere considerata una caratteristica esclusiva dell’infanzia di cui liberarsi crescendo,
La teoria dell’Attaccamento e’ nella sua essenza una teoria spaziale: quando sono vicino a chi amo mi sento bene, quando sono lontano sono ansioso, triste e solo.
…… segue nel prossimo post