Abbiamo visto nel post precedente le tre componenti fondamentali dell’autostima: l’amore di sé, la visione di sé e la fiducia di sé, generalmente questi tre fattori sono fra loro interdipendenti.
L’amore di sé , inteso come il rispetto per se stessi qualunque cosa accada e l’assecondare i propri bisogni e aspirazioni, facilita una visione positiva di se stessi, ossia credere nelle proprie capacità, che, a sua volta, influenza favorevolmente la fiducia in se stessi ovvero agire senza eccessivi timori di eventuali insuccessi o del giudizio degli altri.
Capita, tuttavia, che in certe persone questi aspetti siano dissociati. Consideriamo, ad esempio, il caso di una persona che abbia una visione di sé fragile, quindi una fiducia superficiale in se stessa. Se subentrasse un ostacolo serio, se una condizione sfavorevole si instaurasse in maniera stabile, sua autostima svanirebbe.
Per rendere il tutto ancora più chiaro vediamo, nello specchietto riassuntivo sotto, le origini, i benefici e le conseguenze in caso di insuccesso dei tre pilastri della stima di sé:
AMORE DI SE’:
ORIGINI => Qualità e coerenza dei nutrimenti affettivi ricevuti da bambini
BENEFICI=> Stabilità affettiva, relazioni sempre più soddisfacenti con gli altri, saper superare le critiche o il sentirsi respinti
CONSEGUENZE IN CASO DI INSUCCESSO => Dubbi sulle proprie capacità di essere apprezzati dagli altri, convinzione di non essere all’altezza, immagine di sé mediocre anche in caso di successi
VISIONE DI SE’:
ORIGINI=> Aspettative, progetti e proiezioni dei genitori sul bambino
BENEFICI =>Ambizioni e progetti che si tenta di realizzare; capacità di resistere agli ostacoli e ai contrattempi
CONSEGUENZE IN CASO DI INSUCCESSO => Mancanza di coraggio nelle scelte esistenziali, conformismo, dipendenza dall’opinione altrui, scarsa perseveranza nelle scelte personali
FIDUCIA IN SE’:
ORIGINI=> Apprendimento delle regole dell’agire (osare, perseverare, accettare le sconfitte)
BENEFICI =>Facilità e rapidità d’azione nella vita quotidiana; capacità di reagire alle sconfitte
CONSEGUENZE IN CASO DI INSUCCESSO => Inibizioni, esitazioni, abbandoni, mancanza di perseveranza
Alcuni studiosi pensano che la stima di sé, in realtà, sia l’insieme di più stime di sé, ciascuno pertinente ad un ambito particolare. Per esempio, si può avere una buona stima di sé in ambito professionale e una scarsa considerazione di sé in materia di vita sentimentale. Secondo questo pensiero, quindi, al variare delle circostanze e degli interlocutori può variare la concezione del proprio valore personale.
Nella maggior parte delle persone, tuttavia, un successo o una sconfitta in un certo ambito si ripercuote su tutti gli altri.
Una pena d’amore suscita nella persona respinta o abbandonata un senso di perdita del valore personale nel suo insieme. Al contrario, un esito positivo in una certa situazione dà quasi sempre una sferzata alla stima di sé.
Possiamo dire dunque che la stima di sé può essere compresa unicamente come uno sguardo d’insieme su se stessi. Se questo sguardo è benevolo e positivo, ci fa minimizzare i nostri difetti e ci consente di approfittare dei nostri pregi.
Se ci stimiamo poco, invece, finiamo per essere troppo severi con noi stessi, malgrado i nostri successi e ci creiamo un ostacolo impegnativo sulla strada verso la felicità e il ben-essere.
E’ di fondamentale importanza tenere conto che, quasi sempre, attraverso tutte le nostre attività, noi cerchiamo di soddisfare due grandi bisogni, ugualmente indispensabili alla nostra autostima: sentirci amati e sentirci competenti. In ogni campo, ci aspettiamo di vedere soddisfatti contemporaneamente entrambi questi bisogni: prendiamo gli uomini politici che vogliono sia esercitare il potere (competenza) sia essere popolari e seguiti (amore).
Nel lavoro, siamo felici di essere considerati esperti in un certo ambito, ma desideriamo anche essere stimati dai nostri colleghi; nella vita di coppia, cerchiamo l’amore dell’altro, ma vogliamo anche che il nostro lui ci stimi e ci ammiri.
Se invece viene soddisfatto uno solo di questi bisogni e l’altro ignorato, non ci sentiamo appagati: essere amati senza essere ammirati ci fa tornare all’infanzia, mentre ricevere stima senza sentirci amati ci porta alla frustrazione.
Possiamo concludere, dunque, che questi nutrimenti del nostro io sono tanto più indispensabili in quanto la stima di sé non è data una volta per tutte. Essa è una dimensione della nostra personalità particolarmente mutevole: più o meno elevata, più o meno stabile ed ha bisogno di essere alimentata regolarmente .
______________________________________
Liberamente tratto da:
Andrè – F.Lelord: “La stima di Sé” Ed. TEA Pratica