A proposito di gelosia

gelosia

“ come geloso io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia possa ferire l’altro perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri …” (R. Barthes – Frammenti di un discorso amoroso -)

 

Scorrendo questo blog ci sono vari post sull’amore , le sue gioie e i suoi tormenti  perchè quindi non soffermarsi a riflettere sulla gelosia…. Se ami conosci la gelosia. Se ami non puoi non conoscerla. La gelosia nasce con l’amore, si sa, anche senza scomodare Freud, Edipo, Elettra e il desiderio di volere tutto per sé il genitore dell’altro sesso.

Qualsiasi discorso o riflessione su questo sentimento potente e controverso non può che partire da questo dato di fatto: la gelosia c’è nell’amore, fa parte del pacchetto tutto compreso, e conviene farci pace con questa idea, da subito, perché tanto non si può proprio fare diversamente.

La gelosia nasce con l’amore per due grandi motivi. Il primo: due amanti appassionati costruiscono tra loro uno spazio sacro, delimitano una zona intoccabile, creano un santuario del e con il loro amore. Qualunque violazione dello spazio sacro è percepita per quello che in effetti è: in sacrilegio bello e buono. Secondo: la gelosia nasce dalla paura di perdere l’altro, l’oggetto di tutto il nostro amore, la persona che con la sua esistenza ci fa vivi. E’ la stessa profonda, antica paura, che chiunque ha provato da bambino, quando i fantasmi più brutti e orribili avevano il volto della disperazione provata per la solitudine,della paura di non essere protetti, di essere abbandonati.

Quella che poi tocca vivere da adulti, è una paura molto simile, una paura che è fatta della stessa cosa, della stessa sostanza: da una sete di amore illimitato ed esclusivo, e dal conseguente terrore di venire rifiutati.

La gelosia è di tutti quelli che amano. Essa non conosce il genere maschile e femminile, è di tutti maschi e femmine. Tradizionalmente si vuole un po’ più rivolta all’esclusività sessuale quella dei primi, un po’ più legata al tradimento affettivo quella delle donne.

La gelosia ha una storia antica, atavica. L’esclusività sessuale nasce, nella notte dei tempi, non era una questione d’amore ma qualcosa che serviva a garantire la stessa sopravvivenza. Qualcosa che aveva a che fare con quello che gli etologi chiamano “sorveglianza del partner”. In natura il senso del possesso è molto comune, e questo per ovvie ragioni evolutive: il maschio sorveglia e protegge la femmina che partorirà i suoi cuccioli, trasmettendo così i suoi geni al futuro. Nella nostra società è probabilmente servita per lo stesso scopo: al maschio per garantire la sua discendenza, alla femmina per assicurarsi protezione e sostentamento.

Più la società si è evoluta, più con il tempo la gelosia ha perso questa sua funzione stabilizzante, fino ad essere considerata, in tempi piuttosto recenti, un sentimento anacronistico, arretrato e gretto. Di essere gelosi un po’ ci si vergogna, perché, in fondo, ammettere di essere rosi da questo demone oscuro è un’aperta dichiarazione di debolezza e insicurezza.

Il geloso soffre moltissimo e non solo per i tormenti inflitti dal dubbio, per il rovello continuo, per i sospetti velenosi, per la paura di perdere chi ama, per la vergogna di sentirsi debole, ma anche perché la gelosia non sta bene, è poco elegante, poco dignitosa.

Ora, è vero che la gelosia da un lato, socialmente non è molto ben vista, ma dall’altro è anche vero che oggi esiste e prolifera ancora uno stereotipo popolare, molto diffuso che dice esattamente il contrario, e cioè: “più sono geloso, più sono passionale, più sono geloso più amo”.

Questa idea che se siamo molto gelosi allora vuol dire che siamo capaci di grandi sentimenti e di grandi passioni è un seme abbastanza insidioso. Naturalmente è un pensiero in cui si è indotti a cadere con una certa facilità, visto che, la gelosia e l’amore sono intimamente legati, che un po’ di gelosia è bene che ci sia nell’amore. Però è proprio su questo punto che si ingenerano equivoci spesso molto dolorosi.

Parecchie fra le donne che subiscono maltrattamenti e violenze da partner molto gelosi li giustificano con il malsano sottinteso che le aggressioni arrivano, è vero, e fanno male, però questo succede in realtà perché lui è tanto, tanto innamorato.

Le violenze, le angherie, i soprusi sono proporzionali all’amore, è una formula da cancellare, tanto quanto l’altra devastante equazione “più soffro, più amo”, della quale e stretta parente e complice.

( Non abbiamo ancora finito di parlare di gelosia … aspetta il prossimo post…)

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