Magritte – I due amanti
“ … la gelosia non va eliminata, va educata …” W.Pasini
Come abbiamo visto nel precedente post in una coppia la gelosia ci vuole, però non deve essere troppa, altrimenti si mangerà via proprio l’amore, lo soffocherà nella tenaglia dei continui sospetti, fino a sfociare, prima o poi, in aperta aggressività.
Sintetizzando: c’è una gelosia buona , che serve alla coppia, e che la mantiene viva e vivace. E una gelosia cattiva, che morde il cuore di chi la prova, distrugge la vita di chi la subisce e disintegra la possibilità di una relazione soddisfacente ed equilibrata.
Quello che è necessario fare è addomesticare la gelosia, renderla docile, piegarla e usarla per le cose positive che può portare. La gelosia una volta educata serve proprio a far durare il desiderio, a tenere viva l’attenzione, a farci “sentire” l’altro come altro da noi, a collocarlo alla giusta distanza. A metterci, insomma, un po’ di giusta paura di perderlo.
Quando si è molto innamorati si cerca la bolla, si tende verso una simbiosi che non è solo ideale ma scende concretamente nelle vita di tutti i giorni.
C’è un mito, uno dei tanti che aleggia sugli amanti legati a doppio filo da un “grande amore”: il mito della sincerità assoluta, il mito di sapere tutto, di condividere tutto, di vedere tutto dell’altro e di far vedere tutto di sé. Quando instauriamo un legame profondo e molto sentito “ci facciamo carico di un dovere di trasparenza” , come dice bene Aldo Carotenuto, una trasparenza reciproca che implica un’apertura incondizionata e che riguarda ogni elemento della nostra interiorità, dai pensieri alle fantasie, alle idee, fino alle emozioni ancora in bozzolo, quelle che forse ancora non proviamo nemmeno ma che potremmo ad un certo punto, chissà, provare.
“Ti dirò ogni cosa di me. E voglio sapere tutto di te”. Gli amanti dichiarano programmaticamente che abdicheranno al proprio essere individui, alla propria complessità. Credono che aprire, senza se e senza ma, lo scrigno della propria interiorità sia una specie di cartina di tornasole della bontà e veridicità di ciò che stanno vivendo.
Di fatto invocare la trasparenza assoluta è qualcosa che cerca di negare e annullare la distanza con l’altro, è un atteggiamento che tenta di cancellare la separazione mentre è questa l’unica garanzia di sopravvivenza del desiderio e della relazione stessa.
Voler saper tutto dell’altro e dirgli tutto fino nelle pieghe più nascoste della nostra intimità tradisce il desiderio di ricreare la fusione primigenia, il rapporto simbiotico assoluto, privo di distanza per definizione, quello del bimbo con la madre. E’ voler fare in definitiva la bolla. E la bolla è la culla, dolce e infida, della gelosia.
Voler sapere tutto, esigere di rendere trasparente tutto non lasciando più nemmeno un angolino di non confessato, nemmeno un segreto, più niente che appartenga solo ad uno, implica che qualunque deroga a questa regola sia vissuta come un tradimento. Conoscere e controllare il mondo interiore di un altro essere umano è impossibile, tentare di farlo è assurdo, e in ogni caso non c’entra niente con l’amore.
Prima ho nominato una gelosia buona, che fa bene, in cosa consiste? Per parlare della gelosia buona dobbiamo riallacciarci, ancora una volta all’idea della bolla, della fusionalità. Lì dentro, dove l’altro dovesse perdere effettivamente i suoi confini e la sua magica alterità, l’amore agonizza e poi muore, per legge naturale. La gelosia buona, quella misurata permette proprio che questa simbiosi entri in crisi, rivelando che l’altro è qualcosa di distinto da noi. Che forse non è vero che lo conosciamo così bene.
La gelosia riaccende la luce sulla persona che amiamo e ci dice una verità che dovremmo custodire come un tesoro: ci dice che l’altro non lo conosceremo mai, mai davvero, ce lo restituisce come separato da noi, perciò, come desiderabile.
A confronto con questo sentimento carico di paura succede che l’altro lo rivedi improvvisamente nuovo, sconosciuto, tutto pieno del suo antico mistero. La gelosia irrompe sulla scena degli amanti, e a quel punto può fare il suo lavoro buono: arriva e mette positivamente in crisi quelli che si amano. Arriva ad un dato momento e spezza l’illusione dell’eternità, l’illusione della fiducia illimitata e “apre una crepa nell’innocenza” (J. Hillman). La comparsa della gelosia fa bene perché ridà le carte, e costringe quelli che si amano a guardarsi in faccia, l’un l’altro, nuovamente. Li costringe ad un nuovo incontro e ad un nuovo profondo riconoscimento nella distanza.