Il dramma del copione e la parabola dell’aquila…

aquila e gallina

Ho già trattato l’argomento dei copioni esistenziali in un altro post, vorrei riprenderlo brevemente come premessa ad una parabola di James Aggrey che trovo particolarmente illuminante e che in qualche modo può metaforicamente rappresentare cosa è un percorso di Counseling…..

Ciascuno di noi ha un copione psicologico e vive in una cultura che ha i propri copioni. Il copione psicologico, in cui è contenuto il programma della nostra vita affonda le sue radici nei messaggi che un bambino riceve dai propri genitori. Essi possono essere messaggi costruttivi, distruttivi oppure non produttivi, relativi a posizioni psicologiche che il bambino assume nei riguardi di se stesso o dell’ambiente che lo circonda.

Tali messaggi di copione sono creatori di disagi, a vari livelli, nella misura in cui non si accordano con le reali potenzialità della persona e ne limitano la sua voglia di vivere. Il disagio può essere modesto non interferendo che minimamente con le capacità dell’individuo; oppure così grave da rendere la persona solo una caricatura di se stessa.

I copioni sono simili ad incantesimi ma in alcuni casi essi servono a creare nel soggetto un’idea abbastanza realistica di come può impiegare le sue capacità nell’ambito della società. In altri casi i copioni sviano la persona inducendola a seguire un miraggio poco realistico oppure scelto per risentimento o ripicca.

C’è un momento nella vita, in cui ciascuno di noi si maschera e recita in questo o quel ruolo. Quando acquisiamo consapevolezza di ciò, possiamo anche riacquistare, almeno in parte, la capacità di rinunciare ai falsi ruoli, per tornare ad essere autentici.

Una persona autentica può scegliere il proprio destino e riscrivere il suo copione in favore della propria personale individualità, divenendo in questo modo un “vincente”, un individuo capace di assumersi la responsabilità della propria vita non concedendo a nessuno una falsa autorità su di lui.

In genere ciò non è facile e spesso è un lavoro duro e faticoso.

Qualche volta è necessario un vero “Salvatore”  come appare dalla “Parabola dell’Aquila”…..

“Un giorno un uomo, attraversando la foresta, trovò un aquilotto, lo portò a casa e lo mise nel pollaio dove imparò presto a beccare il mangime delle galline e a comportarsi come loro. Un giorno un naturalista, che si trovò a passare di là, chiese come mai un’aquila, la regina degli uccelli, si fosse ridotta a vivere con le galline.

“Perché l’ho nutrita con mangime di gallina e le ho insegnato a essere una gallina, e non ha mai imparato a volare”- replicò il proprietario. – “Si comporta come una gallina e dunque non è più un’aquila”.

“Tuttavia”- insistette il naturalista- “possiede ancora il cuore di un’aquila e può certamente imparare a volare”.

Dopo averne parlato a lungo, i due si trovarono d’accordo nel voler scoprire se ciò era possibile. Il naturalista prese con delicatezza l’aquila fra le braccia e le disse: “Tu appartieni al cielo, non alla terra. Spiega le tue ali e vola”.
Ma l’aquila si sentiva piuttosto confusa. Non sapeva bene chi era e, vedendo le galline che beccavano il mangime, saltò giù e si unì a loro.

Per niente scoraggiato, il naturalista tornò il giorno dopo a riprendere l’aquila, la portò sul tetto della casa e la incitò di nuovo dicendo: “Tu sei un’aquila. Apri le tue ali e vola”: Ma l’aquila aveva paura di questo nuovo se stesso che non conosceva il mondo; ancora una volta saltò giù e andò a beccare il mangime.
Il terzo giorno il naturalista si alzò di buon’ora, andò a prendere l’aquila e la portò sulla cima di una montagna. Lì sollevò in alto la regina degli uccelli e cercò di incoraggiarla dicendo: “Sei un’aquila, appartieni al cielo e alla terra, apri ora le tue ali e vola”.

L’aquila si guardò intorno, guardò in giù verso il pollaio, guardò in su verso il cielo. Ma non volò ancora. Allora il naturalista la sollevò verso il sole e l’aquila cominciò a tremare e piano, piano aprì le ali. Infine, con un grido trionfante, spiccò il volo verso il cielo.

Può darsi che l’aquila ricordi ancora le galline con nostalgia; può darsi anche che di tanto in tanto torni a fare visita nel pollaio. Ma per quanto si sa non è più tornata a vivere come una gallina.

Era un’aquila, sebbene fosse stata nutrita e allevata come una gallina”.

Proprio come l’Aquila, chi ha imparato a considerarsi, a comportarsi e a vivere come in realtà non è, può prendere una nuova decisione e vivere secondo le proprie potenzialità di vincente, invece che sopravvivere chiuso dentro una gabbia fatta di: “se soltanto……”, “quando….”, “cosa mi succederà se…”.

Chi vuole scoprire e imparare a cambiare la sua parte “perdente” diventando così più simile al “vincente “ che era destinato ad essere può provare un percorso di Counseling.

Il Counseling, infatti, può aiutare nel proprio personale percorso di riorganizzazione interna, verso la riappropriazione di quel potenziale di creatività e saggezza, insito in ognuno di noi, che permette di diventare “quello che si è”, riconoscendo la propria unicità senza esaurire le proprie energie nello sforzo di svolgere un ruolo che non è nostro.

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