Abbiamo visto nei post precedenti come la maggiore fonte di stress non sono tanto i fatti del mondo esterno, ma siamo noi, il nostro stile di vita, il nostro modo di affrontare le cose.
Insomma noi siamo abituati a dare la colpa di tutto a fattori esterni: il lavoro eccesivo, il traffico, i parenti insopportabili, gli amici noiosi. Ci tocca fare troppe cose e di questa la maggior parte non le vorremmo fare: per questo ci sentiamo stressati.
Se ci pensiamo bene questa è una “diagnosi” senza speranza. Il lavoro è sfibrante, ma non possiamo certo vivere di aria. I parenti spesso sono una palla al piede, ma in fondo gli vogliamo bene. Il traffico non possiamo certo deciderlo noi. Dunque non se ne esce, non c’è speranza!!
E se invece provassimo a spostare il tiro? … e se fossimo noi che orchestriamo male tutto quanto? …. E se non fossero le azioni che dobbiamo fare – controvoglia – a stressarci, ma la nostra resistenza? …. Ebbene sì, la nostra resistenza all’azione innesca il circolo vizioso che ci fa fare azioni inutili e che ci impedisce, alla fine, di essere felici.
Proviamo a pensarci: noi non vogliamo fare quello che stiamo facendo, che sia lavoro o altro, e quindi scantoniamo, tergiversiamo, rimandiamo, accumuliamo …. Accumuliamo lavoro, accumuliamo rabbia, viviamo male gli impegni … e perché tutto questo? Perché sogniamo di fare altre cose più interessanti. Perché abbiamo assimilato la cultura che dice: devi avere un posto interessante, di prestigio, di successo. Soprattutto non devi fallire. Una cultura che trasforma in un modello ciò che è socialmente accettato, e pretende che noi ci adeguiamo a quel modello.
Cosa accade allora? Accade che non godiamo quello che facciamo, perché, vivendo ogni cosa in funzione di qualcos’altro, la giudichiamo indegna di noi, seguendo i criteri del mondo.
Inoltre non impariamo nulla, perché si impara solo facendo e sperimentandosi, gettandosi dentro le cose: non impariamo nulla di noi, di ciò che sappiamo o non sappiamo fare e quindi di ciò che ci piacerebbe davvero. E infine, limitandoci a sognarlo, non otterremo mai nemmeno ciò che continuamente sogniamo.
E’ questo il vero inizio dello stress. Perché la nostra energia vitale, che saprebbe benissimo dove condurci se solo la ascoltassimo, è sopraffatta da tutto il mormorio della nostra mente, piena di questi pregiudizi e di queste false mete. E non potendo fluire si ritorce contro di noi, ritorna indietro, trasformandosi in tensione, insoddisfazione, irritabilità, rabbia repressa, stanchezza, delusione, frustrazione, apatia …. in una sola parola … stress!
E allora se vogliamo uscire dallo stress la nostra soluzione è …. sognare!!!
Basta vivere per il fine settimana, basta demandare i nostri momenti di gioia alla serata davanti alla TV o alle vacanze estive, basta fantasticare sulla vincita al totocalcio.
In realtà più sogniamo questi momenti, meno sapremo goderceli. Anzi, essi aumenteranno ancora di più il nostro stress perché li avremo caricati di aspettative salvifiche, regolarmente smentite e vivendoli già penseremo alla loro fine come ad un’eterna condanna che ci colpisce.
Se vogliamo uscire dallo stress non è al riposo che dobbiamo rivolgerci, bensì all’azione consapevole. E non serve affatto fare cose impossibili; l’azione che rende felici è semplice perché è ogni azione che facciamo, se la facciamo nela consapevolezza: se ci abbandoniamo a lei, senza scopo, diventa perfetta e non richiederà alcuno sforzo.
Si ri-creerà ogni giorno grazie alla sua capacità di mantenersi costante che non è obbligo, ma è la stessa costanza che fa crescere ogni giorno lo stelo di un fiore.
E’ l’adesso, ogni adesso cui non manca nulla. Non è la costanza dell’orario fisso, l’autocostrizione, ma è la capacità di essere nelle cose, imparando a misurarsi con esse diventando progressivamente capaci di scegliere, di tenere e di scartare.
Non di sognare un futuro migliore, ma di VIVERE un presente che abbiamo scelto …..