Cercare di piacere agli altri è un’occupazione che richiede molto tempo, ma che offre scarse contropartite e un tasso minimo di successo malgrado il massimo dell’impegno. Inoltre, non funziona, sia per voi che per tutte le altre persone coinvolte nella faccenda e la ragione è che quando si cerca continuamente di piacere agli altri non si è se stessi.
Proviamo ad andare per gradi ed iniziamo con l’analizzare cosa significa “essere se stessi”.
La cosa in sé sembra facile, ma probabilmente è la cosa più difficile da fare. Nel momento stesso in cui chiedete a qualcuno di agire con naturalezza essendo se stesso, state certi che quella persona diverrà troppo consapevole di sé e non saprà più essere naturale.
Come si fa quindi ad essere se stessi? In questa domanda è già evidente la contraddizione interna tra cercare di organizzare il proprio comportamento da un lato e dall’altro essere se stessi senza inutili orpelli. In verità non c’è nulla che si possa fare per essere naturali perché non appena si fa qualcosa, si pratica una manipolazione su di sé.
Essere naturali significa evitare di concentrarsi su di sé bensì porre l’attenzione su ciò che si fa. Essere se stessi vuol dire dimenticarsi di sé, smettere di preoccuparsi di quello che pensano gli altri, evitare di pensare a come si appare o a come sembriamo.
Questo, naturalmente, equivale a dire ad una persona di NON PENSARE ad un elefante rosa: la prima immagine che balza alla sua mente è proprio l’elefante rosa.
La soluzione consiste allora nell’impegnare la mente con quello che si sta facendo, concentrandosi con tutti i sensi sull’attività che ci coinvolge nel momento. E’, tuttavia, veramente difficile per certe persone “lasciarsi andare” e interessarsi a fondo a quello che fanno perché sono sempre impegnati ad osservarsi, a giudicarsi come se riflettessero sempre la propria immagine. Criticarsi e accusarsi continuamente ci fa sprecare un sacco di energia, così come agire contro i propri interessi cercando sempre di piacere agli altri.
Occorre dunque saper stabilire con certezza quello che si vuole, altrimenti ci si ritrova ad aver vissuto la vita di qualcun altro, non la propria.
Le decisioni che prendiamo dovrebbero essere basate su quello che pensiamo sia meglio per noi, e non su quello che crediamo che gli altri si aspettino che facciamo. Se qualcuno ci chiede di fargli un favore, il nostro consenso non dovrebbe giungere automaticamente, come se avessimo un meccanismo dentro di noi che ci obbliga a rispondere subito affermativamente non appena ci fanno delle richieste.
Provate a riflettere su questo punto: volete veramente fare quello che vi si chiede? Se per essere d’aiuto è necessario che vi impegnate al massimo, in maniera irragionevole, è questo quello che desiderate davvero fare?
Riflettete: quale è il prezzo che pagate per piacere agli altri???
Voglio comunque precisare che essere se stessi non significa comportarsi con maleducazione o con mancanza di rispetto, vuol solo dire vivere in armonia con il proprio io (puoi leggere QUI). Prima di compiacere gli altri, occorre imparare a piacere a se stessi, e solo allora saremo in grado di darci liberamente alle persone che ci circondano, donandosi perché ci si vuole donare, e non per senso del dovere o a causa della presunzione che la controparte se lo aspetti.
Se non si desidera fare una certa cosa, è importante imparare a dire di no ( leggi QUI) perchè rispondendo affermativamente quando il nostro desiderio sarebbe quello di rifiutare, creiamo un conflitto interiore e profonde tensioni, e più frequentemente stabiliamo questo intimo squilibrio meno saremo capaci di controllare noi stessi e la nostra vita.
Se le nostre azioni saranno in armonia con le nostre emozioni, possiamo stare certi che alla fine ci sentiremo più liberi e più felici. Se cerchiamo continuamente di piacere agli altri, significa che ci stiamo trascurando: è necessario evitare di collocare le altre persone su un piedistallo ignorando le nostre esigenze.
Ricordiamoci: più siamo felici e più saremo in grado di fare felici anche gli altri !!!!