“Anche il più terribile fallimento, anche il peggiore, il più irrimediabile degli errori, è di gran lunga preferibile al non averci provato.” (cit.)
Oggi un post che ho diviso in tre parti perchè un po’ lungo. Una riflessione sull’Autoboicottamento, quel meccanismo perverso che ci fa reiterare sempre lo stesso copione disfunzionale che porta come tornaconto la convalida del nostro fallimento nata da un “lì e allora” svalutante.
Diventare maggiormente consapevoli del terrorismo relazionale che possiamo esercitare su noi stessi significa cercare di capire meglio tutto il male che rischiamo di farci con sincerità accecante.
Fin dagli albori dell’umanità, l’uomo è sempre stato un temibile predatore, sia per gli altri sia per se stesso. Ad essere forse diversi sono i metodi di questa predazione. Sono diventati più precisi, più sofisticati, più efficienti, soprattutto nei confronti della violenza e del male che possiamo infliggere a noi stessi o agli altri.
Per alcuni arrischiarsi ad essere felici pare costruire un’incongruenza oppure una calamità. Si adopereranno dunque a maltrattare se stessi con un bel po’ di costanza. Per un auto predatore, infatti, fare del male a se stesso, alimentare in un modo o nell’altro le proprie sofferenze, graffiare le proprie ferite, nutrire le proprie delusioni e cogliere al volo un determinato evento o pretesto per sminuire se stesso rappresenta talvolta un’attività a tempo pieno.
“Comunque sia, so che quello che faccio non servirà a niente e quindi non intendo darmi da fare per riuscire. So già che il mio lavoro è inutile e fallirò certamente….” Esiste il male che ci facciamo a causa delle scelte di vita, delle decisioni, delle azioni compiute che si rivelano catastrofiche; esiste anche il male che alimentiamo coltivando pensieri tossici e rimuginando su insoddisfazioni , risentimento o rancore.
Si tratta di “produzioni proprie” coltivate con molta cura, creatività, tenacia. Esiste altresì, di conseguenza, il male che facciamo a coloro che amiamo, che ci amano e che ci sono vicino nel momento in cui scoprono la loro impotenza di fronte all’incredibile energia che impieghiamo per alimentare la nostra scontentezza, mantenere in vita la nostra angoscia o crogiolarci nel nostro malessere.
Vivere con un inveterato auto distruttore o essergli costantemente vicino risulta sempre assai pesante per gli altri, che si sfiancano a prestare vari tipi di aiuto, rassicurazione e saggi consigli, invariabilmente uno meno dissuasivo dell’altro.
Bene o male facciamo tutti ricorsi all’autosabotaggio, possediamo addirittura degli auto sabotatori preferiti che sono all’opera fin dall’infanzia, amplificati e resi parte di noi anche dalle ingiunzioni e dai giudizi arrivati dalle nostre figure di riferimento. Per alcuni questi auto sabotatori risalgono così indietro nel tempo che vengono confusi con le proprie origini e considerati parti di se stessi, come se fossero codificati nei geni, insiti nel carattere o nella personalità.
“Io comunque sono sempre stata così. Fin da piccola tutto mi scivolava dalle dita. Credevano che fossi maldestra, ma non è vero, occorre una certa abilità per incrinare un piatto o un piattino senza romperli! Io ho il terrore di tenere qualcosa in mano per più di tre minuti. Ad ogni modo, occorre rinnovare le stoviglie, vero???”.
Gli auto sabotatori che potremmo anche chiamare “guastafeste della vita” oppure “nemici interiori” sembrano funzionare in maniera indipendente dalla nostra volontà, paiono addirittura dotati di una perseveranza e tenacia eccezionale. Sono loro che inquinano la nostra esistenza e ci trascinano verso direzioni e decisioni per nulla corrispondenti ai nostri desideri o scelte di vita.
Questi atteggiamenti, comportamenti, pensieri affiorano nei momenti più imprevedibili, dopodiché si ancorano e sembrano inamovibili. Tutto ha inizio con delle idee che “spuntano” nel momento peggiore, offuscando la nostra lucidità, sviando la nostra volontà , agendo in maniera del tutto indipendente, facendoci nel contempo credere che siamo stati noi a scegliere.
Questi auto sabotatori si impongono, prendono possesso della nostra mente, mascherano le nostre decisioni, si infiltrano nelle nostre parole e azioni invadendo il nostro presente.
L’autosabotatore, ben insediato in noi da anni, ha vari volti. Può presentarsi con la voce del buon senso e della ragione oppure, al contrario, con la voce angosciata o seducente di un neonato, di un bambino in ansia, di un adulto fragile, smarrito, che ha bisogno di essere rassicurato e tranquillizzato, di un adolescente ribelle che cerca di affermarsi o di un esperto la cui esperienza non si può mettere in dubbio.
Altre volte l’autosabotatore può comparire accompagnato dall’immagine di un genitore colpevolizzante o critico, che dispensa ordini: “Devi … non puoi fare … devi sentirti in dovere … non puoi assolutamente sottrarti …” La gamma delle ingiunzioni che ci spingono a fare quello che non vogliamo è assai varia e persuasiva.
L’autosabotatore gioca principalmente con i dubbi, le paure e il senso di colpa, ma anche con l’immagine di sé. In questo senso, è in grado di alimentare una “bella immagine” che abbiamo bisogno di conservare dentro di noi, per noi stessi o per gli altri. E’ l’immagine del buon padre, della buona madre, del buon impiegato, del buon figlio o della figlia perfetta che abbiamo interiorizzato e che per anni continuiamo a nutrire e a coltivare.
Si tratta di immagini in genere alimentate da paure immaginarie, poco reali così come lo è la maggior parte delle paure. Paura di dire, di non dire, di fare, di non fare e soprattutto di essere visti “come non vorremmo” o eticchettati in maniera peggiorativa.
Per la maggior parte dei auto sabotatori l’origine risiede nella precoce sedimentazione, dentro di noi, di certe mancanze. Mancanza d’amore, mancanza di fiducia, mancanza di speranza, mancanza di prospettive positive, mancanza di punti di riferimento visibili, concreti e di confini sicuri.
Rimanere aggrappati ad una situazione di mancanza e farne una fissazione suscita in genere frustrazioni e angoscia, rivendicazioni e collera, violenza verso gli altri e verso se stessi. Ecco perché ogniqualvolta riusciamo a riconoscere il bisogno che si cela dietro la mancanza, gli auto sabotatori diminuiscono e magari spariscono.
Quello che pertanto è necessario effettuare è un lavoro di rivisitazione degli eventi che hanno composto la nostra vita, accogliendo ciò che è avvenuto e lasciandolo poi andare proprio perchè appartiene ad un passato che non è più …..
Affinchè questo non rimanga solo un pio desiderio, è necessario individuare i nostri auto sabotatori, facendolo ci sentiremo più dinamici e, cosa importantissima, svilupperemo un maggior rispetto verso noi stessi ….
E allora al lavoro ….. quali sono i tuoi autosabotatori ????
“La tua zona confort è un luogo bellissimo ma no vi cresce nulla” (cit.)
Continua a seguirmi se ti va di saperne di più ….