“le aspettative” un argomento che mi ha sempre toccata da vicino e che ora “vedo”, nel mio lavoro di Counselor e di Mediatore Familiare , come esse siano la base di molti dei disagi intrapsichici e relazionali.
Stamattina sfogliando il libro di Krishnananda “a tu per tu con la paura” , sono incappata in un capitoletto, il cui titolo ha dato il nome a questo post, che mi sembra perfetto per chiarire alcuni punti.
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La fonte e l’alimento del nostro reagire e pretendere proviene dalle aspettative. Tutti noi nutriamo aspettative reciproche che, se rimangono inconsce, possono distruggere qualsiasi tipo di armonia e intimità desideriamo creare. Perché le aspettative trasformano l’altra persona in un oggetto per i nostri voleri..E poniamo le stesse aspettative sulle situazioni e sulla vita in generale….. Invece di sentire le nostre paure, noi entriamo nel “bambino che pretende” e ci sentiamo vittime della gente, delle situazioni e della vita.
Per conseguire una maggiore consapevolezza del nostro “pretendere”, dobbiamo esaminare le nostre aspettative.
E’ più facile a dirsi che a farsi….. come facciamo a riconoscere le nostre aspettative??
- Uno dei modi è notare quando ci sentiamo delusi e reagiamo, sia colpevolizzando e arrabbiandoci che isolandoci con rassegnazione. A seconda del nostro temperamento. Possiamo scagliare la rabbia e la delusione sull’altra persona perché non soddisfa i nostri bisogni, oppure possiamo trattenerle dentro di noi e cuocere nel nostro brodo. … E’ imbarazzante vedere quanto ci aspettiamo dagli altri. Per questo non abbiamo voglia di analizzare questa parte di noi. Ogni qualvolta sentiamo frustrazione o rabbia, un’aspettativa è stata delusa.
- Un altro modo per scoprire un’aspettativa è esaminare cosa si nasconde sotto il nostro giudizio. Spesso proprio dietro ad un giudizio c’è qualcosa che vogliamo o ci aspettiamo da qualcuno.
- Un terzo modo per cominciare a riconoscere le nostre aspettative è quello di prendere qualcuno che ci è molto vicino – la nostra relazione fondamentale è l’esempio migliore – e vedere tutti i modi in cui possiamo incolpare questa persona. Incolpiamola per tutto quello che non va in lei, per tutto ciò che non ci dà, per tutto ciò che vorremmo cambiasse. Sotto ognuna di queste colpe c’è una aspettativa.
Quando un’aspettativa non è soddisfatta possiamo avere una reazione esplosiva o implosiva. Le aspettative che provocano il primo tipo di reazione sono positive e si trovano appena sotto lo stato di rabbia e di giudizio. Esse hanno una energia che le sorregge e sono accompagnate dalla sensazione, nella mente del nostro bambino, che meritiamo di vederle soddisfatte. Le definisco positive perché c’è almeno un po’ di energia con cui possiamo connetterci. Quando c’è energia è più facile riconoscere le aspettative e cercare il bisogno insoddisfatto, il buco della nostra vita che esse ricoprono. Le aspettative sono i coperchi dei buchi interiori. Invece di sentire la paura e il dolore che questi buchi provocano, trasformiamo l’energia nell’aspettativa che qualcuno, o la vita stessa, li colmino.
Le aspettative negative sono convinzioni che tratteniamo e che ci impediscono di ammettere che in realtà vogliamo o ci aspettiamo qualcosa. Quando neghiamo di avere bisogni e desideri o quando ci sentiamo così indegni che non pensiamo di meritare nulla, le nostre aspettative vengono sepolte in profondità. Ovviamente sono ancora lì, ma sono più difficili da raggiungere. Per esempio, alcuni di noi vivono nell’illusione che non abbiamo bisogno di niente e di nessuno. Altri provano così tanta vergogna che pensano di non meritare niente. In realtà continuiamo ad avere aspettative, solo che si manifestano indirettamente sotto forma di risentimenti inespressi, di depressione cronica, di malignità, di aggressione passiva.
Copriamo i nostri bisogni con convinzioni del tipo:
- Avere bisogno degli altri non va bene; dobbiamo imparare a prenderci cura di noi stessi;
- è inutile desiderare o avere bisogno di qualcosa perché in ogni caso non verremo soddisfatti;
- esprimere un bisogno porta solo alla frustrazione.
E’ possibile che non riconosciamo assolutamente il fatto di avere bisogni. Li abbiamo rinnegati così a lungo che è diventato quasi impossibile averne la consapevolezza. Le nostre aspettative negative si trovano nel profondo delle nostre ferite interiori. E creano una grande disperazione: non saremo mai amati, accettati o compresi.
Sia che le nostre aspettative si manifestino sotto forma di rabbia, delusione o accusa (è il caso delle aspettative positive) sia che possano essere identificate come una convinzione negativa che copre i nostri desideri e bisogni (è così per le aspettative negative), esse continuano a coprire una parte dentro di noi profondamente ferita e affamata. Il nostro bambino interiore proietta le sue vecchie esperienze sul presente con tutta la paura e la diffidenza che quelle esperienze gli hanno insegnato. Il presente può anche essere più amorevole di quanto crediamo ma noi non ce ne possiamo accorgere. Continuiamo a reagire come farebbe un bambino.
Senza consapevolezza e comprensione è facile sentirsi vittimizzati dall’esistenza per quello che succede piuttosto che vedere che siamo noi stessi a crearlo. Identificando lo schema con profonda compassione possiamo cominciare a modificarlo. La mente del nostro bambino ha formato delle convinzioni e ripete degli schemi basati sulle esperienze della prima infanzia, e noi dobbiamo trovare un modo per risvegliarci dal film che sta distorcendo la mnostra realtà presente con proiezioni del nostro passato.
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Krishnananda
“A tu per tu con la paura”
Ed.Universale Economica Feltrinelli