Eccoci all’ulteriore passo necessario per liberarsi dai nostri “blocchi emozionali”.
Ogni volta che ci troviamo in uno stato emozionale, siamo bloccati in una particolare sensazione e, se tentiamo di decifrarla, dobbiamo sempre ricordare che essa viene dal passato, non dal presente. Anche se la situazione attuale è caratterizzata da una sensazione, l’intensità, il tipo, la portata e la profondità di quest’ultima sono determinati dal passato.
A volte è , tuttavia, relativamente facile riconoscere la causa emozionale principale, sovente mascherata da numerose altre. Siamo, del resto, soliti “bendare” la ferita originaria con vari strati di sensazioni, in modo da proteggere il sé lesionato nella vita passata così da evitargli altro dolore.
In genere, quanto più è intensa l’emozione che provoca disagio, tanto più vecchia è la sensazione e tanto più giovani eravamo quando subimmo un danno emozionale. E’ importante tornare all’età in cui siamo stati feriti ed in cui si è formato il sentimento che oggi ci nuoce; il sé chiede aiuto, anche se potrebbe simultaneamente rifuggirlo.
A questo punto il lavoro diventa molto delicato: si tratta di far emergere proprio quell’antica sensazione che nel “lì e allora” ha dato origine al blocco e al conseguente schema emozionale disfunzionale.
Portare per mano il cliente a toccare la ferita originaria, agevolandolo nella sua presa di consapevolezza, attraversando senza paura il territorio del dolore, sicuro di trovare dall’altra parte la libertà di “essere quello che è”.
In questo percorso di “presa di coscienza” è importante rispettare il proprio tempo ; ognuno ha il suo . Nulla va forzato, bensì accompagnato, ascoltando tutti i segnali che il corpo rimanda.
Potrebbe capitare di rimanere paralizzati dalla paura, OK, facciamola nostra alleata e sperimentiamola fino in fondo. Cosa ci sta dicendo?
Oppure essere invasi da una enorme tristezza, diamole il giusto rispetto vivendola fino in fondo, ascoltando quello che porta con sé.
O ancora potremmo avere voglia di arrabbiarci, senza però riuscire a farlo. Anche la rabbia porta con sé un messaggio , evitiamo di reprimerlo, anzi proviamo ad amplificarlo sentendo quale parte del corpo è coinvolta dandole voce.
Per trovare “La Sensazione” che ci crea il blocco è necessario eliminare tutte le altre, strato dopo strato , senza mai perdere la speranza, accogliendo le nostre difficoltà e lo stato “in-panicato” della bambina (o bambino) ferita, finchè giungeremo a quella “giusta”, proprio quella, causa primigenia della nostra sofferenza per liberarcene così da poter VIVERE pienamente ….
“Dai parole al dolore;
la pena che non parla sussurra il cuore sovraccarico
e lo spinge a spezzarsi…” W.Shakespeare